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Ciclismo, Moreno Argentin: “In Italia si guarda agli interessi personali, non al bene comune. Adriatica Ionica a settembre”

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Moreno Argentin

Moreno Argentin, veneto di San Donà di Piave, ha corso tra i professionisti dal 1980 al 1994. Finisseur e cacciatore di Classiche, Argentin nel suo palmarès vanta ben 84 successi. Tre le sue vittorie più importanti balzano all’occhio quelle del Mondiale del 1986, quattro edizioni della Liegi-Bastogne-Liegi (1985,1986,1987,1991), tre della Freccia Vallone (1990,1991,1994), un Giro di Lombardia (1987)  un Giro delle Fiandre (1990) e le 13 tappe al Giro d’Italia e 2 al Tour de France, di cui una cronosquadre. Argentin da 5 anni organizza l’Adriatica Ionica Race, che quest’anno per la prima volta si correrà a settembre (dal 20 al 24, ndr) e non a giugno come fatto per le passate edizioni: “La scelta di spostare la corsa a settembre è stata quasi obbligatoria per cercare di avere qualche squadra World Tour in più al via. Per l’ambizione della gara, che è quella di crescere per diventare quello che meritiamo perché stiamo investendo molte risorse, dobbiamo trovare la collocazione migliore nel calendario. Più l’evento diventa importante più siamo utili alla promozione dei territori che è l’obiettivo che ci siamo prefissati sin dall’inizio“.

Come stai?

“Tutto bene grazie. La salute c’è e la voglia di fare anche, spesso abbiamo il vento contro ma speriamo che venga a favore”.

Hai vinto Classiche Monumento molto diverse come Lombardia e Fiandre. Nel ciclismo di oggi ci staresti benissimo…

“Sappiamo bene che gli eventi clou sono i Grandi Giri ma ci sono anche le Classiche Monumento importanti. Forse con più consapevolezza avrei potuto affrontare un Grande Giro negli ultimi anni”.

E’ un rimpianto aver sfiorato la Milano-Sanremo? Tornassi indietro, che errore non ripeteresti per vincerla?

“Con il senno di poi direi di sì, la Milano-Sanremo ci poteva stare tranquillamente. La Classicissima dal punto di vista altimetrico è la più facile ma la più difficile da interpretare. Un errore? Quando mi sentivo in gran forma c’era un eccesso di convinzione e quindi ero convinto di poter fare la differenza ma invece non è stato così”.

La Parigi-Roubaix era completamente inadatta per le tue caratteristiche? Come mai non ci hai mai puntato?

“La Parigi-Roubaix era una settimana prima della Liegi e della Freccia che erano le mie gare di punta e quindi era troppo rischioso metterla in calendario. Gli ultimi anni avevo tentato di farla, ma solo una caduta al Giro delle Fiandre mi ha impedito di essere al via e da lì è svanita tutta la volontà”. 

Prevedi carriere più brevi, considerando che ormai si va forte già a 19 o 20 anni?

“Sicuramente sì, non vedo carriere lunghe ad alti livelli. Poi puoi sempre portare in giro la bici ma non è la stessa cosa”.

Cos’ha lasciato Nibali al ciclismo? 

“Nibali è stato uno degli ultimi interpreti di un certo spessore. Ovviamente ha lasciato la speranza di trovare uno come lui e una grande traccia che penso possa essere fondamentale per i giovani”. 

Come sta lavorando la nostra Federazione?

“Bella domanda. Francamente non ho ancora capito il lavoro che stanno facendo. Non vedo questo grande cambiamento rispetto a prima, tutto quello che stanno raccogliendo è frutto del lavoro passato. Le medaglie non vanno contate ma pesate senza togliere niente a nessuno. Bisogna analizzare anche il lavoro che è stato fatto, i tecnici sono sempre gli stessi. C’è un metodo gestionale di questa Federazione che io non condivido. Non c’è collante, non c’è una progettualità per far stare tutto il nostro mondo intorno a un tavolo. E’ un momento in cui dobbiamo stare uniti senza danneggiarci ma ho l’impressione che vengano messi davanti gli interessi personali. E’ inutile vantarsi adesso dei risultati ottenuti quando sono frutto di un lavoro precedente. Mi piacerebbe che possano venir meno gli interessi personali a fronte di una maggior passione per questo sport. Al centro ci dev’essere l’interesse comune e bisognerebbe far sì che le promesse vengano mantenute e non far finta di fare”.

C’è qualche giovane italiano che ti piace in particolar modo? 

“Non so, so che c’è un consumo del nostro vivaio troppo veloce. C’è una ricerca maniacale nel cercare quei campioni che interessano al mondo del professionismo. Già da juniores i ragazzi vengono trattati come dei professionisti e questo non è un bene. E’ giusto far maturare i ragazzi anno per anno senza aver così tanta fretta”. 

Manca poco e si ricomincia. Che stagione sarà quella di quest’anno secondo te?

“Sarà una stagione scoppiettante e quindi ci sarà sicuramente una riconferma dei gradi atleti e delle sfide che abbiamo già visto. Mi auguro che possa essere anche quest’anno una grande stagione e la presenza di così tanti media vuol significa che in questo movimento c’è un grande interesse”. 

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Foto: Olycom.com

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