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Atletica

Oscar 2022, lo sportivo dell’anno per OA Sport è Francesco Bagnaia! La classifica completa, che collezione di campioni!

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Il 2022 è stato un anno semplicemente trionfale per lo sport italiano. Abbiamo vissuto una stagione indimenticabile, condita da una sfilza di successi e di risultati sbalorditivi che hanno stravolto il panorama tricolore. Una serie di record, imprese, gesta memorabili che hanno scaldato il cuore di tutti gli appassionati e che hanno avuto una vasta eco. I dodici mesi che ci stiamo per lasciare alle spalle hanno rappresentato davvero l’apice del movimento nazionale e resteranno per sempre indelebili nella mente di chi è vicino all’universo sportivo.

La redazione di OA Sport conferisce i premi e gli onori ai migliori sportivi italiani di questa stagione. Per l’occasione, visto l’anno speciale, abbiamo allargato gli orizzonti a una top-20, premiando chi si è maggiormente messo in luce tra tante eccellenze che hanno conquistato tantissimi successi. Specifichiamo chiaramente che si tratta di singole individualità (o massimo di coppie che gareggiano insieme), mentre per le squadre abbiamo pensato a una classifica apposita.

La scelta è stata durissima e non hanno trovato spazio atleti di rango. Si sono preferiti Campioni del Mondo, Campioni Olimpici e azzurri che hanno offerto prove decisamente rimarchevoli. Di seguito l’Oscar OA Sport per il miglior sportivo italiano e la nostra classifica riguardante il 2022.

OSCAR OA SPORT 2022, MIGLIOR SPORTIVO ITALIANO:

PRIMO POSTO: FRANCESCO BAGNAIA 

Campione del Mondo. Un italiano su una moto italiana. La MotoGP si inchina al cospetto del tricolore, sventolato con orgoglio dal piemontese che ha fatto volare la Ducati e l’ha riportata ai piani alti della classa regina (a quindici anni dall’affermazione di Casey Stoner). Il ribattezzato Pecco ha conquistato il titolo iridato al termine di una rimonta strepitosa, già consegnata agli annali del motociclismo.  

Dopo il ritiro patito al Sachsenring, il 25enne accusava un ritardo di addirittura 91 punti dal francese Fabio Quartararo, ma al ritorno in pista dopo le vacanze estive ha infilato un superbo poker di vittorie consecutive e nel frattempo il transalpino della Yamaha andava in crisi. Tra Assen, Silverstone, Spielberg e Misano ha riaperto i conti con una voracità disarmante e ha iniziato a fare sognare in grande tutta l’Italia. 

Dopo la caduta in Giappone è stato bravo a reagire con due terzi posti di lusso in Thailandia e in Australia, poi ha vinto in Malesia e ha ipotecato l’apoteosi, sublimatasi a Valencia. Francesco Bagnaia ha riportato il titolo in Italia a tredici anni di distanza dall’ultima affermazione di Valentino Rossi e, dopo cinquant’anni dall’ultima favola di Giacomo Agostini con la MV Augusta, un italiano si è laureato Campione del Mondo della classe regina su una moto italiana. 

SECONDO POSTO: STEFANIA CONSTANTINI / AMOS MOSANER 

Prima di quest’anno l’Italia non aveva mai vinto una medaglia d’oro nel curling a livello internazionale. Tra Olimpiadi Invernali, Mondiali ed Europei non si era mai riusciti a fare risuonare l’Inno di Mameli e ci si era dovuti accontentare esclusivamente di qualche medaglia in campo iridato e continentale. Sul ghiaccio di Pechino, in occasione dei Giochi, la nostra Nazionale gode del massimo momento di esaltazione e fa scoppiare la curling-mania alle nostre latitudini. 

La calma placida e i colpi da maestra di Stefania Constantini, la sagacia tecnica e l’esperienza illuminata di Amos Mosaner. Un tandem perfetto, che sulle ali della spensieratezza si esalta nel torneo di doppio misto, specialità alla sua seconda apparizione nella rassegna a cinque cerchi. Gli azzurri sono semplicemente implacabili, costruiscono castelli di gioco rimarchevoli e i colpi finali della veneta sono delle sentenze che scaldano i cuori. 

Nove vittorie consecutive nel round robin, poi la semifinale dominata contro gli svedesi e l’apoteosi totale nell’atto conclusivo contro la Norvegia (i sei punti tra secondo e quarto end hanno indirizzato la contesa). Campioni Olimpici in uno sport dove l’Italia non aveva mai potuto esultare: Eroi del Ghiaccio, Imperatori Imperituri, Frozen nazionale. Purtroppo non li abbiamo potuti ammirare ai Mondiali di doppio misto a causa di un piccolo problema fisico di Amos Mosaner (che tra l’altro ha conquistato anche il bronzo iridato e continentale con la squadra maschile). 

TERZO POSTO: THOMAS CECCON 

Versatile, eclettico, elastico. Eroe multiforme, Dio del nuoto dai mille volti capace di trasformarsi e adattarsi a ogni stile. Primo uomo della storia a conquistare titoli europei in dorso, farfalla e stile libero. I sigilli di Roma (con i 4 ori tra 50 farfalla, 100 dorso, 4×100 stile libero, 4×100 mista) sono da primato per gli albi d’oro. 

In realtà Thomas Ceccon ha scritto la leggenda ai Mondiali di Budapest: Campione del Mondo dei 100 dorso con il nuovo roboante record del mondo di 51.60, in quella che è stata probabilmente la prova di forza più rilevante dal punto di vista tecnico per lo sport italiano in questa stagione. L’Italia può vantare un primatista mondiale per la seconda volta dopo Michele Lamberti (sui 200 stile libero nel 1989). Record del mondo firmato anche con la 4×100 stile libero ai Mondiali in vasca corta. 

Il 21enne veneto è uno degli anelli forti della 4×100 mista, che ai Mondiali si è esaltata riuscendo a vincere il titolo battendo gli USA in quella che è considerata a tutti gli effetti la prova che premia la profondità del movimento natatorio di un intero Paese. L’ecletticità massima è stata poi raggiunta ai Mondiali in vasca corta, dove ha trionfato sui 100 misti. Thomas Ceccon è uno dei volti simbolo del grande nuoto tricolore, capace di mietere successi in lungo e in largo nel corso di una stagione semplicemente da urlo e già consegnata ai grandi annali dei trionfi dello sport nazionale.  

QUARTO POSTO: RUGGERO TITA / CATERINA BANTI 

Gli Oceani si inchinano con riverenza al loro cospetto, le onde arretrano di fronte al loro divampante avanzare, le acque rispondono placide dinnanzi alle loro doti marinaresche. I dominatori della vela internazionale hanno completato il Grande Slam: da Campioni Olimpici hanno vinto Mondiali ed Europei nel breve volgere di qualche mese e sono entrati nel mito, venendo addirittura premiati dalla Federazione Internazionale con il prestigioso World Sailor of the Year Award, il premio che viene consegnato a quelli che sono ritenuti i migliori velisti in circolazione sul globo terracqueo.  

Ruggero Tita e Caterina Banti sono il Nacra 17. Incarnano alla perfezione le caratteristiche di questa imbarcazione volante, domano le leggi fisiche dei foil e interpretano ogni regata alla perfezione sotto il profilo tecnico ed agonistico. Non si limitano a vincere, ma semplicemente surclassano gli avversari con una serie di successi parziali che annichiliscono la concorrenza e spesso festeggiano la medaglia d’oro prima della decisiva Medal Race. 

Secondo titolo iridato e terzo sigillo europeo in una carriera già da sogno, con le Olimpiadi di Parigi 2024 nel mirino per cercare una doppietta che sarebbe storica. E intanto Ruggero Tita è salito anche a bordo del prototipo di Luna Rossa con vista sulla America’s Cup 2024… 

QUINTO POSTO: ARIANNA FONTANA 

La donna italiana più medagliata di tutti i tempi alle Olimpiadi. Basta questa dicitura per esprimere la caratura sportiva senza eguali della pattinatrice azzurra, che ai Giochi Invernali di Pechino 2022 è entrata per sempre nella leggenda dello sport tricolore. Sui 500 metri è riuscita a difendere il titolo a cinque cerchi che aveva conquistato quattro anni fa a PyeongChang, mettendosi al collo anche gli argenti sui 1500 metri e nella staffetta mista. Sul podio alle Olimpiadi per la quinta volta consecutiva: a Torino 2006 non aveva ancora compiuto 16 anni, quest’inverno in Cina si avvicinava alle 32 primavere e il suo talento lussureggiava in maniera dirompente. 

Arianna Fontana si è presa un anno sabbatico e la speranza è quella di rivederla sul ghiaccio nel 2023, per puntare verso le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026? Ci sarà per chiudere in bellezza la carriera? Gli alterghi di qualche mese fa con la Federazione sono forse da risolvere definitivamente, ma l’Italia deve coccolare in maniera aggraziata un’atleta capace di salire sul podio olimpico per ben undici volte (2 ori, 4 argenti, 5 bronzi), ad appena due allori dal record assoluto di Edoardo Mangiarotti e davanti a mostri sacri come Stefania Belmondo e Valentina Vezzali. 

SESTO POSTO: BENEDETTA PILATO 

La Campionessa del Mondo più giovane della storia del nuoto tricolore. La pugliese ha battuto un mito come Novella Calligaris, conquistando la medaglia d’oro iridata sui 100 metri rana a Budapest. Ad appena 17 anni fa risuonare l’Inno di Mameli nella vasca magiara, giganteggiando in maniera perentoria in una specialità olimpica, dall’alto di una caratura tecnica sublime.  

La pugliese si è imposta con il tempo di 1:05.93 e qualche settimana dopo si è replicata sulla stessa distanza agli Europei, mandando in visibilio il pubblico di Roma. Da primatista mondiale dei 50 rana (29.30) non è però riuscita a trionfare sulla vasca secca, mettendosi comunque al collo l’argento sia in ambito iridato che in campo continentale. 

SETTIMO POSTO: GREGORIO PALTRINIERI 

L’acqua non nasconde segreti per il Poseidone assoluto dell’elemento liquido. Piscina, mare, lago non fanno differenza: il carpigiano si sente sempre a casa sua e riesce a imperare divinamente. Le condizioni mutano, ma la classe dell’azzurro emerge in ogni circostanza con tutta la sua potenza impattante.  

A Budapest si laurea Campione del Mondo dei 1500 metri con annesso record europeo (14:32.90) e poi trionfa nella 10 km di fondo, accompagnando il doppio oro con l’argento della 5 km e il bronzo in staffetta. Agli Europei di Roma ribadisce la propria caratura e riscambia i titoli: apoteosi su 800 e 5 km, dimostrando un’ecletticità magistrale. 

A fine anno arriva anche la doppia ciliegina sulla torta dei titolo iridati su 800 e 1500 metri in vasca corta, degna chiusura di stagione per un fuoriclasse assoluto capace di primeggiare nei contesti più variegati. Un vero vanto dello sport italiano tout court. 

OTTAVO POSTO: VITO DELL’AQUILA 

Laurearsi Campione del Mondo indossando i panni del Campione Olimpico è un’impresa degna dei più grandi fuoriclasse della storia dello sport. Il pugliese è stato semplicemente sublime in occasione della rassegna iridata di taekwondo, ribadendo di essere il protagonista assoluto della categoria fino a 58 kg. Dopo aver spento le 22 candeline, Vito Dell’Aquila ha giganteggiato in Messico e si è messo al collo il primo oro iridato dopo il bronzo conquistato cinque anni prima tra i 54 kg e completando così lo Slam spalmato su più stagioni (nel 2019 salì sul gradino più alto del podio continentale). 

Spettacolare la magia firmata ai quarti di finale contro il kazako Samirkon Ababakirov: dopo aver perso il primo round, nella seconda frazione si trovava sotto per 2-3 a una manciata di secondi dal termine e ha piazzato il colpo che gli ha permesso di trascinare la contesa alla terza ripresa decisiva. Si erge poi a mito immortale nella stupenda finale vinta in rimonta contro il sudcoreano Jun Jang. A corollario anche il bronzo agli Europei di Manchester, mentre alle Finali del Grand Prix ha dovuto alzare bandiera bianca prima di disputare la finale per il terzo posto. 

NONO POSTO: NICOLÒ MARTINENGHI 

Il padrone assoluto dei 100 metri rana. Campione del Mondo e Campione d’Europa, curiosamente timbrando lo stesso tempo nelle finali di Budapest e di Roma: il suo personalissimo 58.26, che è anche il record nazionale. Dopo il bronzo messo al collo alle Olimpiadi di Tokyo 2020, il 23enne entra in una nuova dimensione universale e ruggisce tutta la sua caratura tecnico-agonistico in faccia a tutti gli avversari, assenti e presenti.  

Il lombardo è stato semplicemente granitico sulla doppia vasca, mentre sui 50 metri ha mancato la doppietta a Budapest e ha poi festeggiato di fronte al pubblico della capitale. Nicolò Martinenghi è indiscutibilmente uno degli anelli forti della sublime 4×100 misti, che ha conquistato la doppia medaglia d’oro a Mondiali ed Europei (con tanto di record continentale in terra magiara): la sua frazione a rana è dirompente dopo il dorso di Thomas Ceccon ed è stata in grado di fare volare la nostra Nazionale verso traguardi inesplorati e soltanto sognati prima di questo anno storico. 

DECIMO POSTO: SOFIA RAFFAELI 

Ha proiettato la ginnastica ritmica italiana in un universo inesplorato e che sembrava destinato esclusivamente ad altre potenze dei piccoli attrezzi. L’Italia si era sempre affidata al talento esorbitante delle Farfalle, capaci di collezionare medaglie a raffica in campo internazionale, mentre il settore delle individualiste non aveva ancora partorito eccellenze in grado di emergere ai massimi livelli (nonostante gli ottimi riscontri ottenuti soprattutto da Milena Baldassarri nelle ultime annate agonistica). 

Sofia Raffaeli ci ha catapultati in una dimensione paradisiaca, sciorinando tutta la sua eleganza, la sua incisività tecnica, la sua capacità nel controllare gli attrezzi, la dote lampante di coinvolgere il pubblico. La marchigiana si è laureata Campionessa del Mondo nel concorso generale individuale, portando alle nostre latitudini un titolo naturalmente mai vinto in passato, firmando una magia favolosa come Vanessa Ferrari aveva fatto ormai sedici anni fa nella ginnastica artistica.  

La ribattezzata Formica Atomica ha strabiliato ad appena 18 anni. Il Vulcano di Chiaravelle ha dominato la rassegna continentale imponendosi anche nelle finali di specialità con cerchio, palla, nastro (prove non olimpiche). Ha vinto anche la Coppa del Mondo all-around e conquistato tre medaglie ai World Games. Spiace per gli errori commessi sul giro completo agli Europei, dove da favorita della vigilia ha concluso in quarta posizione riuscendo comunque a mettersi al collo due ori di specialità. 

UNDICESIMO POSTO: ELENA MICHELI 

Faraona Imperiale. All’ombra delle Piramidi l’azzurra si regala il sogno di tutta una vita e si laurea Campionessa del Mondo, portando il pentathlon tricolore in cima al Pianeta come soltanto Claudia Corsini era riuscita a fare al femminile nell’ormai lontano 2005. Elena Micheli si è resa protagonista di una prestazione sontuosa ad Alessandria d’Egitto in una notte di fine luglio, giganteggiando nel ribattezzato sport del soldato che subirà una rivoluzione di format a partire dalle Olimpiadi di Parigi 2024.  

Dopo un superbo ranking round, l’azzurra ha alimentato le proprie quotazioni grazie al percorso netto nell’equitazione, poi ha dominato il nuoto e nel laser round ha amministrato la situazione con assoluta disinvoltura. La 23enne, che era stata d’argento tre anni fa a Budapest, ha fatto risuonare l’Inno di Mameli nello stesso Paese in cui in primavera aveva conquistato il suo primo sigillo in Coppa del Mondo (a Il Cairo). La laziale non si pone più limiti e il futuro sembra poter essere roseo come il presente. 

DODICESIMO POSTO: MARTA MAGGETTI 

La brezza dorata più inattesa e speciale di questa annata agonistica. La sarda aveva collezionato una lunga serie di stupendi piazzamenti a livello internazionale, tra cui il quarto posto nell’RS:X alle Olimpiadi di Tokyo 2020, ma non era mai riuscita a firmare il colpaccio. Ai Mondiali iQFoil (è la nuova tavola olimpica foiling che vedremo anche a Parigi 2024) ha troneggiato in maniera perentoria, rendendosi protagonisti dell’impeccabile settimana da Dio e di mettersi al collo una medaglia d’oro che impreziosisce un’intera carriera. L’Italia è tornata sul trono iridato nel windsurf ad addirittura 14 anni di distanza dall’ultima magia dell’iconica Alessandra Sensini.  

A impressionare è stata la magistrale lettura del campo di regata operata nel corso della Medal Race, dove la 26enne ha domato il poco vento in quel di Brest (Francia) e non è mai caduta dai foil, guadagnando così il vantaggio decisivo per conquistare la vittoria. Costante, caparbia, decisa, meticolosa, agguerrita: Marta Maggetti ha tutte le carte in regola per proseguire su questa onda e sognare in grande in vista dei prossimi Giochi, dove vorrà sicuramente dimenticare l’amarezza per il mancato podio in terra nipponica e prendersi il meritato riscatto. 

TREDICESIMO POSTO: DIANA BACOSI 

La prima italiana a qualificarsi per le Olimpiadi di Parigi 2024 (anche se il pass non è nominale ma assegnato in quota Nazioni, spetterà poi al DT diramare le convocazioni per i Giochi). Diana Bacosi si è laureata Campionessa del Mondo nello skeet, bissando il successo iridato ottenuto tre anni prima a Lonato e conquistando il tagliando a cinque cerchi proprio in quell’occasione. 

La Campionessa Olimpica di Rio 2016 e argento a Tokyo è stata impeccabile a Osijek, riscattando l’amarezza per il secondo opposto dei Giochi e meritandosi la seconda apoteosi iridata della carriera. Lo ha fatto a 39 anni, da autentica fuoriclasse qual è, talento stellare del tiro a volo e certezza acclarata dello sport tricolore da più di dieci anni. A corollario anche due argenti ai Mondiali nello skeet a squadre femminile e nel mixed team. 

QUATTORDICESIMO POSTO: SOFIA GOGGIA 

La donna dei miracoli medico-sportivi, capace di riscrivere qualsiasi logica agonistica e di entrare nell’empireo dell’umanamente impossibile con una facilità degna soltanto delle fuoriclasse dal cuore impavido che rifuggono il dolore e si catapultano verso l’ignoto delle magie imperiture.  

Dopo la caduta rimediata nel superG di Cortina, che le ha provocato un trauma distorsivo al ginocchio sinistro con una parziale lesione del legamento, la bergamasca recupera a tempo di record e si presenta alle Olimpiadi di Pechino 2022 da autentica highlander. L’azzurra incanta in discesa e confeziona una prova maiuscola, ma purtroppo la svizzera Corinne Suter la beffa di misura e l’azzurra si deve “accontentare” della medaglia d’argento dopo l’apoteosi di quattro anni prima a PyeongChang.  

Prima dell’incidente in terra dolomitica e dell’impresa ai Giochi, Sofia Goggia aveva vinto ben sei gare di Coppa del Mondo (con la superba tripletta di Lake Louise, l’uno-due in Val d’Isere e il sigillo proprio nella Perla delle Dolomiti), riuscendo così a mettere le mani sulla Sfera di Cristallo di discesa libera a fine stagione (la terza in carriera, la seconda consecutiva). Intanto la nuova annata agonistica è ripartire con i due sigilli di Lake Louise e nuovi sogni di gloria lungo il cammino che conduce verso i Mondiali.  

QUINDICESIMO POSTO: MARCELL JACOBS 

Soltanto una serie infinita di problemi fisici ha frenato lo sportivo dell’anno 2021, ma nonostante le tante criticità riscontrate in una stagione altamente complicata è riuscito a piazzare due sigilli degni della caratura tecnico-agonistica che spetta al Campione Olimpico dei 100 metri. Oltre alla gioia nella vita privata per il matrimonio con la sua Nicole. 

Il velocista lombardo si è laureato Campione del Mondo sui 60 metri indoor, riuscendo a imporsi in una distanza non così congeniale alle sue caratteristiche, dove la partenza e una mini accelerazione la fanno da padrone. L’azzurro si è letteralmente esaltato a Belgrado, correndo uno stratosferico 6.41 (nuovo record europeo) e lasciandosi alle spalle gli agguerriti statunitensi Christian Coleman e Marvin Bracy, convinti di batterlo e poi rimasti con i premi di consolazione in mano. 

A Monaco si è poi laureato Campione d’Europa dei 100 metri, correndo la finale in 9.95 e battendo la concorrenza senza particolari patemi d’animo e nonostante una condizione fisica tutt’altro che ottimale. I Mondiali di Eugene sono invece stati tormentati: prima l’infezione gastrointestinale avuta in Kenya, poi una distrazione muscolare dopo l’esordio di Savona e infine l’infortunio al muscolo grande adduttore che lo ha obbligato ad alzare bandiera bianca prima della semifinale iridata. È l’unico oro che gli manca in bacheca: ci riproverà il prossimo anno a Budapest. 

SEDICESIMO POSTO: GIANMARCO TAMBERI 

Istrionico, estroverso, ammaliante, empatico. Vincente. Gianmarco Tamberi ha dovuto fare i conti con un problema fisico e non si è potuto presentare ai Mondiali nella migliore condizione di forma, riuscendo comunque a chiudere al quarto posto (con un notevole balzo da 2.33 metri) in maniera decisamente onorevole e contro ogni pronostico della vigilia. Da autentico garista qual è, il marchigiano riesce sempre a tirare fuori le unghie e i denti quando indossa la maglia azzurra nei grandi eventi internazionali. 

Il Campione Olimpico di salto in alto ha poi messo la propria firma nel prosieguo dell’estate, facendo vedere davvero di quello che è capace. A Monaco si è laureato Campione d’Europa con assoluta disinvoltura, meritando il gradino più alto del podio con uno sciolto 2.30 e mettendo le mani sul secondo titolo continentale della carriera dopo quello del 2016. 

A Zurigo ha alzato al cielo la prestigiosa Diamond League: lo scorso anno era stato il primo italiano a portare a casa il diamantone, questa volta ha firmato un bis di lusso e tra l’altro con il primato personale stagionale (un eccellente 2.34). A seguire lo splendido matrimonio con la sua Chiara per chiudere un’annata agonistica decisamente di impatto e lanciarsi verso i Mondiali di Budapest nel 2023, dove inseguirà l’unico oro che gli manda in un palmares già leggendario. 

DICIASSETTESIMO POSTO: AZIZ ABBES MOUHIIDINE 

Il miglior pugile dilettante alle nostre latitudini, un peso massimo di tutto rispetto che coniuga una rimarchevole velocità di gambe a dalle doti eccellenti di schivata e alla precisione dei propri colpi. Il 24enne ha dominato la stagione tra i 92 kg, laureandosi Campione d’Europa e vincendo in scioltezza i Giochi del Mediterraneo. Sul ring risulta davvero imbattibile e il prossimo anno cercherà di scalare l’ultimo gradino per completare lo Slam dei fenomeni e detenere tutte le corone in circolazione tra i dilettanti. 

L’obiettivo è quello di diventare Campione del Mondo, dopo lo smacco della finale persa immeritatamente nella passata stagione. Nel frattempo si è tolto la soddisfazione di fare da sparring partner ad Anthony Joshua (alla vigilia del match per il Mondiale WBA, WBO, IBF, IBO contro Oleksandr Usyk) e ha iniziato a guardare alle Olimpiadi di Parigi 2024, dopo le quali potrebbe passare professionista e iniziare una scalata verso il vertice internazionale che sembra davvero essere possibile per il talentuoso campano. 

DICIOTTESIMO POSTO: FILIPPO GANNA 

Sabato 8 ottobre ha scritto un autentico trattato di biologia, fisica, anatomia umana. Tritato in sessanta minuti di autentica pazzia. Il ciclismo è entrato in una nuova dimensione grazie al Dio del Tempo, che letteralmente stravolto il Record dell’Ora: 56,792 chilometri percorsi al Velodromo di Grenchen, rianimando una prova che è a tutti gli effetti la quintessenza del pedale. Dopo i fasti di un passato ormai lontano, con le firme tra gli altri delle icone Fausto Coppi ed Eddy Merckx, Filippo Ganna ha rianimato lo sforzo puro su pista e ha timbrato in termini assoluti la miglior prestazione mondiale sull’ora (anche il discorso Boardman finisce in soffitta). 

Dopo l’apoteosi di Grenchen, Filippo Ganna non ha abbassato la guardia e la settimana successiva si è laureato Campione del Mondo nell’inseguimento individuale. A St-Quentin-en-Yvelines ha stabilito il nuovo record del mondo (3:59.636) e ha conquistato il quinto titolo iridato nella specialità (primo uomo a riuscirci). Un doppio ruggito da autentico fuoriclasse per il 26enne piemontese, capace di rialzare la testa dopo la prestazione un po’ sottotono offerta nella cronometro dei Mondiali, dove non riuscì a mettere le mani sul terzo oro consecutivo nelle prove contro il tempo. La bicicletta Pinarello, un concentrato di tecnica futuristica tutto italiano, merita una menzione speciale. 

DICIANNOVESIMO POSTO: GIORGIO MINISINI 

L’uomo che ha squarciato la tela dell’uguaglianza di genere a parti invertite, rispetto ai canoni più comuni. Nel nuoto artistico, sport per tradizione precluso al sesso maschile, il Divino delle Acque si è fatto strada a suon di grandi emozioni e di interpretazioni oltre il limite della commozione più pura. Il laziale si è laureato Campione del Mondo nel solo tecnico e nel solo free: a Budapest gli uomini hanno potuto gareggiare per la prima volta individualmente e il 26enne ha immediatamente fatto centro, scrivendo un’autentica e indelebile pagina di storia, non solo sportiva. 

Insieme a Lucrezia Ruggiero ha conquistato due ori iridati nel duo misto (sia nel tecnico che nel libero), tornando così sul gradino più alto del podio dopo la magia firmata cinque anni fa con Martina Flamini, curiosamente sempre nella capitale ungherese. La stagione perfetta è stata completata dal poker d’oro confezionato agli Europei, di fronte al proprio pubblico di Roma: la magia del sincronetto si è sublimata nello scenario del Foro Italico, con il bis nel solo e l’uno-due nel misto. 

VENTESIMO POSTO: ANTONINO PIZZOLATO 

Hulk dirompente. Potentissimo, fenomenale, dinamitardo, travolgente. Il Re del sollevamento pesi. Dopo la medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Tokyo 2020 tra gli 81 kg, il siciliano si è confermato Campione d’Europa firmando una prestazione ai limiti del surreale. Il 26enne ha dominato a Tirana e ha siglato il nuovo record del mondo della categoria fino a 89 kg: l’azzurro ha alzato complessivamente un surreale 392 kg (175 kg nello strappo e 217 kg di slancio, entrambi primati).   

In estate si è anche regalato il trionfo ai Giochi del Mediterraneo e si sarebbe presentato con tutti i favori del pronostico ai Mondiali, ma purtroppo un risentimento muscolare rimediato a fine agosto lo ha costretto a rinunciare alla rassegna iridata e alla possibilità di salire sul podio a distanza di cinque anni dal bronzo conquistato tra gli 85 kg. 

ALBO D’ORO SPORTIVO ITALIANO DELL’ANNO PER OA SPORT: 

2015: Flavia Pennetta (tennis) 

2016: Gregorio Paltrinieri (nuoto) 

2017: Federica Pellegrini (nuoto) 

2018: Francesco Molinari (golf) 

2019: Dorothea Wierer (biathlon) 

2020: Filippo Ganna (ciclismo) 

2021: Marcell Jacobs (atletica leggera) 

2022: Francesco Bagnaia (MotoGP) 

Foto: Lapresse

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