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Vuelta a Espana 2022: questo Remco Evenepoel, in prospettiva, inizia a spaventare anche Pogacar e Vingegaard

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Dopo aver mostrato di essere il più forte in salita, Remco Evenepoel si è preso nuovamente il palcoscenico su quello che è senza dubbio il suo terreno preferito: la cronometro. Tappa stravinta percorrendo i 30,9 km da Elche ad Alicante ad una media folle di 55.676 km/h, il dato più alto per una qualsiasi prova in questa stagione.

Se il suo status di grande favorito per questa Vuelta ne esce ancor più consolidato, guardando soprattutto gli abissali distacchi inflitti agli avversari, la domanda che ci si pone è se l’Evenepoel visto in questi giorni possa essere al livello dei migliori interpreti delle corse di tre settimane.

I detrattori potrebbero dire che la concorrenza non è il massimo, che l’unico uomo veramente pericoloso, Primoz Roglic, è arrivato in condizioni non perfette a causa di una preparazione limitata da un infortunio. D’altro canto però la differenza tra il belga e i propri avversari è stata talmente grande che sembra essere completamente su un altro pianeta.

Tenendo bene in mente che la carta d’identità di Evenepoel riporta 25 gennaio 2000, averlo visto crescere in così poco tempo da un corridore costretto a difendersi in salita in uno che invece può mettere la propria ruota sempre davanti a tutti anche sui terreni più duri, dice molto sulle sue possibilità.

Vuelta a España 2022: Remco Evenepoel di un’altra categoria a cronometro. Vince in Maglia Rossa e fa il vuoto in classifica

Jonas Vingegaard, Tadej Pogacar e, al netto del gravissimo infortunio di questa stagione, Egan Bernal rappresentano al momento il gotha degli uomini di classifica. Se è vero che la tenuta sulle tre settimane del belga è ancora da testare, così come la sua gestione delle vere montagne e dell’altitudine, è altrettanto vero che la sua solidità su ogni tipo di terreno sembra forse di un livello ancora superiore.

I tre sopracitati, a partire sicuramente da Pogacar, sono ottimi interpreti delle prove contro il tempo, ma nessuno di loro è neanche vicino al livello del belga, arma con cui potrebbe compensare un’eventuale carenza nelle tappe di montagna più impegnative. La risposta al quesito è dunque ancora ignota, ma per la prima volta sembra lecito almeno porsi la domanda. Di certo tra 12 giorni ed 11 tappe ne sapremo di più.

Foto: Eurosport

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