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Scacchi: Magnus Carlsen, una quinta partita che può averlo avvantaggiato. Nepomniachtchi e un problema di scelta
Che cos’è successo nella quinta partita del match tra Magnus Carlsen e Ian Nepomniachtchi? Detta in termini semplici, una cosa: il norvegese, pur nella sua passività, con il Nero è riuscito a tenere in piedi una posizione nella quale non aveva la minima possibilità di controgioco. Questo perché il russo, con il Bianco, non è stato abbastanza veloce nello sfruttare con immediatezza i piani che gli si erano presentati sulla scacchiera.
Andiamo però a osservare la partita dall’inizio. Le prime sette mosse sono tutte già note per questo match mondiale: prima e terza partita si sono ugualmente aperte con la Spagnola chiusa. Nepomniachtchi è tornato su 8. a4 del terzo confronto, al che Carlsen ha deviato, rispetto a domenica scorsa, giocando Tb8. Non è una linea che i due usano particolarmente, ma che il norvegese aveva già vanamente portato in scena contro il polacco Jan-Krzysztof Duda alla World Cup. Quella partita di semifinale finì patta, ma il Campione del Mondo uscì di scena e il suo avversario divenne poi vincitore assoluto, ma già quel confronto gli era valso la partecipazione al Torneo dei Candidati 2022.
Linea anti-Marshall che ha i suoi estimatori, quella scelta dai due, sul lungo periodo (fino alla tredicesima mossa) vale le seguenti condizioni di gioco: colonna a aperta per la Torre bianca in a1, Alfiere bianco sulla diagonale a2-g8, posizione più attiva dei pezzi anche se ancora diversi di essi non sono stati sviluppati. A chi gioca inizialmente a scacchi viene detto di sviluppare, in linea generale, il più rapidamente possibile i pezzi. A questi livelli, però, tali principi vengono spesso sacrificati sulla base di una più ampia valutazione della posizione, come in questo caso. E di esempi dalla pratica di altissimo rango ne esistono davvero tanti.
E adesso arriviamo a uno dei punti base: perché 18… Cg6 del Nero è stata valutata con negatività sia dai motori che dai commentatori? La risposta, per buona misura, sta nell’Alfiere c8: un pezzo ancora passivo, ma che, con un paio di mosse di pazienza, poteva essere attivato fino a portarlo in e6 con sostegno della Donna. In questo momento al Campione del Mondo è toccato uno dei momenti più difficili dell’intero match, in cui avrebbe potuto trovarsi in notevole difficoltà se solo Nepomniachtchi avesse visto la spinta diretta di pedone in c4 alla ventesima mossa.
Sarebbe stata un’azione rilevante, di quelle molto difficili da contrastare con una passività come quella del Nero. Invece il Bianco ha giocato 20. Ted1. Una mossa lenta, che Nepo ha spiegato così: “Ho considerato c4 come una delle molte opzioni, ma in qualche modo la posizione era così piacevole che era difficile scegliere il tipo di vantaggio che volevo sulla scacchiera“. Questo si è trasformato in un ritorno su binari di parità, dal momento che il posizionamento su un’altra colonna senza pedoni, la d, non impediva l’immediata 20… Ae6; in caso di c4 il Nero avrebbe dovuto impedire la spinta in c5.
Dobbiamo comunque fare una notazione: non si sarebbe per nulla trattato di vittoria certa al 100%. Al contrario, il Bianco avrebbe dovuto lavorare tantissimo per riuscire a pescare da quel vantaggio, abbastanza piccolo, una posizione da vittoria netta. Va però considerato un fattore: Carlsen aveva speso davvero parecchio tempo fino a quel momento, ed era con 56 minuti sull’orologio per 20 mosse contro l’ora e mezza abbondante dello sfidante per arrivare all’aumento di un’ora della quarantesima.
A quel punto la girandola di cambi ha consentito al detentore di non dover più soffrire in quel modo: l’attacco di Nepomniachtchi ha lentamente esaurito le proprie forze e si è aperto un varco per la Torre con il quale Carlsen ha puntualmente optato per un mix tra ripetizione di posizione e scacco perpetuo. Il concetto è sempre lo stesso: patta.
Cos’abbiamo dedotto da questo quinto confronto in attesa del sesto di domani? Che a livello psicologico un cambiamento della situazione potrebbe essere arrivato. Per diversi motivi: Nepomniachtchi è alla seconda occasione in cui non sfrutta un vantaggio che può quantomeno mettere in difficoltà. Carlsen, inoltre, nonostante abbia compiuto sforzi mentali visibili (valgono per tutte le espressioni nel corso dei momenti complessi) non si è mai scomposto, ha accettato più volte di entrare in situazioni leggermente inferiori senza soffrirne. Sembra quasi un tentativo di aspettare neanche un errore, ma anche solo un’imperfezione del suo avversario, che possa scatenare tutto il talento del numero 1 del mondo su molteplici fronti.
Altro fattore: le aperture. Il russo finora non ha offerto grandi variazioni: tre volte e5, tre volte Spagnola, tre volte anti-Marshall. Volendo potrebbe continuare così per tutto il match, mentre dall’altra parte Carlsen ha aperto prima con d4 e poi con e4. Significa forse, in breve, che sta testando l’avversario su più fronti, cercando di capire dove può avere un vantaggio.
E particolare attenzione va fatta alla partita di domani, quella in cui ci si avvicina alla metà. Tranne che nel 2016, nei match di Carlsen la sesta è sempre stata una sfida decisiva sotto molti punti di vista. Nel 2013 riuscì a vincere in un finale di Torri e pedoni contro Anand portandosi sul 4-2 nel match, nel 2014 portò a casa di nuovo l’intero punto in una partita rimasta famosa per il doppio svarione alla ventiseiesima mossa: a Rd2 doveva seguire un attacco di scoperta di Cavallo con guadagno della qualità (Torre per Cavallo), invece l’indiano giocò velocemente a4 e perse.
Il 2018, invece, è stato foriero di una partita divenuta famosissima: quella del matto in 30 mosse che nessun umano può mai vedere e per il quale Garry Kasparov dichiarò, in sostanza, che nessun umano avrebbe potuto giocare nel modo suggerito dal supermotore Sesse, intrappolando volontariamente il Cavallo. Sarebbe stato il 3.5-2.5 per Fabiano Caruana nel match, dove era già scampato quasi miracolosamente a un vantaggio importante sprecato da Carlsen alla prima partita. Se anche nel 2021 la sesta sarà fondamentale, lo si scoprirà. Il Campione del Mondo, peraltro, in questo fine settimana avrà per due volte il Bianco contro l’unica di Nepomniachtchi. Ulteriore motivo di pressione per lo sfidante, in una battaglia finora giocata su dettagli veramente minimi.
Foto: FIDE / Niki Riga