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Sci di fondo, l’Italia riparte da Ruka piena di speranze e dubbi. Federico Pellegrino piace, Caterina Ganz fa riflettere

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La Coppa del Mondo di sci di fondo è cominciata con le tre gare di Ruka, in Finlandia, dove abbiamo avuto un primo assaggio dei valori in campo. Una sprint, una prova di distanza contro il cronometro e una a inseguimento hanno rappresentato un menu piuttosto ricco con cui iniziare. In attesa della tappa di Lillehammer, andiamo ad analizzare nel dettaglio le prestazioni degli azzurri nell’opening dell’inverno 2021-22. Chiaramente non si possono lanciare giudizi, bensì trovare qualche spunto di riflessione.

Partiamo dal settore maschile, dove i temi in vista del proseguo dell’inverno non mancano. Le prove finlandesi hanno generato una certa curiosità attorno a Federico Pellegrino, la cui sprint in alternato è terminata già nelle batterie a causa di un contatto. Peccato, perché sarebbe stato interessante vederlo a diretto confronto con i vari Terentev, Klæbo e Valnes, seppur nella tecnica a lui più ostica. Il trentunenne valdostano ha successivamente evidenziato un’ottima condizione atletica nelle prove distance, nelle quali ha ottenuto due piazzamenti nei venti. Qualcuno dirà che nell’inseguimento della domenica è addirittura giunto 9°, ma quel risultato è inflazionato dalle mancate partenze di Niskanen, Valnes, Iversen, Klæbo, Golberg e Holund, i quali sarebbero stati senza dubbio fuori portata. Dunque, nel dare il peso corretto al risultato, bisogna aggiungere un “+6” alla voce posizioni, che comunque non lo svalutano affatto. Un 20° e un 15° posto di fatto in gare di distanza sono un eccellente viatico per Chicco. Dunque circoletto rosso sulla sprint a skating di Lillehammer, perché in fin dei conti è su questo format che Pellegrino ha costruito gran parte delle sue fortune. Entrare nei 20 nelle distance non aggiunge e non toglie niente alla sua grandezza, ma può essere il termometro della sua competitività complessiva, che pare davvero buona. Quindi, mirino puntato su venerdì 3 dicembre, perché potrebbe scapparci qualcosa di grosso.

Invece Francesco De Fabiani continua a lasciare perplessi. 17° nella quindici km in alternato contro il cronometro, 10° nell’inseguimento dal campo partenti dimezzato, che come detto vale un sedicesimo posto de facto. Per lui non sono risultati brillanti e sono due le dinamiche a generare punti di domanda. In primo luogo va rimarcato come anche nel 2014 la quindici km a tecnica classica di Kuusamo venne vinta da Iivo Niskanen. All’epoca l’alpino di Gressoney Saint Jean si piazzò 13°, staccato di 41”. Passati sette anni, il vincitore non è cambiato. Il valdostano, però, non solo si è piazzato quattro posizioni più indietro, ma ha concesso a Niskanen mezzo minuto in più (1’14”). Peraltro, giusto lo scorso anno, nello stesso format DeFast ha concluso dodicesimo a 50” dal vincitore Johannes Høsflot Klæbo. Insomma, la prova di sabato 27 rappresenta concretamente un passo indietro rispetto al passato. In secondo luogo, vedere De Fabiani sostanzialmente equivalente a Pellegrino nelle gare di distanza è incoraggiante per il più anziano dei due, ma non certo per chi, teoricamente, in queste competizioni dovrebbe essere superiore al conterraneo. Senza dubbio Francesco va rivisto a Lillehammer, in maniera tale da avere più punti di riferimento in merito al suo livello reale.

Trasferiamoci al settore femminile, dove l’Italia rimane un Paese marginale, costretto ad accontentarsi delle briciole. I valori visti in seno alla squadra azzurra generano però un importante spunto di riflessione, perché per Caterina Ganz si può parlare a ragion veduta di weekend positivo. La ventisettenne delle Fiamme Gialle è tornata in zona punti per la prima volta dopo due stagioni piene d’assenza. Peraltro, non c’è riuscita episodicamente, ma si è classificata nelle trenta tre volte su tre. D’accordo, sempre oltre il 20° posto, ma comunque ha graffiato, lottando al massimo delle proprie potenzialità e soprattutto surclassando tutte le azzurre della squadra di Coppa del Mondo. Niente da dire, brava. È da lei e dal suo atteggiamento combattivo che si parte in questo 2021-22. Sì, perché nella scorsa primavera la trentina è stata confinata nella squadra Milano-Cortina 2026, uscendo dai blocchi decisamente meglio di chi è più quotata dal “sistema”.

Escludiamo dal discorso Martina Di Centa, ventunenne alle prime armi nel massimo circuito e alla quale per il momento si chiede solo di accumulare esperienza nell’ottica di una crescita futura. La domanda da porsi è la seguente. Com’è che Ganz abbia sovrastato le donne di punta persino nel loro terreno di caccia preferito, ovvero le sprint? Lucia Scardoni impalpabile, Greta Laurent nemmeno quello.

A proposito di quest’ultima, viene da chiedersi che senso avesse la sua presenza in una tappa strutturata come quella di Ruka. Su tre competizioni, la valdostana è stata presentata al via esclusivamente nella sprint. Su tre giorni di gara, è stata impiegata solo in uno. Di fatto, è stata portata in Finlandia per percorrere 1.400 metri, pari a poco più di 3 minuti di gara, senza neppure scendere in pista il sabato e la domenica. Oggettivamente, cui prodest? Qui non stiamo parlando di una giovane emergente, bensì di una ventinovenne che frequenta il massimo circuito da tempo immemore, riuscendo solo episodicamente a superare le batterie (peraltro neppure raggiunte venerdì 26 novembre). Pregi e difetti del soggetto sono risaputi. Non è una fondista competitiva nelle distance, bensì una specialista delle sprint? Benissimo, allora a questo punto si imposti la stagione in maniera diversa, concentrando a tutti gli effetti gli sforzi sulle prove veloci e sulle tappe dove sono previste esclusivamente quelle, in maniera tale da razionalizzare energie e risorse.

Ganz ha dimostrato che chi ha fame può mordere. Siamo lontani anni luce da Johaug e Karlsson, ma non importa. L’indole mostrata a Ruka è ammirevole e va presa d’esempio. Alle altre non si chiede la Luna, ma quantomeno lo stesso atteggiamento indomito, ovvero ciò che fa la differenza tra l’agonismo e l’hobby.

Foto: La Presse

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