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MotoGP, Francesco Bagnaia come Rocky Balboa! Più cocciuto del destino avverso

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Il celebre film “Rocky” si chiude con il Campione del Mondo dei pesi massimi Apollo Creed (Carl Weathers) battere solo ai punti Rocky Balboa (Sylvester Stallone), riuscito a resistere per 15 riprese nonostante fosse un Carneade, letteralmente preso dalla strada all’ultimo momento per salvare, dopo l’infortunio dello sfidante designato, un incontro dal valore di milioni di dollari in diritti TV. Nel sequel “Rocky 2” si parte dal presupposto che Creed voglia sfidare nuovamente Balboa al solo scopo di mandarlo K.O., poiché vuole spazzare via la percezione comune che il Campione abbia sì vinto, ma “male”.

Al riguardo c’è un dialogo, tra Apollo e il suo manager Tony, dubbioso in merito all’opportunità di affrontare una seconda volta Rocky. Il Campione chiede al suo collaboratore quale sia la sua paura e questi risponde: “Non è l’uomo che fa per te Apollo. Io t’ho visto batterlo. E non ho mai visto nessuno prenderne tante in quel modo. Eppure continuava ad attaccare come un maledetto. E uno così non ci deve entrare nella nostra vita. Lascialo stare quello”. Era finzione e si parlava di boxe, ma bisogna ammettere che il 2022 di Francesco Bagnaia ha seguito esattamente la stessa filosofia.

Pecco si è laureato Campione del Mondo rialzandosi dopo ogni caduta. Era a -91 dopo la banale scivolata del Sachsenring, la terza nell’arco di quattro gare. Ha finito per vincere comunque, dichiarando di credere nel titolo anche nel momento più buio. “Non ho mai visto nessuno prenderne tante in quel modo, eppure continuava ad attaccare come un maledetto”. Già, proprio così. Quando mai si era visto un pilota vincere il Mondiale nonostante quattro ritiri (poi aumentati, seppur di poco) per aver baciato l’asfalto?

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Eppure, ad Assen, Bagnaia ha dominato e, dopo la sosta estiva, ha “continuato ad attaccare come un maledetto” vincendo a Silverstone, Spielberg e Misano. Quatto successi consecutivi figli di una pervicacia che ha minato le certezze di Fabio Quartararo. Il piemontese ha sbagliato ancora a Motegi, ma ormai era talmente lanciato da superare praticamente senza ripercussione alcuna questo nuovo e inutile scivolone. Come Rocky nei round finali dei suoi incontri. Ormai “non fa male”. Se vogliamo, la chiave di volta per conquistare il titolo 2022 è stata semplice, Pecco ha rifiutato la sconfitta con cieca ostinazione.

Dopo il Sachsenring non era facile mantenere ferma la convinzione in sedd stessi. Bagnaia c’è riuscito, nonostante in quel momento gli girasse tutto male. Il capitombolo tedesco era arrivato due settimane dopo l’incredibile sfortuna del Montmelò, dove il piemontese era diventato il primo centauro della storia a venire abbattuto da una testata altrui (Takaaki Nakagami, già sbalzato dalla sua Honda, aveva colpito la ruota posteriore della Ducati proprio con la visiera del casco). Qualcuno avrebbe detto “è destino che non sia l’anno buono”. Chissà, forse era proprio così, ma Pecco è stato più cocciuto della stessa malasorte (che per la verità ha poi compensato il torto ad Alcañiz).

Vincit qui patitur predicavano i latini. “Chi la dura la vince”.  Francesco Bagnaia potrebbe metterselo sul casco o addirittura tatuarselo da qualche parte. È il leitmotiv di una stagione non certo perfetta, ma alfine vincente. È questo quello che conta. Potersi fregiare del titolo di Campione del Mondo, cercato e voluto con più forza degli avversari.

Foto: LiveMedia / Alessio Marini

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