Formula 1
Ferrari e Ducati, due facce della stessa medaglia: ottimi mezzi, ma entrambe non sono pronte per i Mondiali di F1 e MotoGP
Le due Rosse in “Rosso”? Decisamente sì. I due marchi più prestigiosi del Motorsport italiano, Ferrari e Ducati, costretti a fare i conti con Mondiali che stanno sfuggendo di mano. La scuderia di Maranello confidava in una risposta decisa a Baku, in Azerbaijan, ma il responso della pista è stato infausto: il doppio ritiro delle monoposto del monegasco Charles Leclerc, quando era in testa, e dello spagnolo Carlos Sainz sono stati aggravati anche dai problemi tecnici dei team clienti, con lo stesso motore.
E così la Red Bull sembra già aver messo in cassaforte l’iride, nonostante una stagione lunghissima con ancora 14 GP da disputare. La sensazione, infatti, è che sia il team a mancare quando è il momento più importante. Per un motivo o per l’altro in gara gli ottimi presupposti delle qualifiche non hanno mai un seguito e le rotture in territorio azero rischiano di avere delle conseguenze anche nelle prossime gare per il numero limitato di componenti da usare per una stagione, come previsto dal regolamento. E così quel titolo iridato di Kimi Raikkonen nel 2007 probabilmente sarà sempre più impolverato.
Non sorride la Ducati, come detto, visto che il team-leader, Francesco Bagnaia, dopo l’ultimo zero in Catalogna è quinto a -66 dalla vetta occupata dal francese Fabio Quartararo. Un percorso con tanti rimpianti per il piemontese che tra errori e incomprensioni con il team non ha saputo dare costanza al proprio rendimento, contrariamente a quanto fatto da Quartararo con la Yamaha. Per questo le due vittorie a Jerez de la Frontera e al Mugello a poco sono servite, considerati i tre zero collezionati. Anche in questo caso il 2007 di Casey Stoner è una sorta di miraggio.
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Del resto, tornando alla Ferrari, si fanno le stesse riflessioni visti il -34 di Leclerc da Max Verstappen e il -80 nella classifica costruttori da Red Bull. I due marchi italiani, quindi, nonostante mezzi importanti, vedono l’El Dorado sempre più lontano.
Foto: LaPresse