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MotoGP, GP Australia 2022: Phillip Island pista favorevole a Ducati o Yamaha? Analisi del layout

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Assimilato il weekend di riposo successivo all’estenuante trittico intercontinentale dipanatosi tra l’Aragona e l’Indocina, con scalo intermedio in Giappone, la MotoGP è pronta a riaccendere i motori. È senza dubbio con grande piacere che i centauri si preparano a riscoprire il contesto di Phillip Island, dove non si corre ormai dal 2019. Il GP d’Australia è infatti stato cancellato per due anni di fila a causa delle dinamiche generate dalla pandemia, ma fortunatamente in questo 2022 può fare il proprio trionfale ritorno in calendario.

L’autodromo costruito sull’omonima isola, posta poche decine di chilometri a sud di Melbourne, è considerato uno dei più belli e scenografici del mondo. Caratterizzato da un’altimetria variegata, in alcuni tratti lambisce letteralmente una scogliera a strapiombo sullo Stretto di Bass, l’ampio tratto di mare tra l’Australia e la Tasmania, situata circa 200 km a meridione. Non a caso, qui i gabbiani sono una presenza fissa e rappresentano un costante rischio per le moto lanciate a velocità folli lungo la pista.

Quali sono i connotati del tracciato? È lungo poco meno di 4.500 metri ed è molto guidato, caratterizzato da un continuo susseguirsi di curvoni veloci ad ampio raggio. C’è solo una staccata particolarmente violenta e l’unico rettilineo degno di nota non è lunghissimo. Cionondimeno si percorre in discesa, dunque è possibile raggiungere velocità spaventose, soprattutto sfruttando la scia altrui. Complessivamente, può essere una pista dove Yamaha avrà l’opportunità di tenere testa a Ducati. Essere superiore alle Desmosedici è ormai pressoché impossibile, in quanto la moto prodotta a Borgo Panigale è indiscutibilmente la migliore del 2022, però da queste parti la M1 può provare a ridurre il gap dalle GP22.

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In realtà a Phillip Island la differenza viene spesso fatta dalla capacità di gestire le particolari condizioni atmosferiche. La pioggia non è un’eventualità da scartare, ma il problema principale è sovente rappresentato dal freddo. In questo periodo dell’anno, la colonnina di mercurio sale raramente sopra i 20°C ed è una dinamica che può mandare in crisi gli pneumatici, poiché si trovano sotto sforzo a temperature d’esercizio ben diverse dalle abitudini. La scelta delle mescole è determinante. La hard può essere l’asso nella manica nel finale di gara, ma significa anche dover fronteggiare uno scarso grip, soprattutto nei primi giri. Viceversa, puntare su compound più morbidi garantisce un grande vantaggio nelle fasi iniziali, generando però la spada di Damocle del decadimento improvviso, che qui si traduce in crolli verticali.

Come se non bastasse, il fatto di essere a ridosso del mare, comporta come il vento sia una costante. Le raffiche possono dare molto fastidio, soprattutto sul giro secco in qualifica. Essere vittime dei capricci di Eolo nel momento sbagliato del sabato potrebbe risultare deleterio nell’ottica della gara domenicale, soprattutto in una MotoGP dove sorpassare è sempre più difficile.

Foto: MotoGPpress.com

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