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Olimpiadi Pechino 2022. Fu vera gloria per l’Italia? Mancano gli ori per considerarla un’edizione memorabile
L’Italia ha chiuso i Giochi olimpici invernali di Pechino 2022 con un bottino di 17 medaglie. Tantissime, se consideriamo come solo a Lillehammer 1994 ne fossero arrivate di più (20). Eppure viene da chiedersi se quella degli azzurri sia stata vera gloria. D’altronde il numero di eventi inseriti nel programma a Cinque cerchi è cresciuto esponenzialmente nel corso del tempo. Inoltre c’è un dato che dovrebbe far riflettere, ovverosia che diverse nazioni hanno vissuto proprio a Pechino un’edizione dei record.
Alcuni esempi? Cina e Svezia non avevano mai ottenuto tanti ori e tante medaglie quante ne hanno raccolte quest’anno. La Norvegia ha stabilito il primato assoluto di ori nella storia dei Giochi invernali. Il Giappone non aveva mai arpionato un numero comparabile di medaglie. Inoltre anche Olanda, Svizzera e Francia hanno sfiorato (o addirittura eguagliato) dei record relativi al metallo più pregiato o al numero complessivo di podi. Insomma, troppi record battuti per non pensare che siano figli soprattutto dell’ampliamento degli appuntamenti olimpici. Dunque, come rapportare davvero Pechino 2022 alle prestazioni italiche del passato? Semplice, mettendo in relazione il numero di ori e di medaglie con il numero di eventi.
Cominciamo proprio dal metallo più pregiato. In tal senso l’edizione cinese non è poi così entusiasmante. 2 ori su 109 eventi, pari all’1,83%. Si è fatto peggio nove volte, mentre si è fatto meglio ben quattordici, con i picchi di Grenoble 1968 e Lillehammer 1994, quando l’Italia vinse l’11,4% dei titoli messi in palio.
D’accordo, si è vinto poco, ma le medaglie sono state parecchie. In questo campo gli azzurri hanno raccolto 17 podi su 327 a disposizione. Qui cambia tutto, perché significa che il Bel Paese ha fatto proprie il 5,2% delle medaglie conferite in Cina. Quante volte la percentuale è stata più alta? Poche, solo tre. A Lillehammer fu pari al 10,9%. Ad Albertville si attestò all’8,2% e a Salt Lake City al 5,6%. Negli altri venti casi è invece stata inferiore a quella dell’edizione appena terminata.
Insomma, comunque la si voglia guardare, al di là del secondo numero di medaglie più alto di ogni tempo, Pechino 2022 non può salire sul podio delle edizioni migliori di sempre per l’Italia. Il 1994, il 1992 e il 2002 sono state indiscutibilmente migliori. Dopodiché si entra nel campo della disquisizione. Per esempio anche Grenoble 1968 (11,4% degli ori, ma 3,8% delle medaglie), Sapporo 1972 (5,7% di titoli e 4,8% di podi totali) e Calgary 1988 (rispettivamente 4,4% e 3,6%) potrebbero essere considerate migliori (o quantomeno sullo stesso piano) di Pechino 2022.
In conclusione, Pechino 2022 va in archivio come un’edizione dei Giochi da ricordare. Però si può affermare che siano mancati gli ori per considerarla davvero “memorabile”. Sono tuttavia risultati che confermano la tendenza azzurra nei mondiali del quadriennio appena concluso. Inoltre, è evidente come Salt Lake City 2002 sia misconosciuta, forse perché ancora offuscata dai poderosi fasti di Albertville e Lillehammer, ancora molto recenti se rapportati all’ultima Olimpiade americana, che è stata davvero ottima se rapportata alla storia dell’Italia.
Foto: La Presse