Formula 1
F1, Mercedes presuntuosa nel progetto e in crisi di identità a Jeddah: macchina nuova a Barcellona, ma il Budget Cap…
Fatti e non parole. Se è vero che Red Bull e Ferrari sono partite con il piede giusto nel Mondiale 2022 di F1, seguendo due filosofie progettuali molto diverse, la Mercedes non c’è al momento. Al di là del colpo di “kappa” di Lewis Hamilton in Bahrain, bravo comunque a cogliere l’harakiri di Milton Keynes, a Jeddah le Frecce d’Argento hanno confermato i propri problemi e posto l’accento su un altro aspetto.
Si parte da quello che già si sapeva alla vigilia: W13 non veloce. I 32.732 rimediati da George Russel (quinto), nonostante la presenza della Safety Car, sono lì a mandare un messaggio. Un progetto presuntuoso quello della Stella a tre punte, con l’idea di pescare tutti in contropiede con l’adozione delle pance che “ci sono e non ci sono”. L’intenzione dei tecnici della scuderia di Brackley era chiara: ridurre al massimo gli ingombri in quella zona e avere un unico flusso di entrata sul fondo da proiettare poi in alto grazie al diffusore. Si voleva minimizzare la resistenza l’avanzamento, pensando che il carico aerodinamico fosse sufficiente per avere dei benefici anche in curva.
Mercedes, però, ha commesso l’errore di sottovalutare i propri avversari, non immaginando che le pance presenti sulle altre vetture non necessariamente dovessero rappresentare un ostacolo dal punto di vista aerodinamico. Nei fatti, soprattutto nel caso della Ferrari, i sidepods dalla forma ellittica hanno la funzione di creare tanta deportanza e fare in modo che la vettura di Maranello abbia una grande quantità di downforce. Non a caso la F1-75 è quella che finora ha avuto un miglior comportamento in curva. Discorso diverso per Red Bull che è una sorta di via di mezzo tra Ferrari e Mercedes, avendo allo stato attuale delle cose dei grossi benefici in termini di efficienza.
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E la W13 allora? Per compensare l’assenza di carico, i tecnici Mercedes sono stati costretti a usare il metodo più semplice, ovvero caricare le ali. Una soluzione però chiaramente inefficace perché causante il problema del drag (resistenza all’avanzamento) di cui ha parlato Toto Wolff. In più, c’è anche la questione del pompaggio di cui la vettura anglo-tedesca soffre più di altre e l’obbligo è quello di viaggiare a un’altezza superiore delle rivali. Risultato: prestazione pura scadente.
Ciò detto, a Jeddah si è evidenziato anche una criticità di identità. Che cosa vuol dire? Il metodo di lavoro seguito dal box di Lewis Hamilton è parso come quello che, sapendo che meglio di quinto/sesto non si fa, cerca di stravolgere l’assetto della monoposto per trovare la pietra filosofale. E’ comprensibile per chi è abituato a frequentare certi habitat pensarla in questo modo, ma alla fine della fiera per Lewis è arrivata una qualifica conclusa in Q1 e un decimo posto anonimo in gara.
E ora? Si parla di una macchina profondamente modificata a Barcellona (Spagna), con l’introduzione di un nuovo fondo in Australia. Idee quindi ve ne sono, ma servirà anche fare i conti con il Budget Cap e il limite di 140 milioni. Parlando di una vettura da modificare profondamente, è lecito pensare che gli investimenti non siano pochi, senza contare che gli altri non staranno ad aspettare che le Frecce d’Argento risorgano dalle ceneri, non dimenticandoci di un propulsore (Mercedes) con tanti punti interrogativi sulla sua bontà.
Foto: LaPresse