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Tennis, il confronto tra Carlos Alcaraz e Rafael Nadal alla stessa età. Il mancino di Manacor era già re della terra rossa
In molti, nel confronto tra due epoche di tennis ben distinte nella storia, eppure ancora unite dalla presenza di tutti i grandi nomi del tempo, si fanno una domanda. E inevitabilmente l’accento si pone sulla Spagna, anzi su Carlos Alcaraz, colui che si suppone erede designato, e Rafael Nadal, il più grande esponente del Paese in questo sport.
La precocità dei talenti di entrambi porta a chiedersi: all’età attuale di Alcaraz cos’aveva già fatto Nadal? Per rispondere, abbiamo utilizzato un metro di paragone chiaro. Il murciano oggi ha 18 anni, 11 mesi e 13 giorni, la stessa età che aveva il mancino di Manacor il 16 maggio 2005. Curiosamente, c’è una differenza di un giorno di permanenza sulla Terra: 6922 giorni per Nadal, 6923 per Alcaraz. Potenza dei calendari e degli anni bisestili. In ogni caso, il dettaglio è del tutto irrilevante in questa fattispecie.
Prima di iniziare l’analisi, va fatta una precisazione storica perché si parla anche degli anni dal 2003 al 2005. In questo periodo, la divisione dei tornei ATP era differente. Gli attuali 250 erano gli International Series, i 500 corrispondevano agli International Series Gold e i Masters Series sono poi diventati i Masters 1000.
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CARLOS ALCARAZ
Fino ad oggi, Alcaraz ha raccolto i seguenti risultati: tre tornei ATP, di cui un 250 (Umago 2021), un 500 (Acapulco 2022) e un 1000 (Miami 2022). Sono anche le uniche tre finali giocate dal murciano sul circuito maggiore, se si eccettuano le ATP Next Gen Finals 2021 a Milano, il cui valore è inficiato dal fatto che il sistema di punteggio è diverso (che non assegni alcun punto ATP è relativo: anche la Coppa Davis del tempo che fu li ha accordati a corrente alternata). A livello Slam è arrivato già ai quarti di finale agli US Open nel 2021. Come prima vittoria tra i grandi vanta quella ottenuta al 500 di Rio nel 2020 contro il connazionale Albert Ramos-Vinolas.
Ha finora battuto sette volte un top ten: nel 2021 il greco Stefanos Tsitsipas a New York, Matteo Berrettini a Vienna (500), Jannik Sinner a Parigi-Bercy (1000), di nuovo Berrettini ad Acapulco, e poi, quasi in fila a Miami, Tsitsipas (ottavi), il polacco Hubert Hurkacz (semifinale) e il norvegese Casper Ruud (finale). Si trova all’11° posto nel ranking ATP. Non ha mai perso al primo turno di uno Slam, benché abbia chiuso due volte al secondo turno e altrettante al terzo.
RAFAEL NADAL
Nello stesso momento della carriera, Nadal aveva colto già risultati ben superiori. Gli mancava ancora l’acuto Slam, che però sarebbe arrivato di lì a pochissime settimane. Era un tennis diverso, con le finali 1000 che si giocavano al meglio dei cinque set: un dettaglio fondamentale da tenere a mente. Così come è da tenere a mente il fatto che non abbia partecipato a Roland Garros e Wimbledon nel 2004 per una frattura da stress alla caviglia sinistra. Impossibile dire cos’avrebbe fatto, perché sui prati, nel 2003, era arrivato al terzo turno in grande stile. Arrivò poi allo stesso punto agli Australian Open 2004, e l’anno dopo qui migliorò ancora portando al quinto set Lleyton Hewitt, che sarebbe poi arrivato in finale contro Marat Safin: l’ultimo australiano finalista Slam non riuscì a contenere una delle versioni più belle mai viste del russo.
Soprattutto, Nadal il numero 1 del mondo l’aveva già battuto. Sconfisse Roger Federer nell’ormai famosissimo confronto di Miami 2004: 6-3 6-3 al terzo turno. Nel 2003 aveva già sconfitto altri due top ten: i connazionali Albert Costa a Montecarlo e Carlos Moya ad Amburgo. Inoltre, a fine 2004, superò Andy Roddick nel secondo singolare della finale di Coppa Davis a Siviglia, diventando il più giovane giocatore di una squadra finalista a portare a casa un punto. Questo si rivelò peraltro fondamentale per il successo iberico. Nel 2005 sconfisse ancora gli argentini Guillermo Canas e Guillermo Coria nei quarti e in finale (in quattro set) a Montecarlo. Sono sei successi su top ten all’età sopracitata.
Quando Coria era paradossalmente di poco fuori dai primi dieci, però, fu il coprotagonista di una delle finali che hanno fatto la storia degli Internazionali d’Italia. Al Foro Italico di Roma si giocava ancora sullo “Stadio dei Crampi”, il vecchio Centrale poi demolito due anni dopo per far posto all’attuale. Si iniziò nel pomeriggio e l’incontro finì alla sera, con le luci artificiali accese: 6-4 3-6 6-3 4-6 7-6(6) fu il risultato finale. Poche settimane dopo avrebbe vinto il primo Roland Garros della sua vita. Ed era già top ten stabile: dopo Roma guadagnò la quinta posizione del ranking. Con quella romana furono 6 le vittorie in finali ATP del maiorchino, tutte ottenute sulla terra. Le due finali perse, invece, lo erano state sul duro: una fu la prima ad Auckland, nel gennaio 2004, contro lo slovacco Dominik Hrbaty, l’altra fu contro Federer a Miami 2005 (dove si trovò avanti di due set). Un Federer, che, quell’anno, avrebbe perso solo quattro partite.
Avendo vinto Montecarlo, Barcellona e Roma, era già chiaro che Nadal sarebbe arrivato al Roland Garros da favorito. In breve, era già il re della terra rossa e un fortissimo giocatore che sarebbe diventato campione. Sono, i suoi, numeri praticamente irripetibili nella storia futura del tennis. Anche per Alcaraz, che pure di risultati significativi ne ha ottenuti, ma ancora non allo stesso tipo di livello.
Foto: LaPresse