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Ciclismo, Michele Bartoli: “Nessuno ne parla, ma il mio favorito per i Mondiali è italiano”

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Abbiamo raggiunto telefonicamente Michele Bartoli, un vero e proprio dominatore delle Classiche negli anni ’90, per stilare un bilancio delle prime prove iridate e fare una previsione in vista delle prova in linea di domenica 25 settembre. Nel palmarès di Bartoli spiccano i trionfi al Giro delle Fiandre 1996, Liegi-Bastogne-Liegi 1997 e 1998, Freccia Vallone 1999, Amstel Gold Race 2002, Giro di Lombardia 2002 e nel 2003, un titolo tricolore, due tappe al Giro d’Italia ed un giorno in maglia rosa e il bronzo ai Mondiali di Lugano 1996 e Valkenburg 1998. Una carriera che parla di ben 57 vittorie. Oggi Michele è uno dei preparatori più apprezzati dal gruppo, sono tanti i corridori che si affidano alla sua grande esperienza.

La cronometro di Ganna è stata al di sotto delle aspettative, in una stagione per lui non brillante. Come mai secondo te?

“Credo che sia una mancanza di stimoli nonostante sia giovane. Ad un atleta forte come lui la squadra dovrebbe chiedere quel qualcosa in più e quindi obiettivi nuovi. Se a Ganna gli si chiede “solo” le cronometro, queste secondo me a lungo andare demotivano. Bisognerebbe chiedergli ogni mese qualcosa per tenerlo sul pezzo. Filippo non lo conosco bene, ma questa è l’idea che mi sono fatto. Secondo me può fare molto di più di quello che ha già fatto, e ha già fatto tantissimo”. 

Su quale strada dovrebbe indirizzarsi secondo te Filippo Ganna per allungare la carriera?

“Ineos è il top dei team e potrebbe essere casa sua per lungo tempo. L’importante è cercare sempre nuovi obiettivi come le gare in Belgio. Una su tutte la Parigi-Roubaix, passando dalle semi-classiche come la E3 Harelbeke”. 

Il ciclismo italiano giovanile è in difficoltà. Come correre ai ripari?

“E’ in difficoltà perché si insegna poco e si chiede troppo. In ogni categoria, sin da ragazzini, si chiede la vittoria e quindi il risultato senza soffermarsi sul resto”.

Chi è il tuo favorito per la prova in linea di domenica?

“E’ un nome che pochi fanno, ma il mio favorito è Davide Ballerini. Lo conosco bene ed è uno dei più veloci in assoluto e in strappi come quello del Mondiale è uno dei più forti. Chiaramente però deve filare tutto liscio ed essere al 100% della condizione”. 

Pensando l’Italia, come dovrebbe correre tatticamente?

“Dovrebbe un po’ sfruttare il lavoro degli altri e quindi giocare in rimessa”. 

Negli anni hai pensato a cosa ti è mancato per vincere un Mondiale che avresti meritato?

“Ci ho pensato tanto ma la risposta è arrivata subito dopo la linea del traguardo: a Lugano ci sono state alcune incomprensioni con la squadra nel finale, nonostante sia stata una grande Nazionale, invece a Valkenburg – la squadra più bella in assoluto – purtroppo mi sono fermato parecchie volte per problemi alla bici e poi sono caduto a tre giri dalla fine”. 

Perchè secondo te l’Italia è ora molto competitiva su pista e meno su strada? 

“Grossa parte dei meriti vanno dati a Marco Villa. Non seguo la pista da vicino ma so che sta facendo un grande lavoro sia con le ragazze che con i ragazzi. Gli atleti forti poi nascono sia su strada che su pista, conta poi nel farli crescere nel modo giusto”. 

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