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Gianmarco Tamberi e una lezione di talento: fortificato dalle difficoltà, un 2.33 inventato e un podio sfiorato
Gianmarco Tamberi è un agonista nato: quando si trova in gara, nel momento che conta, riesce a tirare fuori il suo lato migliore, a esaltarsi, a caricarsi nel corpo a corpo animalesco dell’agone in pedana. Grinta, caparbietà e tenacia sono le doti sportive più acclarate ed evidenti del Campione Olimpico di salto in salto, che ha sempre fatto leva su queste caratteristiche per emergere ai massimi livelli in campo internazionale. Un uomo che non arretra di fronte alle difficoltà, ma che anzi si fortifica quando si trova con le spalle al muro.
L’infiammazione al nervo della gamba di stacco ha minato la sua marcia di avvicinamento ai Mondiali, nelle qualificazioni è riemerso per ben due volte dalle sabbie mobili (si è salvato a 2.25 e a 2.28 al terzo tentativo), sembrava spacciato e senza speranze in finale, ma come sempre ha tirato fuori il coniglio dal cilindro e si è superato. Gianmarco Tamberi non è riuscito a conquistare una medaglia in una gara di elevatissimo spessore tecnico, ma il quarto posto arpionato a Eugene ha un peso specifico enorme: in condizioni fisiche precarie ha saputo battagliare ai massimi livelli e ha dimostrato di essere un punto di riferimento.
Atletica, Gianmarco Tamberi accarezza la medaglia ai Mondiali! 4° con 2.33, Barshim vince con 2.37
Lo ha fatto con una rincorsa condizionata da quel fastidio e con le stelle che si facevano vedere a ogni passo, lo ha fatto in una stagione che all’aperto non gli aveva regalato più del 2.30 di Ostrava, ci è riuscito al cospetto di avversari straordinari, ci è riuscito quando molti altri avrebbero alzato bandiera bianca. Ha superato 2.30 al terzo tentativo con un approccio tattico da fuoriclasse, poi il 2.33 al secondo assalto è una magia da manuale che andrebbe studiata per avvicinamento all’asticella, scavalcamento in apnea e richiamo delle gambe.
La medaglia era possibile, ma la precisione di Andriy Protsenko a 2.33 (bronzo), la capacità di Sanghyeok Woo di tirarsi fuori dalle difficoltà (2.33 alla terza, poi argento con 2.35) e la serata impeccabile di Mutaz Essa Barshim (2.37 con percorso netto, oro sacrosanto) hanno vanificato gli sforzi del nostro portacolori. “Non me ne faccio nulla della medaglia di legno“, ha dichiarato il ribattezzato Gimbo ai microfoni della Rai. Uno sfogo sostenuto però anche dalla consapevolezza di avere tirato fuori il massimo da un momento difficile: “Se faccio 2.33 in queste condizioni, allora se fossi al massimo della forma…“.
La scorsa estate lo era e si laureò Campione Olimpico. L’assalto alla medaglia d’oro dei Mondiali outdoor, l’unica che gli manca nel suo glorioso palmares, è rinviato al prossimo anno (a Budapest). Oggi, però, il capitano della nostra Nazionale ha dato l’ennesimo esempio di cosa significhino professionalità, attaccamento alla maglia, talento e cuore. Un eroe romantico (e a 40 giorni dal matrimonio con la sua Chiara non potrebbe essere altrimenti) che forse ci regalerà qualcosa agli Europei in programma tra tre settimane a Monaco. L’azzurro è stato chiaro: “Il mio primo pensiero è curarmi“. Vedremo se sarà in pedana in terra tedesca per andare a caccia della rivincita, il rivale di riferimento sarebbe Protsenko.
Foto: Lapresse