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Tennis, il fisioterapista di Djokovic: “Nole non è mai soddisfatto, per questo è un campione”

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Per la settima volta consecutiva Novak Djokovic chiuderà l’anno in testa al ranking ATP, la classifica dei migliori tennisti al mondo. Questo è sicuramente merito del suo smisurato talento, ma una menzione onorevole la merita anche il suo staff, tra cui il fisioterapista Ulises Badio, che si è concesso in un’intervista alla testata spagnola Marca.

“Lavoravo per l’ATP, non per un tennista specifico, dal 2011, ho iniziato a Roma – racconta Badio, nelle parole riportate dal sito livetennis – Nel 2017, prima del 1000 di Madrid, fui contattato dall’entourage di Djokovic. Come per tutte le cose, volevo vedere di cosa si trattava, perché era un nuovo mondo per me. Sono entrato senza conoscere come funzionava nel loro team. Sapevo come lavorare e quale fosse il mio ruolo specifico a livello professionale, ma non quale fosse il mio ruolo all’interno della sua squadra. Le cose sono andate bene fin dall’inizio, e dato che eravamo molto spesso solo noi due, si è stabilito un forte legame. Si è instaurato un rapporto molto saldo e profondo”.

Lavorare con il numero 1 del mondo è sicuramente molto stimolante, ma comporta delle responsabilità non da poco. La responsabilità con un tennista come Djokovic è del 200%, perché quando tocchi un atleta del genere, di così alto livello, in qualsiasi momento puoi essere a un secondo dal fargli male. Devi conoscere la sua anatomia e la tua professione, così come lui conosce il suo corpo. Era importante avere una vasta esperienza nel campo professionale e, inoltre, essere un po’ più a un livello alternativo e olistico. Ho studiato medicina cinese per molti anni. Questa mia esperienza in altri campi gli è stata di aiuto”.

Un tennista di quel livello ha pochi momenti di pausa durante l’anno e anche il metodo da utilizzare per lo staff deve essere adattato. “Iniziamo il giorno prima di un torneo o di una partita. Devo sapere come dormirà, tutte le cose di cui ha bisogno, preparare i suoi drink con gli elettroliti, cosa dovrebbe prendere la sera prima, la sua dieta… Devo avere tutto sotto controllo e quando arriva il giorno della partita gli chiedo come sta. È un lavoro di 24 ore con lui. Non posso passare quattro ore a curarlo e poi non andare a vederlo prima di giocare. Devo seguirlo in ogni momento, anche quando è seduto, per vedere qual è la sua postura, o per sapere quanta acqua ha bevuto o quanto ha mangiato, o se ha parlato a lungo con una persona al telefono, perché ogni minimo dettaglio può alterarlo in una partita. Quella è la parte esterna. Quando lo curo fisicamente, arriva la parte in cui devo lavorare a livello manuale con la terapia in modo che sia in condizioni ottimali. È una macchina, una Ferrari, come la chiamo io, e va sempre regolata al millimetro”.

Nole è sempre sembrato proprio una macchina, un cyborg concentrato sul fare punti e vincere partite, ma fuori campo esprime molto bene le sue emozioni, come racconta proprio Badio. “È difficile definirlo come persona, è molto complesso. È molto intelligente, molto spirituale. Questo ci fa avere una connessione che io chiamo yin e yang, perché all’interno di ognuno c’è il bianco e il nero. Novak è una bravissima persona, molto sensibile, che percepisce tutti i dettagli. E non è mai soddisfatto, per questo è un campione”.

Foto: Marco Alpozzi/LaPresse

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