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F1, Verstappen infligge il colpo di grazia alla Ferrari: squadra oggettivamente non all’altezza del Mondiale

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Quia ventum seminabunt, et turbinem metent”. Ovvero “chi semina vento, raccoglie tempesta”. Per giorni i responsabili della Ferrari hanno dichiarato di puntare alla doppietta in Ungheria, di voler dare una svolta al Mondiale all’Hungaroring e di essere decisamente fiduciosi in vista dell’appuntamento magiaro. Un mix di arroganza, supponenza e scarsa lungimiranza conclusosi con una gara fallimentare. Non è arrivata la doppietta, non è giunta neppure la vittoria e, addirittura, nessuna Rossa è neppure salita sul podio. Anzi, il Cavallino Rampante si è visto relegato al ruolo di terza forza, perché zitta zitta Mercedes ha volato via la Scuderia di Maranello.

Chi sorride è Max Verstappen, che incamera l’ottava vittoria in tredici appuntamenti stagionali. L’olandese è riuscito nell’impresa di vincere nel kartodromo ungherese partendo dalla quinta fila. Solamente Nigel Mansell nel 1989 e Jenson Button nel 2006 erano scattati da una posizione più penalizzante. È malinconico pensare che il Leone d’Inghilterra, 33 anni fa, abbia vinto con una Ferrari capace di dare la lettura di gara corretta, in termini di assetto e di scelta della mescola degli pneumatici, portando a scuola persino Ayrton Senna e la McLaren. Oggi, invece, il Cavallino Rampante ha sbagliato tutto quanto poteva essere sbagliato.

Per una settimana intera la Scuderia di Maranello si è guardata allo specchio in maniera narcisistica, vantandosi di avere la monoposto più competitiva, salvo poi ritrovarsi con una F1-75 intirizzita e incapace di mandare in temperatura gli pneumatici. Si chiamava il trionfo, è arrivata la disfatta. Charles Leclerc, ancora una volta il pilota più penalizzato dalle strampalate scelte strategiche di un muretto box degno della commedia dell’assurdo, è sprofondato a 80 punti da Verstappen e ne ha solo 5 più di Sergio Perez, una seconda guida dichiarata. Nella classifica costruttori, non solo Ferrari è a -97 da Red Bull, ma vede il suo margine su Mercedes ridotto a 30 lunghezze. In altre parole, ora come ora, le Rosse più che puntare alla rimonta sul Drink Team, devono guardarsi le spalle dal ritorno delle monoposto argentate.

F1, perché la Ferrari ha sbagliato tutto: strategia, pit-stop, e non solo. Gara fallimentare

È proprio questo il termometro del fatto che la Ferrari del 2022 non sia all’altezza di vincere il Mondiale. La differenza prestazionale rispetto alla Mercedes è palese, eppure la squadra gestita da Toto Wolff è ormai a ridosso a quella nelle mani di Mattia Binotto. Possibile? La W13 ha un unico pregio, l’affidabilità, ma in termini di performance non può reggere il confronto con la F1-75. Al di là dell’esito del GP odierno, quanto abbiamo visto sinora nell’arco della stagione non può essere distorto o mitizzato. Ciononostante, le Frecce d’Argento hanno cominciato a infilzare il Cavallino Rampante, affossato da errori di ogni tipo. Strategici, di comunicazione e di esecuzione pratica. Da parte di tutti, a turno.

Verstappen e la Red Bull, invece, non sbagliano quasi mai. Quando lo fanno ci mettono subito una pezza, anche perché al massimo sbavano, non commettono svarioni epocali. La differenza tra chi un Mondiale lo ha già vinto e chi è solo convinto di saperlo fare, ma deve ancora dimostrare di poterci riuscire. Lottare per un Iride è maledettamente difficile, soprattutto contro un avversario già forgiato da una lotta spietata come è stata quella del 2021. Forse sarebbe il caso di accorgersene e fare un bagno di umiltà, riconoscendo la superiorità di chi dispone della prova fattuale di essere in grado di arrampicarsi in cima al mondo.

Foto: La Presse

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