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Ciclismo
Giro d’Italia 2022, quale sarà la Cima Coppi? Una vetta che ha fatto la storia…
Partirà fra due giorni il Giro d’Italia 2022. Budapest sarà la città che ospiterà le battute iniziali dell’edizione numero 105 della Corsa Rosa per scoprire chi sarà il nome che succederà ad Egan Bernal nell’albo d’oro. Quest’anno il gruppo affronterà quasi 51000 metri di dislivello, con tante montagne che potranno fare la differenza; tra di loro, la Cima Coppi di quest’anno, una vetta storica per il nostro ciclismo: il Passo Pordoi, con i suoi 2239 metri.
Una salita non impossibile a livello di pendenze, con una pendenza di poco superiore al 6%, ma inserita quest’anno nella ventesima e penultima tappa, in mezzo al Passo San Pellegrino e l’arrivo sul Passo Fedaia. Scalata quest’anno dal versante di Canazei e ‘recuperata’ dallo scorso anno (quando non si transitò a causa del maltempo), sarà uno snodo cruciale per chi vorrà vincere il Giro, come spesso accaduto nelle 34 frazioni in cui si è passati durante la storia della corsa.
Per ricordare la prima volta su questa storica montagna, bisogna riavvolgere il nastro fino al 5 giugno 1940. Quell’occasione ci regalò un episodio cruciale della rivalità tra Fausto Coppi e Gino Bartali: il giovane Airone, non ancora ventunenne, era sorprendentemente maglia rosa nonostante partì come gregario di ‘Ginettaccio’, che uscì presto di classifica per una caduta nella seconda frazione. Proprio su un Pordoi innevato Coppi andò in crisi ed era sull’orlo del ritiro, quando Bartali andò verso di lui e, tra parole di incoraggiamento ricordando i sacrifici della sua famiglia, un insulto (storico il ‘Sei solo un’acquaiolo’ inteso come gregario) e la faccia buttata in mezzo alla neve, convinse il suo giovane compagno a ripartire vincendo così quel Giro: ciclismo di altri tempi.
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Sette anni Coppi ebbe la sua rivincita, dimostrando di essere ormai diventato il Campionissimo che ancora oggi ricordiamo: andò in fuga con Bartali e, approfittando di un salto di catena del suo rivale sul Falzerago, si involò da solo verso il Pordoi dove riuscì a riscrivere la classifica e a strappargli la Maglia Rosa, portata fino a Milano. Dopo quella pesantissima ‘cotta’, del 1940, il Pordoi divenne una delle salite più rappresentative per Fausto, passato per ben cinque volte in vetta in carriera e guadagnandosi un monumento a lui dedicato, anche se tre anni dopo una brutta caduta lo costrinse ad un prematuro ritiro a causa della frattura del bacino.
Nel corso degli anni il Pordoi è stato teatro di altre grandi imprese; tra gli episodi storici, la fuga solitaria di Laurent Fignon nella ventesima tappa del Giro 1984, con cui strappò la Maglia Rosa a Francesco Moser; non bastò però al francese, che venne battuto nella cronometro conclusiva di Verona. Sette anni dopo, nel 1991, Franco Chioccioli mise il punto esclamativo su una Corsa Rosa da lui dominata (19 giorni con la maglia da leader), con l’iberico Marino Lejarreta, fino a quel momento il suo rivale più accreditato, che crollò buscandosi sei minuti.
E poi, la tredicesima tappa del 2001, teatro di una doppia scalata: a vincere fu il messicano Julio Alberto Perez Cuapio, uno che in salita andava come un demonio ma non proprio dedito alla vita da professionista. Ma al suo fianco c’era Gilberto Simoni, che gli lasciò il successo dopo aver coronato la sua rincorsa su Dario Frigo, leader della generale fino a quel pomeriggio: ‘Gibo’ era contento così, per aver ottenuto quella maglia rosa che terrà poi fino a Milano. Questi sono solo alcuni dei momenti storici del Pordoi, una salita che ha scritto tante, bellissime pagine del Giro d’Italia: l’augurio è che anche quest’anno possa scriverne ancora.
Foto: LaPresse