Biathlon
Biathlon. Per l’Italia maschile il bilancio è sinora mediocre, ma il giudizio non può essere negativo
La Coppa del Mondo di biathlon è stata impegnata per quattro weekend consecutivi. È dunque giunto il momento di tirare il fiato in concomitanza del Santo Natale e di Capodanno. I biathleti torneranno in pista il prossimo 6 gennaio a Oberhof, dopo una rigenerante pausa. Nel frattempo possiamo provare a tirare le somme della squadra maschile italiana in questo primo scorcio di stagione. Il bilancio è complessivamente mediocre, poiché in nove gare non sono arrivati podi, si contano solo un paio di top-ten e il miglior azzurro occupa la 24ma posizione in classifica generale. Sarebbe però scorretto esprimere un giudizio negativo, in quanto la situazione va declinata in ogni suo aspetto.
Chiaramente si fanno sentire le difficoltà di Lukas Hofer, palesemente condizionato dagli ostacoli trovati nella fase finale del percorso di avvicinamento all’inverno. Il trentaduenne altoatesino ha dovuto fare i conti con un serio problema a una spalla, a causa del quale è stato costretto a osservare una pausa forzata proprio in un periodo cruciale dell’autunno. Come se non bastasse, tra Östersund e Hochfilzen è stato colpito da un’irritazione delle vie respiratorie. Logico, quindi, abbia faticato più del previsto. I raffreddori passano, mentre la condizione atletica si può trovare strada facendo, a patto di essere assistiti dal proprio fisico. Qualche lampo si è visto, segno di come il potenziale per far bene nel proseguo della stagione sia intatto. La speranza è che, d’ora in poi, la salute possa sorreggere la punta di diamante della squadra.
Invece per Thomas Bormolini si può parlare di dicembre trionfale. Il trentenne lombardo progredisce di anno in anno e, in questa fase iniziale del 2021-22, ha dimostrato di poter valere costantemente le prime trenta posizioni, se non addirittura le migliori venti, come accaduto in Francia. Il valtellinese è l’emblema di come il duro lavoro e l’abnegazione possano pagare, essendo cresciuto di livello inverno dopo inverno. È mancata la gara da dieci e lode, che per lui vorrebbe dire far breccia nella top-ten, ma nelle giuste condizioni potrebbe arrivare anche da qui a fine marzo.
Inoltre non si può certo essere delusi da Tommaso Giacomel, spettacolare nella seconda tappa di Östersund. Il ventunenne trentino ha addirittura sprintato per chiudere al quinto posto un inseguimento, dovendosi “accontentare” della settima piazza. Significa, comunque, aver già raccolto un piazzamento nella top-ten! Certo, i passaggi a vuoto non mancano, ma vanno considerati endemici per via della sua dinamica di tiro. Il ragazzo ha i connotati del boom or bust e in tempi rapidi potrebbe diventare una variabile impazzita in grado di far saltare il banco in ogni gara. Peraltro siamo ancora in un percorso di crescita in cui i passaggi a vuoto sono fisiologici.
L’altro 2000 è invece una delle delusioni italiane di questa prima parte di stagione. Didier Bionaz sta oggettivamente facendo fatica e purtroppo il sentore che l’inizio non fosse entusiasmante c’era sin dalle gare prestagionali di Idre. Premesso che ha sparato per entrare nei dieci nella 20 km di Östersund, quindi l’incipit non è stato poi così orribile, il giovane valdostano è però complessivamente risultato opaco sugli sci e, per di più, ha sovente sparato male in piedi. Viene da pensare che gli imponenti carichi di lavoro estivi non siano stati smaltiti adeguatamente. Può succedere, soprattutto nella fase iniziale di ogni carriera, quando l’organismo deve ancora forgiarsi completamente. L’augurio è che il ragazzo possa sbloccarsi già a gennaio, in maniera tale da dimostrare il proprio vero valore.
Ci si aspettava sicuramente di più anche da Dominik Windisch, ma dopo una partenza letargica sono arrivati dei segnali di vita. Il veterano altoatesino è stato retrocesso in Ibu Cup e chissà che l’accaduto non possa avergli dato una scossa, ma a livello cadetto si è visto come a dispetto dell’età ci sia ancora un abisso tra lui e tutti gli under-25. D’accordo avere un occhio sul futuro, ma le medaglie non si vincono guardando in prospettiva, bensì basandosi su valori concreti e immediati. Pechino 2022 è tra sei settimane, non fra quattro anni. Quindi si badi al sodo. È il momento dell’”uovo oggi”, per la “gallina domani” bisognerà effettuare le valutazioni del caso a partire da marzo. Non prima.
Peraltro, ci sono alternative al quintetto di cui sopra? L’unico che ad aver dimostrato di poter mettere in discussione le gerarchie interne è Daniele Cappellari, che però in Coppa del Mondo non ha avuto un impatto tale da far traballare i valori acquisiti. Certo, il friulano ha mostrato qualche progresso sugli sci rispetto al passato, ma siamo ancora lontani dal livello d’eccellenza assoluta richiesto dall’attuale massimo circuito. Vedremo cosa si deciderà di fare nelle tappe di gennaio, ma francamente un paio di concetti sembrano lampanti. Primo: Hofer, Bormolini e Giacomel si sono imposti come punti fermi. Secondo: Windisch, seppur imbolsito rispetto al passato, non può essere accantonato con tanta leggerezza a ridosso di un’edizione olimpica.
Foto: La Presse