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Atletica, Mondiali Indoor 2022. Terza giornata. La finale “al buio” di Gianmarco Tamberi. C’è Larissa Iapichino nel lungo!

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L’Italia punta tutto sull’estro e la classe di Gianmarco Tamberi nella terza e ultima giornata di gare ai Mondiali di atletica a Belgrado. Si chiude con una finale del salto in alto maschile che lascia una porta aperta in chiave podio al campione olimpico azzurro che può approfittare dell’assenza di tanti ottimi interpreti della specialità in una fase in cui la condizione non può essere ottimale.

Il saltatore azzurro ha staccato la spina dopo l’oro olimpico e non ha praticamente gareggiato dall’inizio dell’anno, pur intensificando gli allenamenti nell’ultimo periodo. Ovviamente non potrà essere al meglio ma, dando un’occhiata ai risultati ottenuti quest’anno dai suoi rivali, non dovessero esserci grandi miglioramenti, potrebbe inserirsi nella lotta per il podio. Il primatista stagionale arriva dalla Corea del Sud e si chiama Sanghyeok Woo che ha superato 2.36. La seconda misura stagionale appartiene al neozelandese Hamish Kerr (2.30), poi tutti sotto alla fatidica soglia dei 2.30 quest’anno. Il belga Thomas Carmoy e il polacco Norbert Kobielski gli uomini più “pericolosi” per le ambizioni di podio di Tamberi in una gara oggettivamente di livello non eccelso.

Ci sono anche molti altri atleti che in carriera hanno superato i 2,30, non certo tagliati fuori a priori dalla lotta per il podio: il campione del mondo all’aperto 2007 Donald Thomas delle Bahamas, ora 37enne, il campione sudamericano 2021, il brasiliano Fernando Ferreira, il messicano Edgar Rivera, quarto classificato al mondiale all’aperto nel 2017, il giapponese Naoto Tobe, lo statunitense Darryl Sullivan Jr e il campione svizzero Loic Gasch.

Il salto triplo donne, in programma sempre in mattinata, E’ la gara con il pronostico più scritto di tutte a Belgrado con super favorita la venezuelana Yulimar Royas. Da quando ha vinto il suo primo titolo mondiale indoor a Portland nel 2016, Rojas ha vinto due Campionati del Mondo all’aperto, è diventata la campionessa olimpica e ha collezionato  record mondiali sia indoor che outdoor. Solo la colombiana Caterine Ibarguen è riuscita a batterla in una grande manifestazione internazionale ai Giochi Olimpici di Rio. Rojas detiene il record mondiale indoor, con  15,43 raggiunto a Madrid nel febbraio 2020, mentre il suo record assoluto è di 15,67 che le ha permesso di vincere il titolo olimpico a Tokyo. Quest’anno Rojas è andata vicinissima a migliorare il record mondiale indoor, sempre a Madrid, saltando 15,41 al rientro alle gare da settembre. È andata oltre i 15 metri in tutte e otto le sue competizioni la scorsa estate è l’atleta che è riuscita a restarle più vicina quest’anno, è a 79 cm di distanza, giusto per ribadire il suo dominio.

Thea LaFond è un’altra atleta che ha scritto una pagina importante di storia lo scorso anno. A Tokyo la 27enne è diventata la prima atleta dell’isola caraibica di Dominica a competere in una finale olimpica e il suo 17° posto a Birmingham nel 2018 è stato il miglior piazzamento della sua nazione finora in un evento femminile ai Campionati mondiali indoor. Quest’anno con 14.62 ha la seconda misura. Per il podio ci sono anche la 20enne cubana Leyanis Perez Hernandez, ha migliorato il suo record indoor a 14.47 a febbraio, la giamaicana Kimberly Williams e la spagnola Ana Peleteiro hanno vinto l’argento e il bronzo a Birmingham quattro anni e la portoghese Patricia Mamona, che quest’anno ha un record di 14,17. La medaglia d’argento mondiale di salto in lungo Maryna Bekh-Romanchuk è tra i sei membri della squadra ucraina di Belgrado e oltre alla sua disciplina preferita, il lungo, è iscritta anche al salto triplo, evento in cui si trova quinta nella top list di questa stagione con 14.34. La detentrice del record statunitense Keturah Orji si è avvicinata ai 15 metri all’aperto l’anno scorso e ha saltato 14.28 finora in questa stagione, mentre altri contendenti includono la sua connazionale Tori Franklin e la cubana Liadagmis Povea. Per l’Italia c’è Dariya Derkach che si è spinta fino a 14.26 in stagione.

In mattinata si disputano anche le semifinali delle due staffette 4×400 a cui l’Italia non partecipa e la finale dei 3000 metri uomini che si preannuncia spettacolare. Anche qui sarà battaglia tra etiopi per l’oro anche se qualche outsider da medaglia può anche uscire qualora la gara non fosse impostata su ritmi vertiginosi. La stagione è iniziata con il botto al meeting del World Indoor Tour a Karlsruhe il 28 gennaio, quando l’etiope Berihu Aregawi ha corso in solitaria 7’26”20 per il quinto 3000 indoor più veloce della storia. Aregawi ha anche grande voglia di riscatto dopo aver perso il podio del 10000 ai Giochi di Tokyo. Non da meno sono gli altri due etiopi in gara, Selemon Barega e Lamecha Girma che in stagione hanno dato vita a sfide tiratissime. Girma, medaglia d’argento mondiale e olimpica nei 3000 siepi ha vinto a Lievin e Torun battendo Barega in entrambe le occasioni, ma il campione olimpico dei 10.000 metri ha ribaltato la situazione a Madrid, battendo sul traguardo il suo rivale. Si preannuncia grande battaglia ma gli altri non sono tagliati fuori.

Qualora uscisse una gara tattica come altamente probabile, la rosa dei favoriti si allargherebbe perché dei 35 atleti iscritti, 11 di loro sono andati sotto 7”40 quest’anno. A guidare gli sfidanti per un posto sul podio è lo spagnolo Adel Mechaal, reduce dal quinto posto olimpico dei 1500 e che vanta il record europeo dei 3000 indoor di 7’30”82 ottenuto a Staten Island il 6 febbraio. Un altro che cercherà di rovinare la festa dell’Etiopia sarà il keniota Jacob Krop, il finalista mondiale dei 5000 m 2019 che è stato terzo sia a Karlsruhe che a Torun, con 7’31”90, affiancato dal suo connazionale Daniel Simiu, che ha migliorato in stagione il personale con 7’37”86 a Metz. Attenzione anche a Geordie Beamish, che ha migliorato in stagione il record della Nuova Zelanda con 7’39”50.

Nel pomeriggio solo finali e si inizia con l’asta maschile. Se tra le donne il pronostico più semplice da fare è quello del salto triplo, in campo maschile ci si può lanciare senza pericolo di errore nel pronostico del salto con l’asta. Armand “Mondo” Duplantis non ha rivali e lo ha confermato andandosi a prendere pochi giorni fa proprio sulla pedana di Belgrado il record del mondo con uno stratosferico 6.19. Continuità e solidità per il campione svedese che è una delle star assolute del Mondiale di Belgrado ma anche dell’atletica in generale, uno di quei predestinati in grado di riscrivere la storia di una specialità.

Duplantis è senza dubbio il più forte ma il livello di questa gara è comunque altissimo perché non mancano atleti in grado di attaccare grandi misure, tre dei quali hanno già superato i 6 metri in carriera. Lo statunitense Chris Nilsen, argento a Tokyo, che in stagione ha stabilito un record indoor nordamericano di 6,05 a Rouen e in passato lo ha pure battuto Duplantis, in una competizione NCAA. Duplantis non è l’unico campione olimpico in campo. In gara c’è anche il brasiliano Thiago Braz che, con 6.03, vinse il titolo a Cinque Cerchi in casa a Rio e da allora, però, non è più riuscito a ripetersi ad altissimi livelli, se non a Tokyo quando è riuscito ancora a salire sul terzo gradino del podio. Quest’anno ha superato 5,91.

In carriera ha superato i 6 metri anche lo statunitense KC Lightfoot: accadde un anno fa e in stagione ha superato 5.95 a Dortmund: per il podio c’è anche lui. Da tenere d’occhio anche il francese Valentin Lavillenie, argento europeo indoor un anno fa a Toruno con 5.80, il belga Ben Broeders, l’olandese Menno Vloon che ha superato 5,91 m quest’anno e il campione australiano del Commonwealth 2018 Kurtis Marschall.

Il salto in lungo femminile è la gara più attesa dal pubblico di casa perché la favorita numero e prima inj classifica nelle liste stagionali è la padrona di casa Ivana Vuleta, alias Spanovic, 31 anni e 6.88 raggiunti proprio a Belgrado due settimane fa nell’ultimo warm up prima del Mondiale. Vuleta detiene il record serbo con 7.25, misura con cui vinse il secondo dei tre titoli indoor conquistati in carriera. La principale rivale della serba è Lorraine Ugen, che ha sigillato la vittoria nel World Athletics Indoor Tour con un salto di 6,67 a Madrid all’inizio di questo mese e ha saltato 6,75  per vincere il titolo indoor britannico a Birmingham il mese scorso. La nigeriana Ese Brume è arrivata a 7,17  l’anno scorso e punta al podio come l’ucraina Maryna Bekh-Romanchuk che ha raggiunto 6,92 per vincere il titolo europeo indoor a Torun l’anno scorso. La svedese Khaddi Sagnia è in grande condizione in questa stagione, dove ha un personale di 6,70, mentre la campionessa statunitense indoor Quanesha Burks, quarta a Birmingham, ha raggiunto quest’anno 6.65. Tiffany Flynn si è classificata seconda agli US Championships con 6,49 ma in stagione hè atterrata a 6.66, Akela Jones delle Barbados ha migliorato il record nazionale con 6,80 negli Stati Uniti il mese scorso. Anche la spagnola Fatima Diame può essere della partita dopo il 6,64 di Lievin il mese scorso, mentre la stella nascente italiana Larissa Iapichino un anno fa migliorava il record mondiale indoor Under 20 di 6,91 e quest’anno ha saltato 6,59.

In assenza di Athing Mu, la compagna adolescente che l’ha battuta nella sfida olimpica a Tokyo sette mesi fa, la britannica Keely Hodgkinson è sicuramente la donna da battere a soli 20 anni negli 800 . Hodgkinson arriva a Belgrado non solo con il miglior tempo del mondo nel 2022, ottenuto al Muller Indoor Grand Prix World Athletics Indoor Tour Gold a Birmingham il 19 febbraio, dove ha chiuso con un grande 1’57”20, battendo il record indoor di Jemma Reekie e salendo al sesto posto nella classifica mondiale indoor all time.

Nulla però è scritto perché al via ci sono otto delle dieci donne più veloci nel 2022 e, in particolare, tutte e quattro quelle che hanno corso sotto i 4’: Hodgkinson, la giamaicana Natoya Goule, la campionessa del mondo ugandese Halimah Nakaayi e l’australiana Catriona Bisset. Goule, ottava nella finale olimpica di Tokyo, ha migliorato il record nazionale di 1’58”46 a Lievin così come l’ugandese Nakaay con 1’58”58 di Nakaayi. Bissett, a Birmingham ha stabilito il record australiano con 1’ 59”46 al suo esordio indoor.

Tra le favorite anche Ajee Wilson, statunitense, argento a Portland nel 2016 e di nuovo a Birmingham nel 201, ritirata in semifinale a Tokyo. Il suo record quest’anno è 2’01”38, ma ha vinto tutte e quattro le gare sugli 800 metri a cui ha partecipato. L’Etiopia punta su Habitam Alemu quarta a Birmingham nel 2018 e sesto nella finale olimpica dello scorso anno. Non ha ancora gareggiato negli 800 metri indoor nel 2022, ma è arrivata quarta sui 1500 metri a Torun in 4’02”52.

I 1500 maschili sono una delle sfide più attese di questo Mondiale. Due vere e proprie stelle si affronteranno in una gara che promette scintille: la medaglia d’oro olimpica Jakob Ingebrigtsen della Norvegia e il campione in carica, l’etiope Samuel Tefera. La sfida del mese scorso a Lievin ha prodotto il nuovo record del mondo firmato da Ingebrigtsen con 3’30”60. La gara di Lievin è stata l’unica uscita di Ingebrigtsen della stagione indoor. Per Tefera il record stagionale è attestato sul 3’33”70 fatto segnare a Lievin. Il terzo incomodo potrebbe essere il keniano Abel Kipsang, quarto nella finale olimpica dell’anno scorso e vittorioso a Birmingham il mese scorso in 3’34”57. In corsa per il podio anche due britannici, Neil Gourley, che ha fatto segnare 3’35”32 a Boston il mese scorso e George Mills, che ha impressionato a Birmingham il mese scorso quando ha migliorato il personale con 3’36”03. Gli outsider sono l’australiano Oliver Hoare, lo spagnolo Ignacio Fontes, il tedesco Robert Farken, l’etiope Teddese Lemi, l’irlandese Andrew Coscoran e gli statunitensi Josh Thompson e Sam Prakel.

Nei 60 ostacoli uomini c’è un grande favorito per questa gara e si tratta dello statunitense Grant Holloway che vuole rfarsi anche solo parzialmente dalla sconfitta nella finale olimpica contro il giamaicano Parchment, andandosi a prendere il titolo mondiale dei 60 ostacoli indoor. Holloway in stagione ha fatto segnare 7”35 ed è nettamente in testa alle graduatorie mondiali. L’unica vera alternativa a Holloway appare il francese Pascal Martinot-Lagarde che quest’anno ha fermato il cronometro a 7”46, ad un solo centesimo dal personale e possiede i talenti per mettere in difficoltà il più titolato rivale. Il suo compagno di squadra francese Wilhem Belocian ha vinto il titolo europeo dei 60 metri a ostacoli a Torun l’anno scorso con un record personale di 7”42 ma quest’anno non è ancora riuscito ad avvicinare il suo personale. Ci proverà nell’appuntamento più importante per dare l’assalto al podio. Anche il connazionale di Holloway, Jarret Eaton, che quest’anno ha corso in 7”47, punta ad una medaglia. Gli altri pretendenti sono il polacco Damian Czykier (7”48), i britannici Andy Pozzi (modesto 7”59, per ora, in questa stagione) e Dave King (7”57). Per l’Italia c’è Hassane Fofana mentre all’appello manca il bronzo europeo Paolo Dal Molin, a causa del riacutizzarsi di un fastidio all’anca

Prima dell’anno scorso l’Olanda non aveva mai partecipato alla 4×400 femminile in nessuna competizione indoor internazionale di alto livello ma ai Campionati Europei indoor di Torun, il forte quartetto olandese non solo ha vinto l’oro, ma ha anche battuto il record del campionato con 3’27”15. Femke Bol, Lieke Klaver e Lisanne de Witte, assieme a Eveline Saalberg, rappresenteranno la squadra da battere a Belgrado. La sfida sembra con la Polonia medaglia d’argento mondiale e olimpica, oro alle ultime due edizioni degli European Indoors e argento ai World Indoors 2016 e 2018. Al via tre delle atlete che hanno portato la Polonia all’argento olimpico lo scorso anno, Justyna Swiety-Ersetic, Natalia Kaczmarek e Iga Baumgart-Witan.

La Giamaica si affida ad atlete del calibro di Stephenie Ann McPherson e Roneisha McGregor e dunque ha le carte in regola per giocarsi un posto sul podio, gli Stati Uniti hanno vinto questo titolo nelle ultime tre edizioni. Lynna Irby, che ha fatto parte della squadra vincitrice della medaglia d’oro olimpica degli Stati Uniti, e la tre volte campionessa mondiale della 4×400 Jessica Beard faranno del loro meglio per confermare gli Usa sul tetto del mondo. Anche la Gran Bretagna, vincitrice di questo titolo nel 2012, dovrebbe essere in lizza per le medaglie. La specialista degli 800 Keely Hodgkinson è la star della formazione. Canada, Belgio, Irlanda, Spagna e Slovenia possono fare il “colpaccio” ma sarebbe una grande sorpresa.

Gli Stati Uniti hanno collezionato sei successi negli ultimi sette campionati mondiali nella 4×400 maschile ma non sono i campioni in carica perchè quattro anni fa furono sconfitti dalla Polonia che fece segnare il record mondiale di 3’01”77. A Belgrado gli Stati Uniti hanno il campione del mondo in carica degli 800 metri all’aperto Donavan Brazier e l’ostacolista Trevor Bassitt. Liemarvin Bonevacia dall’alto del suo 45”48, cercherà di trascinare la forte squadra olandese che punta all’oro dopo l’argento olimpico alle spalle degli Stati Uniti a Tokyo. Tre quarti della squadra d’argento in Giappone sono a Belgrado: Bonevacia, Tony van Diepen e Terrence Agard.

Attenzione anche al Belgio che schiera tutti gli atleti quarti classificati a Tokyo: i fratelli Borlee, Kevin e Dylan, Alexander Doom e Jonathan Sacoor. Anche la Spagna potrebbe dire la sua nella lotta al podio con Manuel Guijarro, Bruno Hortelano-Roig e Bernat Erta, tutti tra i primi 12 nella lista stagionale individuale.

Foto: LaPresse

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