Formula 1
Alla Ferrari interessa della Ferrari in F1? I record nelle vendite certificano quali siano le priorità
Un lunedì amaro e triste per la Ferrari e i suoi tifosi, dopo il primo round del Mondiale 2023 di F1. La gara di Sakhir, in Bahrain, ha dato una risposta chiara: la Rossa non è all’altezza della Red Bull e, anzi, deve guardarsi le spalle perché l’Aston Martin, guidata da uno strepitoso Fernando Alonso, è una minaccia concreta. Necessario fare i conti con varie deficienze: assenza di prestazione in gara a causa dell’eccessivo degrado delle gomme e mancanza di affidabilità per il ritiro del monegasco Charles Leclerc.
Un avvio scioccante, in questo modo si è espresso il nuovo Team Principal Frederic Vasseur, consapevole ora più che mai dei problemi di varia natura che riguardano la monoposto, nata da una gestione diversa, ovvero quella di Mattia Binotto. In tutto questo, la proprietà come si è espressa? Non è dato saperlo, perché di parole ora come ora da parte del presidente John Elkann non ne sono arrivate in via ufficiale. Un rumoroso silenzio a cui si è abituati, considerata anche l’assenza del n.1 del Cavallino Rampante nel giorno della presentazione a Maranello, il 14 febbraio. Si era scelto il giorno di San Valentino, quello degli innamorati, ma la dirigenza dell’azienda ama ed è interessata alla Ferrari in F1?
La domanda è in sé un po’ provocatoria, ma viene spontanea farsela perché, fino a prova contraria, i dati delle vendite delle auto sono molto confortanti. Il 2022 è stato un anno decisamente positivo per la Ferrari. Secondo i rapporti pubblicati, la Casa del Cavallino ha stabilito un nuovo record di vendite consegnando 13.221 veicoli ai propri clienti rispetto alle 11.155 unità del 2021. Anche l’utile netto ha raggiunto nuovi massimi di 939 milioni di euro, dopo essere stato di 833 milioni di euro l’anno precedente.
Aggiungendo altri numeri al bilancio effettivo, l’anno passato si è chiuso con 5,095 miliardi di ricavi netti (+19,3% sul 2021). Si prevedono nel 2023, a questa voce, cifre intorno a 5,7 miliardi. Questi dati alimentano, pertanto, dubbi e perplessità sui reali interessi che la massima dirigenza possa nutrire nei confronti dei risultati sportivi in pista. La sensazione, contestabile ci mancherebbe, è che la presenza della Ferrari venga usata per lo più in chiave marketing e di promozione del brand, attraverso le relazioni con sponsor di vario genere, piuttosto che per centrare obiettivi meramente agonistici. Un modo di fare impresa molto diverso da quello dell’ex presidente Luca Cordero di Montezemolo o anche dello scomparso Sergio Marchionne, che invece basavano molto della loro linea sui riscontri in pista, in parallelo alle finalità meramente aziendali.
Non è un caso che tanti Team Principal si siano alternati alla guida del Reparto Corse e alla fine i problemi siano sempre i medesimi. Probabilmente, per comprendere l’origine dei mali è necessario entrare nella stanza dei bottoni e nel gesto di stizza di Piero Ferrari, poco dopo il ritiro di Leclerc, c’è un po’ tutto il disagio di un marchio che rischia di perdere la sua reale identità.
Piero Ferrari dépité (et moi aussi) après le rythme de la Ferrari et l’abandon mécanique de Charles Leclerc… #Ferrari #scuderia #scuderiaferrari #f1 #grandprix #france pic.twitter.com/iU0lnd1UyW
— Rubens (@RubensTardieu1) March 5, 2023
Foto: LaPresse