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Volley femminile, Mondiali 2022. L’Italia contro gli Stati Uniti per il bronzo da cui ripartire

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Inutile nascondersi: a questa Italia si chiedeva altro, quantomeno la seconda finale consecutiva ma forse ancora di più e dunque trovarsi a giocare la finalina dopo la sconfitta bis contro il Brasile può essere per la Nazionale di Davide Mazzanti pericoloso dal punto di vista psicologico.

Lo sforzo va fatto perché il bronzo è quella medaglia che ti permette di lasciare il luogo che ha ospitato i Mondiali con il sorriso (magari a denti stretti) sulle labbra anche se, nel bilancio della rassegna iridata, resterà sempre e comunque predominante la delusione per aver fallito quello che era l’obiettivo principale, va fatto perché il gruppo si compatta se vince nei momenti complicati, perché il carattere si forgia nei momenti difficili, perché quando si vince sono bravi tutti a fare gruppo, mentre dopo una sbandata solo le squadre “vere” riescono a rimettersi in carreggiata.

La partita di oggi, dunque, per l’Italia è comunque un banco di prova. Questa squadra ha avuto la forza un anno fa di risollevarsi dopo la delusione olimpica e di portare a casa il titolo europeo, che adesso tanti sottovalutano perché quando le cose vanno male le vittorie precedenti contano poco o nulla, quando vanno bene fanno mucchio. Un anno fa ci fu un mese e un torneo di tempo per risollevarsi, ora ci sono due giorni e una partita sola. Perderla significa far pendere l’ago della bilancia decisamente verso la delusione, vincerla significa gettare le basi per qualcosa che tarda ad arrivare ma che è ancora ampiamente alla portata del gruppo attuale che compone la formazione azzurra.

Dall’altra parte della rete ci sono gli Stati Uniti che potranno affrontare questa partita un po’ più a cuor leggero rispetto all’Italia, avendo in bacheca il titolo olimpico conquistato un anno fa. Il gruppo di Karch Kiraly ha subito importanti cambiamenti in sede di convocazioni, non ci si aspettava un crack da parte delle statunitensi che però, a sprazzi, hanno espresso un buon volley, ottenendo successi importanti e perdendo solo contro la Serbia, tra l’altro mercoledì sera non senza qualche rimpianto.

La notizia buona è che in casa Usa non c’è la grande attaccante su cui la squadra si affida nei momenti decisivi ma tre schiacciatrici di palla alta che si dividono i compiti, Drews, Robinson e Frantti, due delle quali le ritroveremo nella serie A1 tra una settimana (Frantti a Casalmaggiore e Robinson a Conegliano, mentre Drews ha giocato in passato in Italia). Contro questo tipo di squadre l’Italia finora ha faticato meno rispetto a quelle che hanno il “martello risolutore” (Gabi ed Herbots su tutte) e dunque si parte con un piccolo ma sostanzioso vantaggio.

Dal punto di vista tattico sarà importante cercare di limitare almeno un paio delle bocche da fuoco rivali con il muro e la difesa che sono i fondamentali a cui si è aggrappata l’Italia in tutto il torneo e che sono venuti un po’ meno giovedì sera. Quello che è riuscita a fare la Serbia in semifinale deve essere d’aiuto alle azzurre che hanno le qualità per incanalare il match sui binari giusti e che chiedono ad Egonu l’ultimo sforzo prima di capire quali siano i problemi che la affliggono perché risulta difficile pensare che quella vista nelle ultime settimane sia la migliore versione di Egonu possibile.

Foto Fivb

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