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Basket, Italia-Serbia 94-86: le pagelle degli azzurri. Spissu immenso, grande prova di squadra
Un’impresa: questa è quella fatta dall’Italia negli ottavi degli Europei. Gli azzurri di Gianmarco Pozzecco escono vittoriosi dallo scontro che era solo sulla carta impossibile contro la Serbia di Nikola Jokic. Di seguito le pagelle della Nazionale, che potrà tornare in campo tra tre giorni nei quarti di finale.
ITALIA-SERBIA 94-86, LE PAGELLE DEGLI AZZURRI
Spissu 8.5. Maestoso. Partito in sordina, diventa l’autentico MVP del pomeriggio di Berlino con 22 punti, 4 rimbalzi, 6 assist, 6/9 da tre, la solita capacità di far girare la palla, 32 minuti abbondanti di grandissima qualità. Ancora non lo si era visto così in quest’edizione: eccolo.
Mannion 5.5. Solo cinque minuti e due punti per capire che non è la sua giornata e, a differenza dello scorso anno, nemmeno la sua partita.
Tonut 6. 5 punti in 19 minuti. Vero che cerca sempre di creare per altri, e per questo va premiato, ma altrettanto vero che non è proprio la sua sera, dati alcuni svarioni importanti soprattutto nel momento più difficile del primo quarto.
Melli 8. Se non è in grado di fare di più, è solo perché gli arbitri si inventano, letteralmente, quarto e quinto fallo che lo tolgono dalla partita senza che neanche lui sia in grado di capire perché. 21 punti, 6 rimbalzi, 4 assist, 2 stoppate, capacità di tenere Jokic nei limiti del possibile, personalità, leadership tecnica. E pazienza se dal campo risulta 7/18: non ci sono solo i numeri.
Fontecchio 8. Gioca 27 minuti, fa fatica nel primo quarto, ma nel secondo inizia a far capire ai serbi perché è stato chiamato dagli Utah Jazz. Finisce anche con una stoppata da par suo, oltre ai 19 punti e 5 rimbalzi che ne confermano ulteriormente il talento. Il numero 13 l’Italia continua a prenderselo.
Polonara 8. 16 punti, 8 rimbalzi, 3 assist, 6/10 dal campo, ma soprattutto un momento decisivo. L’inizio dell’ultimo periodo è tutto suo: segna una tripla fuori da qualsiasi schema possibile sul 70-76, poi, sul 70-79, ne infila un’altra. In quel momento è onnipotente, ma già aveva fatto capire lungo i minuti precedenti che c’era. Va continuato a dire: in preparazione non era apparso brillantissimo, ma quel che importa è la sua forma adesso.
Datome 7. Gioca 14 minuti, ma sono tutti di sostanza: quando c’è lui in campo il saldo è di +8 in termini di punti segnati. Lui ne realizza 6, ma il suo contributo va nelle piccole cose, nello sfruttare qualsiasi concessione della difesa serba per creare a proprio e altrui vantaggio.
Biligha 6. Rimane sei minuti in campo, tra cui quasi tutti gli ultimi due perché Melli e Ricci subiscono tre chiamate in due completamente fuori da qualsiasi logica cestistica. Fa il suo, nei limiti del possibile.
Ricci 6. L’Italia questa volta non è riuscita ad avere molto dal suo gioco. Nove minuti, 2 punti e, comunque, una performance sostanzialmente volta a spendere falli per evitare problemi di vario genere. Il quinto su Micic, però, semplicemente non esiste.
Pajola 8. Quasi sembra che Pozzecco l’abbia portato apposta per questa partita. Entra carico, si attacca a chiunque trovi di fronte, fa quasi tutto quello che sulle statistiche non si troverà mai perché le statistiche non hanno occhi per vedere. La dimostrazione ulteriore che, pur con un solo punto nel tabellino, si può essere strepitosi.
Baldasso sv. Non entrato.
Tessitori sv. Non entrato.
Pozzecco 7. Come può un coach che prende due falli tecnici avere tale acclamazione? Semplice: a volte i tecnici generano meccanismi. E quello dell’espulsione ne ha generati molti nella squadra azzurra. Il Poz, oltre che di tecnica, sa benissimo anche d’animo umano e l’ha sempre dimostrato nella sua esperienza da allenatore. La chiave: abbracciare tutta la panchina prima di vivere da solo la partita. Il resto l’ha fatto una squadra che è tutta con lui.
Casalone 7.5. Va dato merito enorme al vice di Pozzecco, bravissimo a interpretare lo spirito del capo allenatore e altrettanto bravo a tenere la barra dritta, trovare i cambi giusti e leggere lo sviluppo della partita nel tempo in cui si è trovato a prendere le redini dell’Italia. Tanto di cappello.
Foto: fiba.basketball