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Australian Open 2022, Matteo Berrettini accede ai quarti di uno Slam per la quarta volta di fila

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Quattro quarti di finale di fila, cinque in carriera: Matteo Berrettini taglierà il traguardo dei 26 anni ad aprile, ed è da quattro sul circuito ATP che conta, ma ha ormai un ruolino di marcia da giocatore tra i più importanti mai espressi dall’Italia dall’epoca di Adriano Panatta e prima ancora Nicola Pietrangeli. Un’ulteriore dimostrazione che il romano non è lì per strani motivi legati alla fortuna, ma per una costanza di risultati, soprattutto nei tornei più importanti, che parla da sola.

La dimostrazione tangibile della forza di Berrettini è visibile in un semplice fatto: tutti quei giocatori che si trovano sotto la sua linea di forza, semplicemente, non hanno scampo quando conta davvero. Il numero 1 d’Italia non è solo un giocatore dotato di uno dei servizi migliori al mondo e di un dritto che quando parte fa prigioniero chiunque si trovi dall’altra parte della rete. Parliamo, infatti, di una testa di livello superiore, perché è là che si trova la forza del romano: la mentalità con cui ha affrontato tutta la carriera.

Un processo, questo, che non è stato neanche del tutto semplice e nemmeno automatico. Questa dote Berrettini se l’è costruita col tempo, soprattutto una volta che ha compreso, nel 2018, prima ancora di vincere il suo primo torneo ATP, che con i migliori poteva giocarsela eccome. Se n’è accorto fin da allora Dominic Thiem, e con l’austriaco in genere sono poi diventate battaglie difficili da prevedere. La stessa mentalità gli ha consentito di apprendere le situazioni anche a partita in corso, e con tutto questo bagaglio di esperienze e situazioni è stato protagonista del 2019 che ne ha segnato la definitiva esplosione.

Australian Open 2022, Matteo Berrettini supera Carreno Busta con autorità e accede ai quarti di finale

Sempre con questo tipo di testa è riuscito sempre a risorgere da momenti davvero difficili, perché si parla di un giocatore del quale la storia di infortuni è nota. Una sequenza come la sua avrebbe messo in ginocchio parecchi, ma Berrettini ha saputo ogni volta riprendersi. Lo ha fatto dopo i problemi dell’estate 2018, e forse l’avrebbe fatto anche dopo il difficile inizio 2020 se non fosse intervenuta la pandemia a fermare il circuito prima di Indian Wells. Quel 2020 ha visto anche un momento difficile più dal punto di vista mentale, quello in cui ha avuto bisogno di metabolizzare il doppio rimpianto Roma-Roland Garros. Il risultato è stato un 2021 in cui a due infortuni seri sono seguite belle prestazioni, figlie proprio di quel bagaglio di fiducia incrollabile esistente in lui. E che, anche in questo 2022, ha fatto capolino.

Ma la fiducia non è soltanto trovarsi sempre in modalità positiva: per larga misura, gli Slam significano anche dover soffrire. E il romano ha dovuto farlo più volte: fondamentale il terzo set nelle difficoltà con l’americano Brandon Nakashima, importante la capacità di assorbire il momento di foga dell’altro USA Stefan Kozlov, mentre con lo spagnolo Carlos Alcaraz è venuta fuori ancora una volta la capacità di visualizzare i momenti importanti e scegliere quelli per tirare fuori il necessario bagaglio di esperienza. Qui il tennis non c’entra: è testa, quella testa che spesso conta ancor più della racchetta. Viene proprio dal terzo turno la sicurezza di una partita giocata in modo implacabile con un Pablo Carreno Busta che, al netto del risultato, non lo ha mai infastidito seriamente.

Mai, tra gli uomini, era capitato che un italiano fosse così in grado di trovare risultati ad alto livello. Berrettini sta riscrivendo, inesorabilmente, la storia del tennis tricolore. E non è finita qui, perché le prospettive che ha sono di livello molto alto. Lui lo sa, ma non ne è minimamente intimorito. Anzi.

Foto: LaPresse

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