Ciclismo
Fabio Aru: “Lavoro con le aziende. Con Nibali abbiamo deciso che…Ciccone farà bene”
Fabio Aru ha dedicato alla sua passione più grande oltre 15 anni. Il suo amore per le due ruote l’ha costretto a lasciare la Sardegna da giovanissimo, a trascorre lunghi periodi lontano dagli affetti, a fare sacrifici, ma allo stesso tempo tutto questo gli ha permesso di conoscere il mondo e di fare carriera conquistato risultati importanti e indossare le maglie più ambite. Il suo palmares conta 9 vittorie, tra cui la Vuelta nel 2015, una tappa al Tour, tre al Giro e due alla Vuelta. Ci sono poi le maglie: rosa, gialla e rossa, oltre a quella di Campione Italiano nel 2017. Da qualche mese il sardo ha però voltato pagina portandosi con sé tanti ricordi indimenticabili.
Sono passati i primi quattro mesi da ex corridore: cosa fai adesso e come trascorri le giornate?
“Ho delle giornate in cui sono molto impegnato per programmare il mio futuro. Ho incontrato varie aziende e chiuso alcune collaborazioni come ambassador di marchi ed eventi. Ho passato molto più tempo a casa insieme alla mia famiglia e riesco anche a trovare il tempo per fare sport. Esco ancora in bici ma corro anche a piedi.”
Un po’ di nostalgia c’è oppure sei felice della scelta che hai fatto?
“Sono felice, ero curioso con il passare del tempo di vedere come avrei reagito. Le mie giornate sono piene e quindi ho sempre la testa impegnata. Non mi pento assolutamente della scelta che ho fatto.”
Cosa ti resta di tutti gli anni passati in bici?
“Mi resta sicuramente il fatto di essere una persona precisa e puntuale. Tutto quello che ho imparato in bici, sacrifici compresi, me lo porto dietro oggi nella vita reale, quella di tutti i giorni.”
Che rapporto hai avuto con Vincenzo Nibali durante la tua carriera? I tifosi si aspettavamo una rivalità in stile Moser-Saronni che non si è verificata.
“Per un lungo periodo della nostra carriera c’è stata rivalità, ma siamo riusciti a creare un buon rapporto. A noi non è mai interessato coltivare una rivalità in stile Moser-Saronni. Siamo noi che non abbiamo voluto. Io e Vincenzo con il tempo abbiamo imparato a prendere i lati positivi l’uno dell’altro e quindi abbiamo creato un buon rapporto.”
Sei stato un po’ un’eccezione. Perché la Sardegna fatica a produrre corridori competitivi?
“Un fattore importante è quello della distanza rispetto alla penisola.”
Pensi di poter fare qualcosa in prima persona per migliorare la situazione?
“Mi piacerebbe aiutare i giovani sardi, ho tante idee in mente. Bisogna lavorare soprattutto dal punto di vista dei trasporti, perché molto spesso aerei e navi hanno costi alti per collegarsi alla penisola e non tutte le famiglie possono permetterselo. L’ideale sarebbe avere una struttura in Sardegna che faccia riferimento ad un’altra nella penisola e che quindi riesca a portare i giovani a correre ed a confrontarsi con diverse realtà.”
Un futuro da Team Manager invece è nei tuoi progetti?
“Non ci ho pensato, quindi non saprei. Ma mai dire mai.”
Caruso e Colbrelli sapranno riconfermarsi nel 2022?
“Penso proprio di sì, glielo auguro con tutto il cuore. Entrambi sono due amici e due persone che stimo molto.”
Chi sarà la rivelazione della prossima stagione?
“Dico Andrea Bagioli e Lorenzo Fortunato.”
Su quale giovane italiano ti sentiresti di puntare per il futuro delle corse a tappe?
“Giulio Ciccone quest’anno non è stato fortunato ma credo che, sfortuna a parte, la prossima stagione sia importante per lui. Può fare bene.”
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