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Formula 1

F1 e il vizio di cambiare le regole in corsa. Il colpo di grazia per la Ferrari con il nuovo regolamento a Spa?

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È indiscutibile che, nell’arco della stagione 2022, per la Ferrari qualcosa sia cambiato. La competitività è scemata strada facendo e la Scuderia di Maranello, dal ruolo di antagonista di Red Bull, si è vista retrocessa a quello di sparring partner. Addirittura, in alcuni contesti, il Cavallino Rampante è stato relegato a “terza forza”, risultando meno efficace anche delle Mercedes. Il Messico ha rappresentato la sublimazione di tale dinamica. Proprio l’evidente regresso ha fatto tornare d’attualità un tema dibattuto già a fine agosto-inizio settembre, ovverosia l’impatto avuto dalle modifiche regolamentari decise in corsa dalla FIA.

La F1-75 ha patito più di altre monoposto l’entrata in vigore della famigerata direttiva TD-39, proverbiale “giro di vite” in merito alla flessibilità del fondo vettura. La novità ha indubbiamente tolto carico aerodinamico a tutti, ma probabilmente la Rossa ha sofferto più delle concorrenti dirette. Forse a causa della sua architettura particolare caratterizzata da pance larghissime? Di certo c’è che soprattutto dopo la pausa estiva, Ferrari ha cominciato ad accusare un degrado eccessivo degli pneumatici, problema sconosciuto nella prima parte della stagione. Anzi, ci sono state gare vinte proprio grazie alla miglior gestione delle Pirelli (Albert Park e Spielberg).

D’altronde, la meccanica è banale. Se si riduce la downforce, l’auto non è più incollata al suolo come in precedenza. Dunque slitta maggiormente, sforzando più del dovuto gli pneumatici, che difatti si surriscaldano e quindi si degradano in maniera esagerata. La F1-75, inizialmente gentile con le gomme (anche troppo, come a Jeddah), ha invece assunto connotati opposti, diventando burbera verso le Pirelli, maltrattate in ogni contesto.

F1, il grande male della Ferrari è cercare sempre alibi e non fare mai autocritica. Così sarà sempre notte fonda

Dunque Fia “brutta e cattiva” per aver affossato la Scuderia di Maranello con la TD-39? Ni. Cambiare le regole in corsa non è il massimo. Anzi, non è proprio corretto. Però in F1 funziona così. È successo tante volte in passato e continuerà a succedere in futuro. Peraltro, se si vuole essere coerenti, non ci si può lagnare esclusivamente quando la dinamica va contro Ferrari. Per esempio, nel 2006, Michael Schumacher e il Cavallino Rampante poterono imbastire una prepotente rimonta nei confronti di Fernando Alonso e della Renault solo nel momento in cui la FIA dichiarò illegale il mass damper, la soluzione tecnica che rappresentava la forza principale della squadra francese.

Peraltro, come direbbe il Tenente Colombo, “i tempi non combinano”. Per due ragioni. In primis la TD-39 entra in vigore dal Gran Premio del Belgio. Eppure, il degrado eccessivo sugli pneumatici ferraristi si presenta per la prima volta nell’antecedente GP d’Ungheria. All’epoca si pensò a un set-up errato, ma alla luce di quanto avvenuto successivamente, l’accaduto di Budapest va rivisto sotto una nuova luce. In secondo luogo, a Singapore la FIA ha sospeso l’applicazione della TD-39, eppure non si è certo vista la Ferrari di Montecarlo.

Insomma, la sensazione è che il malessere da cui sono state progressivamente attanagliate le Rosse sia ben più profondo del cambio di regolamento in corsa. Agli ingegneri di Maranello il compito di risolvere il dilemma, nella speranza che non sia già troppo tardi in vista del prossimo anno. I progetti 2023 sono già imbastiti…

Foto: LiveMedia/Florent Gooden/DPPI

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