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Atletica
Squadra italiana 2021 – Oscar OA Sport: 4×100 da favola, l’Italia del calcio scalda il Paese. La doppietta del volley…
L’Italia ha vinto di tutto nel 2021 e lo sport tricolore è diventato un caso di studio a livello internazionale. I trionfi ottenuti con le varie squadre sono stati semplicemente sontuosi: gli Europei di calcio e la doppietta nella rassegna continentale di volley, la 4×100 di atletica e l’inseguimento di ciclismo su pista che vincono la medaglia d’oro alle Olimpiadi sono stati i momenti cruciali di una stagione semplicemente incredibile. La redazione di OA Sport assegna gli Oscar per la miglior squadre italiana dell’anno: di seguito la nostra classifica (speciale top-10).
OSCAR OA SPORT 2021, LA MIGLIOR SQUADRA DELL’ANNO:
PRIMO POSTO – STAFFETTA 4X100 (ATLETICA):
Siamo cresciuti nella totale convinzione che la velocità pura forse un affare per afroamericani, che soltanto statunitensi e caraibici potessero giganteggiare in questo settore. La storia ci ha inculcato in testa che era solo un esercizio per immaturi sognatori, che non ci si poteva nemmeno provare, che non si doveva nemmeno azzardare l’imponderabile. Era meglio lasciare fare e concentrarsi su qualcosa di teoricamente più remunerativo in termini di risultati. Potenziali, ovviamente.
Per i britannici la 4×400 è la matrice non soltanto dell’atletica leggera, ma dello sport in generale: avere un quartetto competitivo nella staffetta del miglio equivale, per strane formule algebriche in possesso dei cervelloni di Albione, a poter beneficiare di un movimento complessivo in enorme salute. La 4×100, però, ha dalla sua il fascino sublime dello sprint puro: quattro uomini che devono funzionare come una macchina a orologeria, per completare un giro di pista col testimone in mano.
L’Italia si presenta all’appuntamento sulle ali dell’entusiasmo, dopo che Marcell Jacobs è entrato nell’empireo degli Dei dell’olimpismo tricolore riuscendo a trionfare sui 100 metri. La scossa surreale scaturita dalle gesta del pelide innovatore stravolge qualsiasi equilibrio e catapulta la nostra Nazionale in una nuova dimensione: ora tutto è possibile, i sogni possono diventare realtà e la vita può svoltare in un rapido giro.
Lorenzo Patta è l’uomo della provvidenza con un’apertura sublime da debuttante, la rivelazione sarda, il primo vagoncino che azzecca la partenza ideale dalla stagione e può lanciare il treno. Marcell Jacobs può distendersi nella seconda frazione, aumentando la falcata, allungando il compasso, frullando potenza, erogando energia. Il rettilineo viene divorato dal Campione Olimpico, il pezzo forte di una locomotiva involata a tutta birra.
A metà gara l’Italia è in lotta per qualcosa di impronunciabile e c’è bisogna della pennellata di Eseosa Desalu, che in meno di dieci secondi diventa l’artista delle curve, il Pinturicchio delle piegate, il rivoluzionario profeta di un gesto spesso sottovalutato ma così cruciale. Passa il testimone a Filippo Tortu, che è secondo e in lizza per il surreale. Il brianzolo è reduce dalla deludente semifinale della gara individuale e ha ricevuto critiche per cinque giorni, ma in nove secondi abbondanti guadagna la leggenda imperitura.
Sciorina una cavalcata maestosa, lotta spalla a spalla con gli avversari, li fa fuori uno a uno con una cattiveria agonistica trascendentale, batte il britannico Nethaneel Mitchell-Blake per appena un centesimo e il quartetto dei sogni fa festa avvolto nelle bandiere tricolori, facendo risuonare uno degli Inni di Mameli più impensabili della storia. Siamo i più veloci del mondo! Campioni Olimpici. L’Italia strappa lo scettro della 4×100 alle storiche potenze e la squadra dell’anno dipinge uno dei quadri più meravigliosi di tutti i tempi, tra futurismo e surrealismo, con qualche tonalità di romanticismo.
SECONDO POSTO – NAZIONALE DI CALCIO:
Sono pochi i momenti in cui una Nazione si sente davvero tale. Sono rari i frangenti in cui l’intero Paese si abbraccia virtualmente da Nord e Sud. Sono indimenticabili gli istanti in cui tutta la popolazione si identifica in un gesto comune, lo vive contemporaneamente, lo assapora, si fa trasportare in ogni afflato emozionale. Soltanto la Nazionale di calcio, la massima trasposizione di quello che è lo sport identificativo e di massa in Italia, è in grado di fare dimenticare divisioni, litigi interne, antipatie e di scatenare un turbinio di abbracci, uno sciame strabordante di urla, un carosello di festeggiamenti capaci di andare avanti tutta la notte.
I Leoni di Wembley ricompattano un Paese uscito stravolto dalla pandemia e che ancora fatica a trovare la normalità. Le bandiere tornano a sventolare con orgoglio dopo che nell’ultimo anno avevano rappresentato un nugolo di speranze non sempre avverate. Il tricolore torna a campeggiare nei nostri cuori, sui balconi, dentro le case, al lavoro. I ragazzi di Roberto Mancini rispediscono nelle piazze milioni di italiani nonostante i divieti, fanno dimenticare tutto sotto una luna che ci accompagna nei sogni più splendidi che diventano realtà.
L’Italia è Campione d’Europa, sale sul trono del Vecchio Continente per la seconda volta nella storia dopo un digiuno di 53 anni e riporta il Bel Paese ai vertici del calcio internazionale dopo lo smacco della mancata qualificazione ai Mondiali 2018. Gli azzurri si sono resi protagonisti di una memorabile cavalcata: a Roma tramortiscono Turchia, Svizzera e Galles; poi si trasferiscono a Londra e devono ricorrere ai supplementari per avere ragione dell’Austria dopo aver rischiato di finire all’Inferno; volano a Monaco dove eliminano il Belgio, numero 1 del ranking mondiale; riprendono l’aereo per trasferirsi a Londra e riescono ad avere la meglio sulla Spagna ai calci di rigore.
Poi il capolavoro in una finale già scolpita nella storia: l’Inghilterra gioca nella sua tana di Wembley, è convinta di vincere, i cori “It’s coming home” sono una costante nauseante, passano addirittura in vantaggio in avvio di primo tempo. Sembra impossibile ma l’Italia non molla, pareggia e poi vince ai rigori con la memorabile parata finale dell’inconsapevole Gigi Donnarumma. Campioni d’Europa, a casa loro. In un attimo tutto è diventato “It’s coming Rome”. Celebrati come eroi, maestri a casa dei maestri, idoli su un pullman che attraversa la capitale e raccoglie l’abbraccio di un Paese intero. Ma ora bisogna qualificarsi ai Mondiali 2022…
TERZO POSTO – INSEGUIMENTO MASCHILE A SQUADRE (CICLISMO SU PISTA):
Un treno umano che deve percorrere quattro chilometri sopra i 60 km/h di media. Quattro vagoni che devono viaggiare in simbiosi, trainati da una locomotiva variabile e mobile. Un mezzo supersonico con una velocità di crociera da mantenere per poco meno di quattro minuti, dove ogni scompartimento deve fornire il proprio contributo in un perfetto meccanismo a orologeria che non ammette il minimo intoppo: basta che un granello di sabbia si infili nell’ingranaggio e saltano tutti i sistemi.
Sono serviti anni di allenamenti e di perfezionamenti, di fatiche e di sudore, di abnegazione e di studio metodico, per riuscire a riportare l’Italia in auge in uno delle discipline più affascinanti del ciclismo su pista: l’inseguimento a squadre maschile. Probabilmente la specialità che rappresenta e identifica la profondità del movimento di un’intera Nazione, quella che obbliga a costruire una squadra per potere fare risultato e in cui tutti gli interpreti gareggiano contemporaneamente.
Il CT Marco Villa ha plasmato e compattato un quartetto da sogno, guidato da uno scatenato Filippo Ganna. Il Campione del Mondo a cronometro, dominatore delle prove contro il tempo su strada, è un motore dalla potenza inaudita. Jonathan Milan è una promessa nascente, Simone Consonni e Francesco Lamon sono eccellenti interpreti di un gesto decisamente complicato dal punto di vista tecnico. La formazione tricolore si esalta fin dalle prime fasi alle Olimpiadi di Tokyo 2020 e timbra il nuovo record del mondo nella tiratissima semifinale contro la Nuova Zelanda (3:42.307), al termine di una rimonta poderosa conclusa con appena 90 millesimi di vantaggio.
La finale per l’oro a cinque cerchi è contro la fortissima Danimarca, la grande rivale delle ultime stagioni. Lamon e Consonni sono stati bravi nei primi due chilometri a contenere l’avversario, ma comunque l’Italia si è presentata agli ultimi mille metri con un ritardo di ben otto decimi da Niklas Larsen e compagni. Proprio in quel frangente, però, il Bel Paese ha potuto sfoderare il suo asso nella manica e lanciare il suo maestoso Bronzo di Riace. Filippo Ganna entra in gioco, il treno aumenta la velocità, i vagoni non deragliano e la rasoiata è semplicemente maestosa.
La rimonta è imperiale, gli azzurri sono una furia inarrestabile, un torrente in piena dalla forza virulenta. L’Italia recupera tutto lo svantaggio, nel corso dell’ultimo giro riprende i nordici e li batte per 0.166, siglando il nuovo record del mondo (3:42.032). Campioni Olimpici. L’inseguimento a squadre maschile di ciclismo su pista conquista una delle medaglie d’oro più belle e intense di questa stagione trionfale, al termine di una prova spettacolare. In autunno arriverà anche l’impeccabile doppietta, visto che Filippo Ganna e compagni si sono laureati anche Campioni del Mondo a Bruxelles.
QUARTO POSTO – LUNA ROSSA:
Ha scaldato l’intero Paese nelle fredde notti di inverno. Ha infiammato i cuori di tutta la Nazione, come accade molto raramente. Ha entusiasmato e appassionato. Ha fatto gioire e divertire. Ci ha accompagnato per mano lungo tre intensi mesi. Ci ha fatto puntare la sveglia a orari improponibili, in un periodo di semi-lockdown ed estremamente difficile. Ha fatto parlare di vela nei contesti più impensabili. Ha saputo portare parole come virata, strambata, foil nei luoghi più inimmaginabili. È entrata in punta di piedi nelle case degli italiani, poi giorno dopo giorno è stata una fida compagna non soltanto durante le regate dall’altra parte del mondo ma anche nel pre e nel post gara.
Luna Rossa è stata davvero speciale e la sua cavalcata nella America’s Cup, la competizione sportiva più antica al mondo, è risultata decisamente vibrante e coinvolgente: ci ha tenuto compagnia per tre mesi, facendo appassionare gli italiani a qualcosa che di certo non è così abituale e non facilmente comprensibile. Le notti della Luna sono magicamente tornate come nel 2000 e l’amore del Bel Paese per la barca è sempre smodato e smisurato, travalica gli oceani, trancia usi e costumi, accantona abitudini e consuetudini. I ragazzi dello skipper Max Sirena ci hanno fatto trasalire a suon di velocità supersoniche, ci hanno spalancato la bocca con manovre a pelo d’acqua sugli AC75 volanti, ci hanno incollato al televisore nei tiratissimi match race decisi su piccoli dettagli.
Luna Rossa viene derisa dalla stampa estera, schernita senza colpo ferire, sbeffeggiata in pubblico con strafottente arroganza. Ne pagano le conseguenze American Magic e Ineos Uk, spazzate via con una facilità imbarazzante per conquistare la Prada Cup e guadagnarsi il diritto di sfidare Team New Zealand per poter alzare al cielo la Vecchia Brocca. I Kiwi si sentono superiori, il sodalizio tricolore è tra due fuochi e nell’occhio del ciclone, in un romanzo senza fine che propone litigi, spionaggi, roventi dietro le quinte, battaglie legali. In acqua si sogna fino al 3-3, James Spithill e compagni tengono testa ai campioni in carica e li fanno tremare.
Poi salta fuori la superiorità tecnica dei padroni di casa nella baia di Auckland, dove emerge la velocità di punta del loro scafo, e difendono il trofeo sportivo più antico al mondo, ma Luna Rossa ha fatto innamorare tutti gli italiani. La barca da mille e una notte che non ci ha fatto dormire e ci ha fatto sognare.
QUINTO POSTO – NAZIONALE VOLLEY MASCHILE:
Dalle lacrime amare per la precoce eliminazione alle Olimpiadi, alla monumentale festa per il trionfo agli Europei. Tutto nel giro di un mese. In mezzo un ricambio generazionale avvenuto a tempi di record e che è subito stato in grado di fare la differenza. A Tokyo 2020 una squadra di veterani veniva eliminata dall’Argentina al tie-break nei quarti di finale, tornando a casa senza una medaglia dopo l’argento di Rio e il bronzo di Londra. Osmany Juantorena e Massimo Colaci annunciano il loro ritiro, Ivan Zaytsev si chiama momentaneamente fuori a causa di un infortunio, il CT Chicco Blengini lascia la panchina come già annunciato mesi prima.
Mentre si consuma la disfatta nel Sol Levante, il nuovo Commissario Tecnico sta allestendo il gruppo che verrà e inizia il suo lavoro con i giovani. Fefé De Giorgi è chiamato alla nuova ennesima sfida della sua gloriosa carriera, tra l’altro dopo essere stato esonerato da quella Civitanova con cui aveva vinto tutto. Gli azzurri sono dei semplici outsider alla vigilia della rassegna continentale, sono poco temuti dagli avversari, visto che le aspettative non erano così elevate su un sestetto sostanzialmente all’esordio e con pochi nomi conosciuti al grande pubblico. La migliore ricetta per potere sorprendere tutti.
Esplodono definitivamente le promesse Alessandro Michieletto e Daniele Lavia, Simone Giannelli ribadisce di essere uno dei migliori palleggiatori al mondo, Simone Anzani è un veterano immenso accanto alla rivelazione Gianluca Galassi, Giulio Pinali non è un opposto appariscente ma dice la sua, Fabio Balaso è un libero di garanzia. L’Italia regola le non semplici Slovenia e Bulgaria nella fase a gironi, oltre a Repubblica Ceca, Bielorussia e Montenegro.
Nella fase a eliminazione diretta giganteggia contro Lettonia e Germania, poi firma una magia da brividi battendo la Serbia per 3-1 e detronizzandola. L’atto conclusivo contro la Slovenia è da brividi e in rincorsa, fino a un tie-break palpitante in cui emerge dal nulla l’opposto Yuri Romanò, eroe della Patria in una serata leggendaria che ci riporta sul tetto d’Europa dopo sedici anni di assenza.
SESTO POSTO – NAZIONALE VOLLEY FEMMINILE:
L’Italia si era presentata alle Olimpiadi con cinque squadre, ma la più quotata era la Nazionale di volley femminile. Dopo l’argento ai Mondiali 2018, con la possibilità di schierare quella che viene considerata la migliore giocatrice al mondo (Paola Egonu) e con l’opportunità di fare affidamento su una rosa dall’indubbio valore tecnico, si sperava in un colpaccio da parte delle azzurre e si puntava a sfatare quel tabù che voleva le azzurre sempre già dal podio a cinque cerchi. Anzi, si sognava la medaglia d’oro.
I sogni tramontano presto. Il cammino nella fase a gironi si rivela clamorosamente impervio dopo l’inattesa sconfitta contro la già eliminata Cina, il sorteggio che definisce gli accoppiamenti dei quarti di finale non ci sorride e ci propone la Serbia, l’autentica bestia nera che ci ha sconfitto in tutte le occasioni più importanti negli ultimi anni. Le ragazze di Davide Mazzanti sprofondano, crollano con un netto 3-0 e tornano a casa a mani vuote.
Sarebbe il flop dell’anno, ma la ruota gira e questa volta il finale è trionfale. Lo spogliatoio si ricompatta, facendo anche leva sulle tante critiche pervenute (molte ben sopra il limite del consentito), e si getta a capofitto sugli Europei. C’è poca fiducia attorno alla formazione tricolore, ma col passare dei giorni inizia a crescere la convinzione che si possa ottenere un pronto riscatto e tornare ai livelli che competono a questa compagine.
Il sestetto capitanato da Miriam Sylla asfalta Croazia, Bielorussia, Ungheria, Slovacchia e Svizzera nella fase a gironi, poi liquida il Belgio e la Russia per accedere alla semifinale. A questo punto ritrova un’antica nemesi, ma le azzurre schiacciano anche l’Olanda e si regalano l’atto conclusivo contro la Serbia. La bestia nera, davanti ai suoi 20.000 tifosi alla Stark Arena di Belgrado. Sotto 0-1, Egonu e compagne si inventano una prestazione ai limiti del sovrumano e trionfano, riportando il titolo continentale in Patria dopo dodici anni.
SETTIMO POSTO – NAZIONALE FOOTBALL AMERICANO:
L’Italia ha vinto gli Europei. Il ribattezzato Blue Team ha sconfitto la Svezia per 41-14 nella memorabile finale andata in scena a Malmoe, espugnando la tana degli avversari con una facilità disarmante: uno show assoluto inscenato da parte degli azzurri, apparsi decisamente di una forma superiore agli scandinavi e meritevoli del terzo titolo continentale della storia.
La nostra Nazionale si è dimostrata imbattibile, ha dominato in lungo e in largo asfaltando i padroni di casa con estrema disinvoltura: sei touchdown messi a segno e un gioco spumeggiante, tramortendo i rivali sotto ogni punto di vista. Il ribattezzato Blue Team sale così sul tetto del Vecchio Continente per la terza volta nella sua storia, a distanza di 34 anni dall’ultima apoteosi.
Gli azzurri avevano firmato una mezza impresa nel girone di qualificazione, riuscendo a battere Austria e Svizzera nell’ottobre 2019. A seguire lo stop per la pandemia, il rinvio della competizione, la semifinale non disputata contro la Francia ad agosto 2021 (a causa di troppe positività all’interno della formazione transalpina) e l’apoteosi in terra straniera.
Dopo le affermazioni del 1983 e nel 1987 arriva una nuova gioia per i nostri portacolori che ora non si pongono limiti e guardano ai prossimi appuntamenti internazionali. I Mondiali 2023 possono rappresentare una ghiotta occasione per dire la propria anche a un livello ancora più elevato.
OTTAVO POSTO – FARFALLE DELLA GINNASTICA RITMICA:
Testarde e metodiche, per l’insistenza che mettono in allenamenti massacranti e prolungati. Emozionanti e toccanti, per come riescono a toccare il cuore di tutto il pubblico. Spettacolari, come i quadri che dipingono ogni volta che salgono in pedana ed eseguono i loro esercizi ai limiti dell’impossibile, studiati in ogni singolo dettaglio e curati in maniera maniacale sotto la stretta regia di Emanuela Maccarani. L’Italia è abituata a volare con le sue Farfalle: non hanno le ali, ma la mentalità necessaria per spiccare verso il cielo e volteggiare nell’aere.
L’impossibilità di volare è soltanto uno status mentale, superato da tempo da Alessia Maurelli e compagne. La pandemia le aveva sensibilmente limitate, aveva messo delle pesanti catene a un gruppo che è abituato a stare insieme per una decina di ore al giorno, dove ogni singola individualità è solita fare leva sugli altri elementi, quasi più che in altre discipline. Il ritorno in gara non è stato semplice, si sono dovuti rivedere diversi elementi, c’è stato bisogno di riprendere gli esercizi e non è semplice in uno sport basato su frangenti, dettagli, attimi.
Le Farfalle sono state semplicemente sublimi. I loro esercizi sono degli autentici quadri di bellezza che ammaliano gli occhi, spartiti musicali che risuonano nelle orecchie e regalano gioie. “Tree of Life suite” è la melodia dell’esercizio misto (tre cerchi e quattro clavette) su cui si sono laureate Campionesse del Mondo a fine stagione (in questa specialità) e che ha fatto parte integrante della strepitosa cavalcata alle Olimpiadi, culminata con una meravigliosa medaglia di bronzo nell’all-around dopo le lacrime di Rio 2016.
L’Albero della Vita che crea infinite suggestioni e parallelismi. Il podio a cinque cerchi è il coronamento di un sogno e premia tutti gli sforzi perpetrati dalle azzurre, che hanno poi messo la ciliegina sulla torta con delle prove strabilianti in ambito iridato: argento nel concorso generale e con le cinque palle, poi l’inno di Mameli fatto risuonare a tre anni di distanza dall’ultima volta, per il decimo titolo mondiale di tutti i tempi. Tutto sempre in Giappone, da Tokyo a Kitakyushu, con la solita passione e il cuore palpitante di sempre. Ed erano già salite sul podio agli Europei a giugno: primavera, estate, autunno, è sempre la stagione delle Farfalle.
NONO POSTO – ITALIA MOTOCROSS DELLE NAZIONI:
L’Italia sale sul tetto del Mondo ed è la padrona delle ruote grasse. Il Motocross delle Nazioni è stato conquistato dal Bel Paese al termine di una domenica da tregenda a Mantova, dove la sabbia dura del circuito intitolato a Tazio Nuvolari si è rivelata ancora più ardua a causa del maltempo.
Gli azzurri hanno fatto festa in maniera rocambolesca, trionfando con appena un punto di vantaggio sull’Olanda e col fiato in gola, con la penalizzazione inflitta ad Alessandro Lupino (dieci posizioni sull’ordine d’arrivo per un taglio di pista) e il sorpasso risolutore di quest’ultimo a cinque minuti dal termine della gara-3. L’Italia ha dovuto soffrire per mettere le mani sul terzo sigillo della sua storia. Nel 1999 e nel 2002 erano stati Andrea Bartolini e Alessio Chiodi i grandi protagonisti tra Indaiatuba (Brasile) e Bellpuig (Spagna), accompagnati prima da Claudio Federici e Alessandro Puzar.
Il grande trascinatore è stato Tony Cairoli, la grande icona del Motocross che non era mai riuscito a fera festa in questa competizione a squadre, un unicum nel panorama del motorsport e che per questo motivo ha un sapore ancora più delizioso. Lo aveva accarezzato nel 2009 in Franciacorta contro la corazzata statunitense, all’ultima occasione utile è riuscito a fare meritatamente centro e ha messo la ciliegina sulla torta alla propria carriera (si è ritirato al termine di questa stagione).
Il siciliano è stato un vero patriota, perché dopo l’infortunio rimediato nel GP di Sardegna ha stretto i denti per tutta la settimana e da fuoriclasse autentico ha onorato la maglia azzurra, tra l’altro rialzandosi dopo il 21mo posto in gara-1 e timbrando un determinante secondo posto in gara-3.
Mattia Guadagnini è stato ottimo nella categoria MX2. Alessandro Lupino si è distinto nella categoria Open e ha messo la firma con un colpo al cardiopalma quando l’apoteosi sembrava a serio rischio. L’Italia è sul tetto del Mondo anche nel Motocross.
DECIMO POSTO – NAZIONALE BASKET MASCHILE:
L’Italia del basket non vedeva le Olimpiadi da Atene 2004, ovvero da quando una generazione stoica conquistò una memorabile medaglia d’argento, battendo la Lituania in una semifinale antologica e perdendo l’atto conclusivo contro una scatenata Argentina. Per tornare a rivivere le emozioni a cinque cerchi i ragazzi del CT Meo Sacchetti si devono inventare un numero che va oltre l’impossibile: battere la Serbia nella sua tana di Belgrado.
Stiamo parlando di un’autentica corazzata che ha fatto la storia della palla a spicchi e che gioca di fronte al proprio pubblico nella fornace dell’Aleksandar Nikolic Arena della capitale. Danilo Andjusic, Filip Petrusev, Milios Teodosic, Ognjen Dobric sono degli autentici fuoriclasse. L’Italia si presenta in “modalità operaia”, priva di tante individualità di primo piano ma forte di un gruppo decisamente coeso e arrembante.
Nicolò Mannion, Simone Fontecchio, Achille Polonara, Alessandro Pajola, Stefano Tonut, Nicolò Melli si inventano una partita mostruosa e dominano in maniera imbarazzante, sciorinando classe pura nei primi tre quarti e chiudendo i conti con un perentorio 102-95. Si vola alle Olimpiadi, dove gli azzurri riescono a spingersi fino ai quarti di finale e a tenere testa alla blasonata Francia fino agli ultimi due minuti, cedendo con l’onore delle armi contro una squadra che ha poi conquistato l’argento, battendo la Slovenia e mettendo anche un po’ di paura agli USA nell’atto conclusivo.
Foto: Lapresse