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Australian Open, Daniil Medvedev sorpreso da Nadal: “È irreale, non giocava da sei mesi… Il bambino ha smesso di sognare”

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Daniil Medvedev è stato sconfitto da Rafael Nadal nell’esaltante Finale degli Australian Open 2022. Il russo si è portato in vantaggio imponendosi nei primi due set, poi ha subito l’imperiale rimonta dello spagnolo e ha dovuto cedere le armi nel quinto set dopo oltre cinque ore di autentica battaglia sul cemento di Melbourne. Il vincitore degli ultimi US Open inseguiva il suo secondo trionfo in un torneo dello Slam, ma si è dovuto arrendere al cospetto del fuoriclasse spagnolo, che invece ha messo il suo 21mo sigillo e ha staccato Novak Djokovic e Roger Federer.

Daniil Medvedev si è presentato visibilmente deluso in conferenza stampa e, prima di rispondere alle domande, si è reso protagonista di un lungo monologo che ha toccato più punti e che ruota su una frase decisamente criptica: “Il bambino ha smesso di sognare“. Di seguito il discorso di Daniil Medvedev, numero 2 del ranking ATP (nelle prossime settimane potrebbe scavalcare Novak Djokovic al comando), durante la conferenza stampa post-finale degli Australian Open 2022. A seguire le risposte ad alcune domande fatte da alcuni giornalisti.

MONOLOGO DANIIL MEDVEDEV DOPO LA SCONFITTA AGLI US OPEN

Sarà una conferenza stampa un po’ diversa perché inizierò con un discorso, non so se corto o lungo. Proverò a mantenerlo breve. Questa è la storia di un ragazzino che sognava grandi cose nel tennis. Quando ho preso in mano una racchetta avevo sei anni: passa veloce il tempo. A 12 anni, mi allenavo, giocavo alcuni tornei in Russia e ovviamente guardavo gli Slam in TV, le grandi star che giocavano, i fan che li supportavano. Sognavo di essere lì.

Ho iniziato a giocare alcuni tornei in Europa. Ricordo di aver fatto finale ai Giochi Olimpici giovanili ed è stato bello. Avevamo come un campo centrale, in Turchia: c’erano forse mille, duemila persone. È stato davvero fantastico essere lì. Quelli sono i momenti in cui sogni stadi più grandi. La parte migliore di giocare da junior è partecipare agli Slam, perché è lì che vedi i professionisti. Allo US Open mangi nello stesso ristorante con loro. Ci sono persone che vengono e ti supportano anche se probabilmente non sanno esattamente chi sei. Quello è il momento in cui dici ‘Wow, voglio essere lì negli Slam a giocare contro i migliori del mondo’. Ricordo che quando sono andato agli US Open, ho visto passare John Isner e ho pensato che fosse più grande di quanto non sembrasse dalla televisione.

Poi molti Futures e molti Challenger, cominci a scalare la classifica e a giocare nei tornei maggiori. Ci sono stati alcuni momenti della mia carriera nei quali ho pensato se questo ragazzo dovesse continuare a sognare queste grandi cose oppure no. Ne ricordo uno. Ho perso due partite davvero dure al Roland Garros. Parlo francese, tra i miei coetanei ero tra i primi cinque e in particolare sentivo di far parte di una generazione interessante, come potete vedere adesso ne sono usciti un sacco di top 10. Ricordo di aver perso contro Benjamin Bonzi, che è tra i primi cento adesso e c’era, se non sbaglio, un solo giornalista russo in sala. Mi sono chiesto ‘davvero? È uno Slam’. Ero giovane e vicino alla top 50, perciò pensavo fosse sorprendente. Io e il giornalista russo abbiamo parlato per cinque minuti. Mi piace parlare con i giornalisti.

Ricordo una dura sconfitta contro Pierre-Hugues Herbert. Ero in vantaggio di due set. Lui ha giocato benissimo e mi piace questo genere di partite: per questo mi piace il tennis. Ero sul punto di entrare in top 10 e ancora una volta, tra i miei coetanei, pensavo di essere tra i primi tre, probabilmente dietro a Zverev e Dominic (Thiem, ndr), anche se è un po’ più vecchio. Sono venuto in conferenza stampa, ero un po’ frustrato per i tifosi e tutto. Volevo fare una cosa breve, rispondere in due parole e andarmene. C’era un solo giornalista, penso che fosse italiano, mi ha chiesto qualcosa e ho risposto due parole. Nessun altra domanda. C’erano dei russi, che mi hanno chiesto altre cose. Ancora una volta, un bambino si chiedeva se dovesse continuare a sognare in grande.

Ho parlato dei giornalisti, ma in realtà mi piace molto parlare con voi ragazzi, penso che si veda. Non è esattamente questo il punto. Parlo solo di pochi momenti in cui il bambino ha smesso di sognare, e oggi era uno di quelli. Non ho intenzione di dire esattamente perché.

D’ora in poi giocherò per me stesso, per la mia famiglia, per provvedere alla mia famiglia, per le persone che si fidano di me e ovviamente per tutti i russi, perché sento sempre il loro sostegno. Se ci sarà un torneo sul cemento a Mosca, prima del Roland Garros o di Wimbledon, ci andrò anche se dovessi rinunciare a Wimbledon, al Roland Garros o ad altro. Il bambino ha smesso di sognare. Il bambino giocherà per se stesso. Questo è tutto. Questa è la mia storia. Grazie per l’ascolto, ragazzi”.

RISPOSTE DANIIL MEDVEDEV AI GIORNALISTI

Il russo si è rifiutato di rispondere a domande riguardanti questo monologo. Poi ha puntualizzato: “Vi faccio un esempio. Prima che Rafa servisse nel quinto set c’era qualcuno che gridava “Forza Daniil” e mille persone lo hanno zittito. Prima che servissi io non l’ho sentito: è fastidioso e irrispettoso. Non sono sicuro che continuerò a giocare dopo i trent’anni“.

In conclusione ci sono stati dei complimenti rivolti all’avversario: “Rafa è stato irreale. Mi ha sorpreso come abbia giocato anche dopo quattro ore. Non ha giocato per sei mesi e mi ha detto che non si è potuto allenare moltissimo. Davvero irreale. Tennisticamente parlando, non ho molti rimpianti. Continuerò ha fare del mio meglio e anzi, lavorerò ancora più duramente per tentare di vincere uno di questi grandi tornei un giorno”.

Foto: Lapresse

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