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Formula 1

F1, è un Mondiale o una stagione di Perry Mason? È ancora sport, oppure siamo al cinema?

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Cari padroni del vapore della Formula 1, datevi una regolata, perché così non si può andare avanti. È una categoria automobilistica quella che gestite, oppure state sceneggiando una stagione di Perry Mason? Parliamo di sport motoristici, oppure di Legal Drama? Non esiste che si impieghi mezz’ora in merito a un episodio controverso per dire “prenderemo una decisione dopo la gara”. Dopodiché ci vogliano ore per giungere a una conclusione che, peraltro, è il classico topolino partorito dalla montagna. Non è la prima volta e purtroppo, c’è da scommetterci, non sarà l’ultima.

Affaire Sergio Perez a parte, a Singapore più che l’ambito sportivo ha tenuto banco la vicenda relativa al presunto sforamento del tetto massimo di spesa nell’anno 2021 da parte della Red Bull. Una questione dai contorni ancora vaghi, ma che qualcuno ha cominciato a cavalcare come se si trattasse di uno scandalo di proporzioni epocali. Vuoi per partigianeria, perché in un ambiente dalla competitività esasperata qualsiasi scusa è buona per colpire un avversario, vuoi per disperazione, perché l’autunno 2022 rischia di essere totalmente privo d’interesse. Dunque, pur di ravvivare un po’ l’attenzione, si fa del malsano wrestling mediatico allo scopo di tenere accese le luci della ribalta sul Circus.

Chissà, magari sarà la classica palla di neve destinata a tramutarsi in una valanga. Allora davvero ci troveremmo di fronte a uno scandalo epocale. Però si potrebbe anche trattare della proverbiale bolla di sapone, pronta a dissolversi nel nulla da un momento all’altro. Gli ultimi rumors tutti da confermare, puntano proprio in questa direzione. La violazione non sarebbe così grave e il Drink Team verrebbe sanzionato con una salata multa a cui verrebbe associata una riduzione delle ore concesse per lo sviluppo in galleria del vento. La partita si giocherà sulla natura delle voci contestate, ovverosia se esse vadano conteggiate nel budget cap oppure no.

VIDEO F1, GP Singapore 2022: highlights e sintesi gara. Perez precede Leclerc e Sainz

Però signori, che noia e soprattutto che tristezza questa F1. Gira e rigira, si torna sempre allo stesso concetto affrontato più volte in ambiti differenti. Ci sono troppe regole e, soprattutto, sono troppo complicate. È un connotato diffuso in ogni livello e ambito. Quante discussioni generate dalla gestione delle safety car, quante incertezze partorite dal cervellotico sistema di penalità per sostituzione delle componenti, quanti distinguo ci attendono sul tetto massimo di spesa.

Il vulnus, però, non è tanto la bulimia regolamentare. Bensì il fatto che questa sfoci inevitabilmente nel campo delle interpretazioni. Ci si muove tra sottigliezze e cavilli, surfando tra un busillis e commi. Basta! È la F1, non Matlock! Eppure, la soluzione sarebbe così semplice. Per esempio, in tema di budget cap, è così complicato dire: “Signori, non potete spendere più di XXX milioni di dollari tutto compreso. Realizzazione dell’auto, evoluzione, stipendi, viaggi, attività promozionali ecc.ecc. Tutto. Se andate oltre, le sanzioni sono A, B, C. Buona fortuna e vinca il migliore”?

Su Perez, invece, cosa c’è da disquisire? Ha rallentato troppo? Cosa sarebbe cambiato, all’atto pratico? Avrebbe inficiato l’esito della ripartenza? Il “precedente” di Sebastian Vettel in Ungheria nel 2010 è affine, ma non certo assimilabile. All’epoca, tra il tedesco e la safety car c’era di mezzo Mark Webber e il rallentamento fu una precisa strategia Red Bull per favorire l’australiano. Al di là della moltitudine di regole, vedere un podio senza neppure avere la certezza che sia quello definitivo è davvero squallido.

In architettura esiste il concetto “Less is more”. Forse sarebbe il caso di applicarlo anche sulle norme sportive, a ogni livello, in maniera tale da attirare gli spettatori soprattutto per quanto avviene in pista. Se poi l’obiettivo è avere anche del Legal Drama, così da infarcire con un bel po’ di fuffa un paio di puntate di Drive to Survive, allora se ne prende atto. Però questo non è più automobilismo, bensì cinema.

Foto: La Presse

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