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F1, “Charles il mai domo”. Leclerc può recuperare 38 punti, ma la Ferrari deve avere il coraggio di puntare su di lui

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Il Mondiale di F1 non è ancora deciso. Con la splendida vittoria nel Gran Premio d’Austria, Charles Leclerc ha rilanciato il guanto di sfida a Max Verstappen. Soprattutto ha rilanciato sé stesso dopo un lungo periodo difficile. Al trionfo ottenuto in Australia lo scorso 10 aprile, per il monegasco ha fatto seguito una sequela di delusioni. Ben quattro successi sfumati per colpe non sue (in Spagna e in Azerbaigian ha ceduto la power unit, Monaco e Gran Bretagna sono invece stati palcoscenici di una discutibile gestione strategica da parte del muretto Ferrari) hanno rappresentato amari bocconi difficili da deglutire. Ieri, invece, ha pasteggiato solo con champagne e miele. Esattamente a tre mesi di distanza dall’affermazione di Melbourne, il ventiquattrenne del Principato è tornato a passare per primo sotto la bandiera a scacchi.

Lo ha fatto in grande stile, dando una sonora lezione al Campione del Mondo in carica e stringendo i denti quando il pedale dell’acceleratore della sua F1-75 ha cominciato a fare i capricci. Spielberg dimostra come la prima guida della Scuderia di Maranello debba essere Leclerc. Non solo Carlos Sainz è stato perennemente sovrastato nelle prestazioni, come peraltro avvenuto in quasi tutte le gare del 2022, ma il ritiro dello spagnolo ha cambiato completamente i connotati della classifica iridata. Charles, ora, è a 38 punti da Max. L’iberico è sprofondato a -75. Siamo arrivati al giro di boa della stagione e non ci sarebbe alcuno scandalo nel porre gerarchie, soprattutto perché non sarebbero decise a priori, bensì sulla base dei fatti e dei verdetti emessi dalla pista.

Un ritardo di 38 lunghezze può essere recuperato in undici GP e, proprio per questo, bisognerebbe mangiarsi le mani per i 26 punti letteralmente gettati alle ortiche tra Montecarlo e Silverstone. Tuttavia è inutile recriminare e piangere sul latte versato. Quel che è fatto è fatto, ora si deve guardare al futuro e alla seconda metà del Mondiale. La Ferrari ha una certezza, ovverosia quella di avere a disposizione un fuoriclasse, capace di mettere sul piatto “qualcosa in più” quando serve, gettando il cuore oltre l’ostacolo. Come ieri. Forse fino all’anno scorso era ancora acerbo, commetteva qualche errore di troppo e, di tanto in tanto, andava oltre il limite. C’era però una differenza enorme rispetto a oggi. Non correva per il titolo e aveva per le mani una vettura meno competitiva di altre. Dunque, si prendeva più rischi del dovuto. A volte andava bene, altre male. Ora è diverso, il Principino si direbbe maturo per diventare Re. Certo, spodestare Verstappen non sarà facile, ma Leclerc è l’unico a poterci provare e tenterà fino a quando la matematica gli darà una chance.

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Forse è proprio questa la più grande qualità di Leclerc, il fatto di essere irriducibile. Non molla mai, da’ sempre il 100% per la causa ferrarista e sa giocare di squadra. Altri, dopo quanto accaduto in Gran Bretagna, sarebbero andati in escandescenze e avrebbero fatto fuoco e fiamme. Lui no, ha contenuto tutta la rabbia e la frustrazione dentro di sé, scatenandole nel modo più produttivo possibile per dare un segnale equivocabile a chi non si è accorto, o non vuole accorgersi, quale sia l’uomo su cui puntare per provare a riportare il titolo iridato a Maranello a 15 anni di distanza da quando ci riuscì Kimi Räikkönen. Basta volerlo per davvero.

Foto: @RACINGPICTURE

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