MotoGP
MotoGP, perché Francesco Bagnaia non è (ancora) un pilota da Mondiale. Incostanza e difficoltà dinanzi agli imprevisti
Il Gran Premio di Gran Bretagna ha verosimilmente posto fine alle ambizioni iridate di Francesco Bagnaia. Il ventiquattrenne piemontese è sprofondato con il passare dei giri, concludendo mestamente 14°. In questo modo Pecco ha ceduto ben 23 punti a Fabio Quartararo, che ora è scappato a +69 nella classifica iridata. Mancano ancora sei gare al termine della stagione e questo significa che il centauro della Casa di Borgo Panigale dovrebbe recuperare una media di 12 punti a GP per sovvertire la situazione. Un’impresa proibitiva, considerando come sia ancora alla caccia della prima vittoria della carriera.
Oggi Bagnaia ha pagato a carissimo prezzo la decisione di montare mescola soft all’anteriore. Dopo un inizio promettente, Pecco è naufragato nelle retrovie, a dimostrazione di come non abbia ancora la stoffa del pilota in grado di imporsi sul lungo periodo, in quanto alla prima difficoltà crolla. Non è una novità. Da inizio stagione scriviamo che Francesco sta studiando da Campione del Mondo, ma il suo apprendistato è ben lungi dall’essere completato. Spesso e volentieri sono stati commessi errori, oppure effettuate scelte strategiche sbagliate.
Ci sta, soprattutto se si impara dagli sbagli. Si diventa grandi anche così. Non tutti sono dei fenomeni come Marc Marquez in grado di fare la differenza sin dal primo momento in cui salgono in sella a una MotoGP. Lo stesso Quartararo, prima di diventare l’implacabile macchina da guerra di oggi, ha dovuto effettuare un percorso di crescita, attraversando talvolta anche delle autentiche forche caudine, quali gli inopinati rovesci del 2020. Difficoltà che però lo hanno forgiato, permettendogli di crescere di livello in questo 2021 in cui è avviato verso il Mondiale. Anche lui, l’anno scorso, colava a picco senza restare a galla.
La speranza è che Bagnaia possa seguire lo stesso percorso, traendo il massimo da ogni lezione imparata a proprie spese, come peraltro accaduto a Losail, quando ha osato troppo e distrutto gli pneumatici. Da lì ha modificato il proprio approccio alle gare. L’esperienza si costruisce proprio in questo modo, attraverso il processo di trail and error, come direbbero gli anglosassoni. Sbagliare oggi per prevedere l’errore domani e non commetterlo più. In questo modo si apprende anche come gestire gli imprevisti, perché non diventano più tali, ma sono situazioni difficili già vissute.
Insomma, per Pecco ora resta la corsa al platonico ruolo di vice-Campione o, quantomeno, al piazzamento sul podio nella classifica iridata. Il 2021 sa tanto di anno di crescita e formazione, allo scopo di tramutarsi un domani nell’uomo da battere. Vedere un italiano vincere un Mondiale su moto italiana è qualcosa che non si verifica dal 1972. Dunque nel 2022 cadrà proprio il cinquantennale dell’ultimo titolo di Giacomo Agostini in sella alla MV Agusta… Prima di pensare così in grande c’è però da conquistare la prima vittoria, nella speranza che l’attesa duri ancora solo poche settimane.
Foto: MotoGPpress.com