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F1, Ferrari gran macchina, forse la migliore. Ma la squadra non è pronta per il Mondiale

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Uno dei grandi dilemmi che accompagnavano il via del Mondiale di Formula Uno 2022 era chiaro: la Ferrari sarà davvero pronta a combattere per vincere il titolo piloti e costruttori? La domanda era importante per diversi motivi, e non solo perché sfidare occhi negli occhi una corazzata come la Red Bull, e Max Verstappen, non è certo simile ad una passeggiata di salute.

Ogni addetto ai lavori, ed i tifosi, non potevano che domandarsi se la scuderia di Maranello fosse pronta per la grande impresa. Non è sufficiente, come si sta vedendo, assemblare una vettura di primissimo ordine, occorre anche molto altro. Per un team che non vince un titolo dal 2007 con Kimi Raikkonen, e non lotta fino all’ultima gara ormai da un decennio (correvano i tempi di Fernando Alonso), mantenere la concentrazione e gestire la pressione, non rappresentava un compito facile.

Non lo è per nessuno, figuriamoci per una squadra come la Ferrari, costretta a convivere con una pressione indicibile. Il primo passo fondamentale, la vettura, è stato compiuto nel migliore dei modi. Sin dall’avvio la F1-75 si è dimostrata una macchina competitiva e, con il passare delle gare, viene sviluppata in maniera efficace e produttiva. Il neo, e che neo, è l’affidabilità. Senza le rotture della Power Unit la monoposto con il Cavallino Rampante sulla fiancata sarebbe pressoché perfetta.

Veloce sul dritto, la migliore in curva, eccezionale in qualifica e, ora, sempre più performante anche in gara. Anche il comportamento con le gomme sta migliorando in maniera evidente e, oggettivamente, si fa parecchia fatica in questo momento a dire che la Rossa non sia la monoposto migliore del lotto. Già, ma il titolo sta andando sempre più verso il binomio Max Verstappen-Red Bull. Per quale motivo?

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Le motivazioni sono numerose e, come detto, l’inesperienza del combattere ai più alti livelli si sta facendo sentire, sotto diverse forme. Come non ricordare gli errori di strategia, costati vittorie pesanti tra Monte-Carlo e Silverstone (per quel che riguarda Charles Leclerc), oppure le rotture che hanno sottratto altri successi (e punti) tra Spagna e Azerbaijan. Ma, realisticamente, c’è anche dell’altro. Abbiamo già detto, per esempio, di un muretto box spesso lacunoso, oppure di un team che non ha saputo gestire gli ordini di scuderia nella maniera migliore.

Ora dobbiamo toccare il capitolo piloti. Charles Leclerc e Carlos Sainz sono una coppia di piloti eccellente, non ha senso prenderci in giro, ma a entrambi manca ancora “qualcosa” per puntare veramente al titolo iridato. Sia ben chiaro, rimangono ancora 10 gare al termine del campionato in corso e tutto può ancora accadere, ma rimontare rispettivamente 63 e 89 punti all’olandese assomiglia parecchio ad una impresa epocale, se non oltre.

Il monegasco, almeno sulla carta, era ed è la freccia più importante all’arco della scuderia emiliana. In qualifica è quasi implacabile. 7 pole su 11 tentativi (in Canada, da penalizzato, prese parte alla sessione solo per onor di firma) sono un ruolino di marcia impressionante, ma le 3 sole vittorie stanno segnando un solco troppo evidente verso il titolo. Lo spagnolo, dal canto suo, ha mosso passi in avanti importanti nel corso delle settimane ma, al momento, non sembra ancora avere le potenzialità del vicino di box per sognare davvero in grande.

Charles Leclerc sarà ancora, e lo sarà anche nel futuro, il candidato più papabile per il titolo in casa Ferrari. Nonostante una progressione evidente sotto ogni punto di vista, al classe 1997 serve ancora un ultimo step. Max Verstappen l’ha compiuto un anno fa, sfidando e sconfiggendo una leggenda della Formula Uno come Lewis Hamilton. Nulla impedisce a Charles di fare lo stesso nei confronti del suo grande rivale oranje, ora ed in futuro. Solo il tempo lo divide dal trionfo. Lui e la sua scuderia, attendono e cercano di limare i rispettivi difetti. Il trend è positivo e le basi gettate sono solide. Manca solo l’ultimo tassello. E non è poco…

Foto: LPS DPPI

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