Biathlon
Olimpiadi Pechino 2022, pagelle sport per sport: sci alpino maschile disastroso, il fondo non esiste più
PAGELLONE OLIMPIADI INVERNALI PECHINO 2022
Sci alpino, 6,5: quattro medaglie, tutte dalle donne, ma è mancato l’oro come a Sochi 2014 e Torino 2006. Sofia Goggia ha compiuto un’autentica impresa recuperando in soli 23 giorni dal grave infortunio al ginocchio: i rimpianti sono enormi, perché al 100% non solo avrebbe potuto vincere la discesa, ma anche il superG. Comunque la bergamasca si è superata, gettando il cuore oltre l’ostacolo. Nadia Delago ha colto una splendida medaglia di bronzo in discesa: insieme alla sorella Nicol, può rappresentare una vera e propria bussola per l’Italia nel prossimo quadriennio. Bilancio più che positivo anche per Federica Brignone, che torna a casa con l’argento del gigante ed il bronzo della combinata. Le note positive finiscono qua. Non si può negare come il superG femminile abbia rappresentato una delusione cocente, perché le azzurre avevano dominato nell’arco della stagione. Che lo slalom in rosa sia inesistente non lo abbiamo di certo scoperto ai Giochi. Il fallimento più fragoroso è però quello del settore maschile, merita un 4. Dominik Paris ha nuovamente steccato l’appuntamento a cinque cerchi, nella velocità mancano i ricambi, per non parlare del gigante dove, di fatto, era presente il solo Luca De Aliprandini, non al meglio dopo l’infortunio patito ad Adelboden. Per ora Alex Vinatzer resta solo una promessa e niente più, mentre il fatto che il più vicino ad una medaglia sia stato il 37enne Giuliano Razzoli deve far riflettere.
Biathlon, 6: la pensiamo come il presidente Fisi, che ha dichiarato testualmente “mi sarei aspettato di più dal biathlon“. L’unica atleta che partiva realmente con concrete chance di medaglia era Dorothea Wierer, pur all’interno di una stagione travagliata: il bronzo portato a casa è sufficiente per parlare di missione compiuta? Forse sì, ma occorre sottolineare la dicotomia della carriera dell’altoatesina tra Coppa del Mondo/Mondiali e Olimpiadi. Da un lato ha collezionato ben due sfere di cristallo generali e 3 ori iridati; dall’altro appena un bronzo individuale ed altri due in staffetta. Incredibile inoltre come Lisa Vittozzi sia entrata in una spirale negativa che le ha fatto perdere di fatto due stagioni piene: in Italia non abbondano di certo i talenti nel biathlon, se poi vengono gestiti in questo modo diventa molto dura… In campo maschile ci si è affidati ai veterani Lukas Hofer e Dominik Windisch, comunque giunti non distanti da un podio. Thomas Bormolini si è confermato un biathleta in grado di rimanere stabilmente tra 20ma e 30ma posizione, mentre i giovani Didier Bionaz e Tommaso Giacomel sono ancora troppo acerbi. Riassumendo: per quando si è costruito negli ultimi anni, il biathlon italiano ha sempre raccolto solo le briciole alle Olimpiadi, come era già accaduto a Sochi 2014 e PyeongChang 2018.
Sci di fondo, 5: non ce la sentiamo di dare la sufficienza. Semmai un 8 pieno va attribuito a Federico Pellegrino (e 2 al resto della squadra…), che è dovuto scappare all’estero per allenarsi…Il fondo italiano non esiste più. Non da oggi, peraltro, ma da Vancouver 2010, ovvero quando è terminato l’apporto della nidiata d’oro dei vari Piller Cottrer, Di Centa, Valbusa e Zorzi. Pellegrino non ha mai fatto altro che camuffare una terra tristemente desolata e arida: di fatto è un decennio abbondante che predica nel deserto. Francesco De Fabiani prometteva benissimo, ad inizio carriera si sognava addirittura di aver trovato un possibile prospetto per la Coppa del Mondo generale. Invece il valdostano si è arenato stagione dopo stagione e pare aver imboccato una parabola discendente, nonostante i soli 28 anni: di sicuro il De Fabiani di oggi è meno competitivo di quello del 2019. Ad ogni modo, si tratta di una grande promessa mai veramente sbocciata, con un solo successo nel circuito maggiore maturato nel lontano 2015 e poi una serie sporadica di podi quasi sempre maturati nelle 15 km mass start, formato che non è presente alle Olimpiadi. Venendo al sodo: Pellegrino compirà 32 anni a settembre, De Fabiani 29 ad aprile. Al vice-campione olimpico verrà chiesto in ginocchio di proseguire, perché di giovani non se ne vede nemmeno l’ombra. Senza Pellegrino, l’Italia dello sci di fondo rischia di fare la fine del bob o del salto con gli sci. Viene da chiedersi come sia possibile che ragazzi come Davide Graz o Luca Del Fabbro siano o involuti o spariti completamente dai radar. Il settore femminile vive invece di semplici comparsate e si festeggia quando si raggiunge una semifinale in una sprint…A nostro avviso servirà fare tabula rasa, magari affidando anche le chiavi in mano ad un affermato tecnico straniero. Serviranno anni per ricostruire delle fondamenta solide da queste macerie: Milano-Cortina 2026 è troppo vicina in questo senso.
Olimpiadi 2022, sufficienza piena con i freddi numeri. Italia anziana, piazzata e poco vincente
Salto con gli sci, 4: non che l’Italia sia mai stata una potenza in questo sport e difficilmente torneranno i tempi di Roberto Cecon, capace di collezionare ben sei vittorie in Coppa del Mondo negli anni ’90. Oggi il solo Giovanni Bresadola esprime un livello tale da fare capolino di tanto in tanto tra i migliori 30, obiettivo che ha mancato di poco in queste Olimpiadi. Poi, anche qui, zero assoluto. E colpevolmente si sta dilapidando anche quanto di buono si era costruito nel settore femminile.
Combinata nordica, 4: il 16° posto di Raffaele Buzzi nella prova dal trampolino piccolo è stata accolta con soddisfazione, perché il classe 1995 è andato oltre i propri limiti. Questo tuttavia la dice lunga su quanto sia sprofondata questa disciplina dopo i fasti ormai lontani di Alessandro Pittin, oggi ancora in gara, ma distante da quell’atleta capace di salire sul podio tra Mondiali ed Olimpiadi. Samuel Costa ha da tempo interrotto il suo processo di crescita, frenato da infortuni e da cause di altra natura. In generale, quasi sempre, l’atavico problema dei nostri combinatisti resta il salto.
Freestyle, 7: finalmente! Uno sport che è stato colpevolmente ignorato per decenni, nonostante assegni vagonate di medaglie. Simone Deromedis ha dimostrato che sin da ora può giocarsi un piazzamento di lusso in qualsiasi competizione di skicross ed ha soli 21 anni. Ancora più giovane Leonardo Donaggio, classe 2003 giunto quinto nello slopestyle. Serviranno anni per raggiungere la forza d’urto delle potenze mondiali, soprattutto in termini quantitativi, tuttavia si sono gettate le basi affinché nel 2026 una medaglia possa giungere anche da questo sport (l’unico ad essere ancora a secco ai Giochi invernali assieme a salto con gli sci e hockey ghiaccio).
Snowboard, 7,5: due medaglie sono un bottino di tutto rispetto. E’ mancato l’oro, non si può negare. Nello snowboardcross è arrivata la conferma di un’Italia sempre competitiva e con nomi nuovi che avanzano alle spalle dei capitani Omar Visintin e Michela Moioli, su tutti Caterina Carpano e Tommaso Leoni. Ancora una volta è mancato all’appello il settore del parallelo, per il qualche la medaglia sembra davvero stregata. Anche in questo caso si intravede finalmente qualcosa nei settori acrobatici, come testimonia la quinta piazza di Emiliano Lauzi nello slopestyle.
Slittino, 7,5: mezzo voto in più per come la squadra italiana sia riuscita ad affrontare a testa alta una situazione difficilissima. La positività al Covid di Kevin Fischnaller poteva mettere la parola ‘fine’ all’Olimpiade dell’intero gruppo tricolore. Non è andata così, con Dominik Fischnaller riuscito ad arpionare un prezioso bronzo, salvo risultare positivo il giorno successivo. A tal proposito, amici di OA Sport, vi proponiamo uno spunto di riflessione: avete fatto caso come i casi di positività al Covid dilagassero nei giorni precedenti alle Olimpiadi, salvo dissolversi quasi del tutto dopo la cerimonia d’apertura, esattamente come era accaduto a Tokyo 2020? E’ solo un caso? A voi la risposta…Tornando allo slittino, si è messo in luce Leon Felderer, un giovane che può crescere ed un ricambio che fa comodo. Nel doppio l’Italia proprio non riesce a compiere il salto di qualità per arrivare a giocarsela con le coppie di riferimento, così come nel singolo donne si vive in un limbo con diverse giovani che per ora non riescono a sbocciare.
Skeleton, 6: meglio gli uomini di Valentina Margaglio, difficile da credere alla vigilia. Il giovane Amedeo Bagnis ha sfiorato la top10, buona anche la 14ma posizione di Mattia Gaspari. Per quanto riguarda Margaglio, le aspettative erano alte ed il 12° posto non può soddisfare. L’azzurra ha dovuto fare i conti con una pista sin troppo complicata per le sue caratteristiche ed ha impiegato molto per comprenderla appieno (ricordiamo che non aveva neanche disputato la gara preolimpica disputata l’autunno scorso). Questa ragazza pratica lo skeleton solo da 5 anni, dopo essersi cimentata in passato nell’atletica e nel bob. In questa stagione è salita sul podio in Coppa del Mondo, anche su budelli molto difficili, concludendo sesta in classifica generale. Aspettiamola con fiducia per il 2026.
Bob, 5. I problemi sono tanti: pochi uomini a disposizione, materiali non all’avanguardia come le grandi potenze e mancanza di una pista su cui allenarsi senza dover andare all’estero. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Il 15° posto di Patrick Baumgartner nel bob a 4, con tanto di quarto tempo assoluto nell’ultima discesa, sembra poca roba, ma almeno simboleggia un piccolo raggio di luce che prova a farsi largo tra le tenebre.
Pattinaggio artistico, 6,5: una buona Olimpiade. Daniel Grassl, settimo nel singolo uomini, è il prospetto più interessante, forse l’unico potenzialmente da medaglia nell’edizione casalinga. Stupendi Charlene Guignard-Marco Fabbri, che hanno disputato la miglior gara della carriera nella danza, agguantando una quinta piazza insperata alla vigilia. Non bene le coppie, mentre l’Italia non era presente nel singolo donne, dove la crisi è profonda e non si vedono ricambi all’altezza di Carolina Kostner.
Speed skating, 8: tre medaglie sono un bottino notevole, che in passato l’Italia aveva raccolto solo a Torino 2006. Francesca Lollobrigida è cresciuta per gradi, sino a raggiungere la piena maturità a 31 anni. La romana non è più solo una specialista della mass start, ma una pattinatrice all-rounder a tutti gli effetti: l’argento nei 3000 metri ed il quarto posto nei 5000 lo testimoniano. Si è consacrato finalmente anche Davide Ghiotto, da tempo nell’elite dei 10000 metri. Servirà lavorare sul team pursuit e sulla mass start maschile, mentre è più difficile il percorso nella velocità, sebbene qualcosa si stia muovendo.
Short track, 9: lo sport migliore dell’Olimpiade per l’Italia. 1 oro, 2 argenti e 1 bronzo, di fatto quasi 1/4 dei podi azzurri in questi Giochi è arrivato da qui. Arianna Fontana si è confermata una fuoriclasse senza tempo, anche se le continue polemiche hanno in parte macchiato i trionfi. Nulla da eccepire sulla grandezza della valtellinese, ma a nostro avviso i risultati ottenuti sul campo, seppur straordinari, non danno il diritto di scegliere il ct di una Nazionale. L’esplosione di Pietro Sighel ha portato due medaglie preziose nelle staffette (mista e maschile): proprio su di lui occorrerà costruire la squadra del futuro, soprattutto se Fontana dovesse ritirarsi (la nostra sensazione è che la vedremo a Milano-Cortina 2026…). Va detto che in campo femminile c’è qualche buon ricambio, ma non si intravedono potenziali campionesse.
Curling, 9: l’Italia non aveva mai vinto niente in questo sport e ciò fa capire la portata dell’impresa di Stefania Constantini ed Amos Mosaner, campioni olimpici nel doppio misto. Un torneo dominato senza perdere una sola partita e sciorinando un livello spettacolare, inavvicinabile per gli avversari. E’ l’impresa che, più di ogni altra, ha fatto breccia nel cuore degli italiani, portando il curling nelle case e rendendolo popolare: speriamo che ora si cavalchi l’onda in vista di Milano-Cortina 2026 e che non torni nel dimenticatoio. Al di sotto delle aspettative, invece, il cammino della compagine maschile.
Foto: Lapresse