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Australian Open 2022: tra Berrettini-Nadal e Tsitsipas-Medvedev un venerdì storico per il torneo

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Delle semifinali maschili s’è forse detto, scritto e ascoltato già tutto il possibile e immaginabile. Matteo Berrettini, alle 4:30 italiane, contro Rafael Nadal, Stefanos Tsitsipas, alle 9:30 dalle nostre parti, contro Daniil Medvedev. Italia, Spagna, Grecia e Russia: ancora una volta c’è lo strapotere europeo sul tennis mondiale. Il tutto in un venerdì, a suo modo, storico per gli Australian Open.

Quest’anno, infatti, è cambiata la dislocazione delle semifinali. Si ricordano, negli anni precedenti, le differenze più enormi possibili tra Slam e Slam. Ognuno aveva (e a volte ancora ha) una propria caratteristica. A Melbourne la prima semifinale maschile veniva giocata il giovedì e la seconda il venerdì, con la diretta conseguenza legata alle semifinali femminili, che non potevano a quel punto svolgersi che in sessione diurna di giovedì. E questa delle 24 ore di riposo in più per un giocatore era una stortura che, come dimostravano anche i dati sulle finali, aveva un suo rilevante peso. Al Roland Garros, invece, c’è tuttora l’utilizzo di una terza domenica per il torneo, riservata ai primi turni, prima di arrivare in maniera regolare alla finale.

Fino al 2021, a Wimbledon non si giocava la domenica di mezzo, il Middle Sunday, (salvo recuperi per pioggia) e il lunedì era noto come Manic Monday, con tutti gli ottavi di finale insieme e, dal giorno successivo, alternanza dei giorni pari per il femminile e dispari per il maschile. La domenica senza partite, dal 2022, è ufficialmente abolita. In sostanza, rimangono solo due tradizioni: il vincitore dell’anno prima gioca il primo match sul Centre Court nel primo lunedì, la campionessa in carica fa lo stesso il martedì. Agli US Open, dagli Anni ’80 fino al 2013, c’era il Super Saturday: semifinali maschili e finale femminile al sabato, finale maschile alla domenica. Pur di sfidare la pioggia e mantenere questa situazione assurda, nel 2014 e 2015 si fece giocare la finale maschile di lunedì direttamente da programma (dato che, dal 2008, per rinvii o altro era sempre successo), salvo poi tornare a più miti consigli dal 2016: da allora, infatti, a New York si gioca secondo un calendario normale, con semifinali maschili riportate al venerdì.

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In sostanza, oggi il quadro degli Slam, in termini di programmazione, è pressoché identico, con le dovute differenze causate da fusi orari e richieste televisive. Una diretta conseguenza è proprio l’inserimento del confronto tra Matteo Berrettini e Rafael Nadal come prima semifinale del programma, alle 4:30 del mattino. Una decisione divenuta sostanzialmente obbligata nel momento in cui Daniil Medvedev ha chiuso il suo quarto di finale con il canadese Felix Auger-Aliassime in quasi cinque ore, ma che sarebbe stata presa, con ogni probabilità, in maniera identica anche senza quest’evenienza. Relativamente alla sola semifinale con il romano coinvolto, va rilevato come Berrettini per tre volte abbia giocato in sessione diurna, mentre nei restanti due è stato inserito nella sessione serale (tarda). Diversamente, per quattro volte a Nadal è stata concessa la Rod Laver Arena come terzo match della sessione del mattino (cioè, di fatto, ha giocato nel pomeriggio) per quattro volte, a fronte di un’unica occasione di ingresso in campo in serata.

Dei quattro semifinalisti, si può notare come tutti siano stati costretti almeno una volta al quinto set: l’italiano due volte, tutti gli altri una. In termini di ore complessive in campo, questo è il verdetto: 16 ore e 9 minuti per Berrettini, 14 ore e 9 minuti per Nadal, 13 ore e 43 minuti per Tsitsipas, 14 ore e 59 minuti per Medvedev.

Foto: LaPresse / Olycom

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