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Sport Invernali, sempre più dubbi sulla Fisi. Le star azzurre “usate” per forzare la mano nella causa legale con Kappa?

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La mefistofelica palude rappresentata dalla vicenda relativa al futuro sponsor tecnico della Fisi si sta facendo sempre più fangosa. Negli ultimi giorni le acque si sono infatti ulteriormente intorpidite, soprattutto in virtù del coinvolgimento diretto di alcuni atleti, i quali hanno pubblicato sui social network delle proprie immagini in cui indossano capi d’abbigliamento provenienti da Armani, sottolineando per di più il “cambio di sarto”. Proprio questa dinamica apre un fronte che merita di essere approfondito.

Si parte dal presupposto che non si sia raggiunto un accordo tra le parti in causa. D’altronde non vi sono annunci di alcun tipo in merito. Dunque a oggi, lunedì 12 settembre 2022, Kappa va considerato il legittimo sponsor tecnico della Fisi, come sentenziato dalla settima sezione del Tribunale di Milano lo scorso 20 luglio. Eppure, come si è detto, la “transizione” verso EA7 si fa sempre più marcata nonostante esista un provvedimento giuridico che imporrebbe di astenersi dal farlo.

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Proprio questo fatto lascia perplessi. Atleti del calibro di Sofia Goggia, Dorothea Wierer e Christof Innerhofer (giusto per citare i tre mediaticamente più esposti che hanno pubblicato immagini di loro stessi con materiale Fisi-EA7) sono in tutto e per tutto dei professionisti. Qualsiasi post sui social network viene effettuato seguendo precise regole. La loro immagine pubblica è curata da manager ed entourage.  Nel concreto questo significa che, se si prestano a fare da testimonial al “nuovo” materiale tecnico, è perché qualcuno gli ha detto di farlo. Qui casca l’asino, poiché si genera un grosso punto di domanda. Come si è arrivati a questa svolta? La domanda non è banale, perché de facto, la Federazione ha “arruolato” i suoi personaggi più rappresentativi per lanciare il materiale Armani, pur in contrasto con una sentenza di un tribunale.

Proprio in virtù di quanto appena esposto, è inverosimile credere che gli atleti e i loro entourage siano all’oscuro della battaglia legale in cui sono ingaggiate Fisi e BasicItalia (proprietaria del marchio Kappa). Pertanto, nel momento in cui viene fornito un capo d’abbigliamento marchiato EA7, è evidente come chi di dovere si debba informare riguardo alla liceità di indossarlo. Come se non bastasse, alcuni post pongono l’accento proprio sulla novità relativa al cambio di sponsor tecnico. Nessun problema se tutto fosse lineare, ma la transizione è da considerarsi, a oggi, di incerta legittimità. Prestarsi a tale campagna mediatica a mezzo social, perché tale va definita una serie di post effettuati quasi in contemporanea da più atleti, significa giocoforza “schierarsi” dalla parte di chi vuole il cambiamento.

Indi per cui, torniamo alla domanda del come si è giunti a questo sviluppo. “Arruolare” donne e uomini mediaticamente esposti non significa relazionarsi solo con loro, bensì anche con altre persone, appunto chi ne cura l’immagine. Le spiegazioni possono essere solo tre.

N°1. Nessuno ha posto domande. O, se le ha poste, Fisi ha dato rassicurazioni in merito. Nel qual caso ci troveremmo di fronte a diffusa superficialità da parte di chi segue gli atleti e di dubbia correttezza da parte federale.
N°2. Si tratta di una presa di posizione da parte degli atleti, ovviamente indirizzati da chi ne cura le pubbliche relazioni, in favore di EA7. Il problema è che una mossa del genere al momento scadrebbe nel concetto di connivenza. Non stiamo parlando di un endorsement in campagna elettorale. Sentenze alla mano, Kappa è lo sponsor tecnico della Federazione, non Armani.
N°3. Fisi ha fatto pressioni allo scopo di convincere chi di dovere a prestarsi all’offensiva mediatica tramite social. Se così fosse, entreremmo nel campo della costrizione vera e propria. Sarebbe agghiacciante pensare che la Federazione possa essere arrivata a tanto pur di propugnare la propria agenda.

Va infatti sottolineata una dinamica a dir poco eterodossa. Per quanto possa essere stata corposa l’offerta di Giorgio Armani, BasicItalia l’ha pareggiata. Dunque, perché la Federazione vuole a tutti i costi convolare a nozze con un nuovo sponsor? Se le due aziende offrono la medesima cifra, qual è il vantaggio di imboccare un sentiero che passa per avvocati e tribunali, quando si può raggiungere la stessa destinazione senza complicazioni? Insomma, pecunia non olet. Se Kappa ed EA7 sono disposte a investire una cifra identica, perché Fisi sta scegliendo la strada indiscutibilmente più complicata, impantanandosi in una battaglia legale che non porta alcun beneficio concreto, ma solo detrimento?

Uno svantaggio che potrebbe ripercuotersi sugli atleti. Ai vari Goggia, Wierer e Innerhofer non serve avere un pensiero in più relativo a un contenzioso legale nei quali, seppur di riflesso, si trovano ora impegolati. Per tutti gli altri, non è comunque fruttuoso stare attenti a postare foto in cui non si veda nè l’uno, nè l’altro marchio. La questione fino a pochi giorni fa era ristretta alle stanze di consigli federali, amministrazioni aziendali, studi legali e tribunali. Ora, però, sono state coinvolte anche figure di primissimo piano che dovrebbero pensare esclusivamente a curare i propri interessi, siano essi agonistici o d’immagine, senza doversi preoccupare di cause altrui.

Foto: La Presse

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