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Ciclismo, Davide Rebellin: “Non so se tornerò dopo l’incidente. La medaglia di Pechino 2008 la sento mia”

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Davide Rebellin ha 50 anni, di cui 30 trascorsi nella massima categoria nella quale ha raccolto 61 successi, prendendo parte a ben 19 Grandi Giri e 46 Classiche Monumento. Numeri che rendono solo in parte l’idea del valore e professionalità portata in casa Work Service Marchiol Vega da Rebellin. Un palmarès ricco di successi (tra le altre Rebellin ha vinto una Liegi-Bastogne-Liegi, tre Freccia Vallone, una Tirreno Adriatico, una Parigi-Nizza e un Amstel Gold Race ndr) quello del vicentino classe 1971, una carriera piena di esperienze e tanta passione per il ciclismo. 

Davide come stai dopo l’incidente?

“Sto ogni giorno meglio, grazie. Sento pulsare ancora le ferite soprattutto la sera quando si gonfia un po’ la gamba.” 

Com’è andata l’operazione?

“Bene, mi hanno messo due placche e una serie di viti. Lunedì andrò finalmente a togliere i punti.” 

Quali saranno i tempi di recupero?

“I medici dicono circa un mese prima di appoggiare il piede a terra, poi dovrò fare riabilitazione e successivamente ancora qualche mese senza fare grandi sforzi.” 

Un 2021 un po’ sfortunato…

“Ben detto. Quest’anno ho avuto due fratture importanti e non mi era mai capitato. A marzo mi sono rotto il bacino ma ho recuperato in fretta, già dopo 8 giorni ho potuto tornare a pedalare. Poi questa di tibia e perone che mi costringerà ai box per un tempo più prolungato. Per il resto in questa stagione ho fatto dei buoni piazzamenti riuscendo anche a chiudere nella top ten in alcune corse come all’Adriatica Ionica Race.” 

Cosa rappresenta per te la Work Service Marchiol Vega?

“E’ un ambiente familiare con un bel progetto. Mi hanno accolto bene ed io ho cercato di portare in questa squadra tutta la mia esperienza cercando di essere un esempio per i più giovani.” 

La tua longevità è un esempio per tanti giovani: in cosa trovi la forza per affrontare i sacrifici che impone la vita da corridore?

“Non sono sacrifici perché il ciclismo è sempre stata la mia passione, la mia vita e quindi non mi pesa. E’ proprio per questo motivo che continuo ad essere in gruppo, oltre al fatto che mi sento ancora competitivo e fisicamente sto bene. Una cosa però è certa: dopo questa battuta d’arresto non so come ne uscirò e se riuscirò ad attaccare il numero sulla schiena anche la prossima stagione. Ma ripeto fino ad oggi il ciclismo è stato passione e divertimento, anche se i ritmi negli ultimi anni sono cambiati molto.” 

Il ciclismo di oggi ti piace?

“Sinceramente preferivo quello di 15/20 anni fa. Oggi è tutto molto più tecnologico e anche il modo di correre è cambiato. Le medie sono più alte, si corre con ritmi elevati già ad inizio gara e quindi devi essere sempre concentrato e questo succede perché il livello in gruppo si è alzato. Oggi tutti si sanno allenare e alimentare bene e inoltre ci sono figure sempre più professionali come quella del mental coach. E’ un ciclismo diverso prima era tutto più fantasioso, c’era più individualismo a differenza di oggi dove c’è molto più gioco di squadra.” 

Ad oggi qual è il tuo ricordo più bello?

“Direi la settimana in cui ho vinto l’Amstel Gold Race, la Freccia Vallone e la Liegi-Bastogne-Liegi nel 2004. E’ stata una settimana storica che ricorderò per sempre.” 

E quello più brutto invece? 

“L’episodio di Pechino 2008. Nonostante la giustizia mi abbia dato ragione ho comunque vissuto degli anni difficili. Sono stato fermo due anni e quando ho ricominciato è stato da piccole squadre, e questo ha segnato la mia carriera. Nonostante non abbia riavuto la medaglia, la sento ancora mia.” 

Sei stato assolto dalla giustizia ordinaria, ma non da quella sportiva. Una questione controversa. 

“Sinceramente non so neanche io cosa fare. Non ci penso più e guardo avanti…” 

Hai qualche rimpianto? 

“Quello di non aver vinto la maglia iridata.” 

Tornerai a correre anche dopo questo infortunio importante?

“Al momento non lo so ancora, ma nel caso in cui tornassi in gruppo voglio farlo da protagonista. Spero di poter tornare al 100% della mia condizione anche se i tempi saranno un po’ più lunghi vista anche la mia età.” 

Hai già pensato a cosa farai quando la bicicletta non sarà più il tuo allenamento quotidiano?

“Sì, attualmente sto collaborando e mi piacerebbe continuare a farlo con la Dynatec. Mi occupo dello sviluppo del materiale e sono testimonial del brand. In futuro non mi vedo come direttore sportivo, ma come allenatore sì. Mi piacerebbe consigliare i giovani e portare a loro la mia lunga esperienza. Inoltre ho organizzato dei camp con degli amatori e mi piacerebbe portare avanti questo progetto per rimanere al fianco degli appassionati e quindi dei tifosi.” 

Oggi c’è un nuovo Rebellin in Italia? 

“Talenti ce ne sono. Sia all’Europeo che al Mondiale siamo stati la Nazione con più medaglie e questo vuol dire che il movimento italiano c’è e non è in crisi come molti dicono, ma non saprei fare il nome di un corridore che possa somigliarmi.” 

Ti è piaciuto il Mondiale di Lovanio?

“Sì, molto ed è stato merito dei corridori. Sulla carta non mi sembrava un percorso molto selettivo ma i ragazzi l’hanno reso duro e questo rispecchia alla perfezione il modo di correre di oggi. Anche i percorsi meno impegnativi diventano tosti.” 

Chi sostituirà secondo te Davide Cassani alla guida della Nazionale?

“Sinceramente io avrei tenuto Davide Cassani come C.t della Nazionale. Un nome su tutti non saprei dirlo, ma privilegerei una persona che abbia seguito una grande squadra e che quindi sia rimasta fino ad oggi nel mondo del ciclismo.” 

Foto: Olycom

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