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Atletica, CJ Ujah positivo all’antidoping: Gran Bretagna sconfitta due volte dopo le illazioni su Jacobs

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Chi la fa, la aspetti. Ha un sapore decisamente particolare la vicenda legata al velocista britannico Chijindu “CJ” Ujah, membro della 4×100 argento alle Olimpiadi di Tokyo alle spalle dell’Italia. Quell’atto conclusivo lo ricordiamo tutti e la rimonta imperiosa di Filippo Tortu nei confronti di Nethaneel Mitchell-Blake è qualcosa che l’azzurro potrà raccontare ai nipotini quando qualche annetto in più lo avrà.

Quello che stride assai in questa vicenda sono state le allusioni doping che sono state fatte dalla stampa americana e del Regno Unito nei confronti dell’oro olimpico dei 100 metri, Marcell Jacobs. Dopo l’articolo del Washington Post nel quale si dava adito a quest’aura sospettosa, a rinfocolare la polemica ci aveva pensato il Times parlando di un’inchiesta riguardante un ex nutrizionista dell’atleta azzurro.

Il quotidiano britannico aveva riferito che Giacomo Spazzini, questo il nome del nutrizionista, al centro di un’indagine della polizia italiana per traffico di steroidi anabolizzanti, potesse intaccare l’immagine del campione olimpico. Dopo la vittoria dei 100 metri di Marcell, Spazzini aveva rilasciato un’intervista spiegando il suo ruolo nell’evoluzione del velocista del Bel Paese.

Tuttavia i successi di Jacobs avevano poco a che vedere con questo rapporto dal momento che le relazione tra i due era stata interrotta lo scorso marzo. A confermarlo al Times fu l’agente dell’atleta Marcello Magnani: “Da quando è emersa la vicenda, Marcell è seguito da un altro professionista dello studio. L’indagine non l’ha mai toccato e, quindi, non abbiamo informazioni a riguardo“.

Ecco che fa sorridere che questa caccia alle streghe messa in piedi nei confronti dell’italiano abbia portato a un nulla di fatto, contrariamente alla positività al doping di Ujah, per due sostanze proibite, SARM 523 e ostarina. Uno status confermato dalle controanalisi che porterà alla perdita della medaglia originariamente conquistata dal quartetto britannico, composto anche da Zharnel Hughes, Richard Kilty e dal citato Nethaneel Mitchell-Blake.

Tutto questo ha i connotati, quindi, di una duplice ‘sconfitta’ per i rappresentanti del Regno Unito: sul campo di gara e nella regolarità pretesa da altri, ma violata al proprio interno.

Foto: LaPresse

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