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Atletica, Italia: serve realismo. Tokyo 2020 una meravigliosa eccezione, sarà un Mondiale complesso

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L’Italia ha giganteggiato nell’atletica leggera alle Olimpiadi di Tokyo 2020, conquistando addirittura cinque medaglie d’oro: record assoluto di titoli in un’unica edizione dei Giochi, nelle precedenti otto avventure a cinque cerchi si erano portati a casa complessivamente quattro titoli. Un’exploit straordinario nella Regina degli Sport, dove il Bel Paese si è rivelato vulcanico e dominante: l’apoteosi totale del 1° agosto con i trionfi di Marcell Jacobs sui 100 metri (impresa millenaria) e Gianmarco Tamberi nel salto in alto, le magie dei marciatori Antonella Palmisano e Massimo Stano, il sigillo mastodontico della 4×100 con l’iconica ultima frazione di Filippo Tortu.

Vittorie indimenticabili e già entrate nella storia dello sport tricolore, soprattutto perché provenienti dalla disciplina con più concorrenza a livello internazionale e in cui l’Italia aveva spesso faticato non soltanto a imporsi ma anche a mantenersi galla negli ultimi decenni. La scorsa estate è stata proprio l’atletica leggera a trascinare l’intera Nazione e a regalare un’Olimpiade memorabile. Il secondo posto nel medagliere in terra giapponese, preceduti soltanto dalla corazzata statunitense (parlando esclusivamente di atletica), è decisamente significativo e rimarchevole.

Alla vigilia dei Mondiali, che andranno in scena a Eugene (Oregon, USA) dal 15 al 24 luglio, la situazione non è di certo rose e fuori. Gli azzurri si presentano alla rassegna iridata con diversi acciacchi alle spalle, le punte di diamante della spedizione italiana non sono in perfette condizioni fisiche e c’è il rischio concreto che facciano fatica a esprimersi nel miglior modo possibile. Non per mettere le mani avanti, ma oggettivamente serve realismo: Tokyo 2020 resta una magnifica favola, una meravigliosa eccezione che appare difficilmente ripetibile. Bisogna restare con i piedi per terra e avvicinarsi all’evento a fari spenti.

Atletica, Marcell Jacobs e un Mondiale al buio. Problemi fisici e mai sotto i 10″: ma in una gara secca…

Marcell Jacobs ne ha passate di tutti i colori: gastroenterire, infortunio al bicipite sinistro, fastidio al gluteo. Gianmarco Tamberi sta accusando delle criticità con la gamba di stacco. Antonella Palmisano non sarà nemmeno presente a causa di un infortunio. Fausto Desalu non è riuscito a distinguersi, Filippo Tortu sembra avere carburato con il 20.15 in Svizzera sui 200 metri. Massimo Stano invece è molto convinto dei propri mezzi, pronto alla nuova avventura nella 35 km. Non ci saranno il pesista Zane Weir e il quattrocentista/ostacolista Alessandro Sibilio, sfortunatamente fermi ai box.

Vero che Sara Fantini e Roberta Bruni si presentano dopo aver firmato il record italiano rispettivamente nel lancio del martello e nel salto con l’asta. Altrettanto vero che Elena Vallortigara salirà in pedana con il secondo accredito mondiale stagionale (1.98) nel salto in alto. Vero che Ayomide Folorunso ha sfiorato il primato nazionale sui 400 ostacoli. Sono carte valide, ma che per svariati motivi rischiano di non potersi esaltare in un evento di questo calibro. L’Italia dovrà sperare che le proprie stelle recuperino la condizione e sappiano tirare fuori il loro talento nel momento che conta.

Gli ultimi precedenti ai Mondiali sono davvero lacunosi: 1 medaglia di bronzo (Eleonora Giorgi nella 50 km di marcia non olimpica) e 7 finalisti complessivi nel 2019; il bronzo di Antonella Palmisano nella 20 km e solo due finalisti complessivi nel 2017. Si invertirà la rotta a Eugene? Ci sarà poi l’eventuale opportunità di un appello agli Europei, in programma a Monaco (Germania) nel mese di agosto.

Foto: Lapresse

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