Biathlon
Biathlon, “Polaris Italia”. A Östersund le stelle Wierer, Vittozzi e Giacomel brillano tutte di luce propria
La Coppa del Mondo di biathlon è prossima alla conclusione, ma continua a regalare grandi soddisfazioni all’Italia. Anzi, nell’ultimo decennio Östersund è diventata a tutti gli effetti una località magica per il movimento azzurro.
SECONDO CENTRO PER VITTOZZI
Le nevi svedesi sono state palcoscenico della prima vittoria della carriera di Dorothea Wierer (dicembre 2015), della sensazionale domenica della doppia medaglia d’oro ai Mondiali 2019, nonché delle due affermazioni di Lisa Vittozzi nella Coppa di specialità della 15 km.
Giovedì scorso, la sappadina si è fregiata della Sfera di cristallo dedicata al format originario grazie a una prestazione perfetta al poligono, che ha spento qualsiasi velleità della concorrenza. Nelle individuali siamo giunti a quota quattro podi consecutivi. Un dato sensazionale per la ventottenne di scuola friulana, soprattutto se si pensa quale fosse il suo rendimento al tiro solo dodici mesi orsono.
Dopo la medaglia iridata, arriva quindi anche un secondo traguardo significativo in quello che può essere definito l’inverno della sua resurrezione agonistica. Peraltro non è finita qui, poiché l’obiettivo del podio nella classifica generale è pienamente alla portata. Terza era prima di Östersund e terza è rimasta, nonostante abbia scavalcato Elvira Öberg.
WIERER E UN SOGNO INATTESO
Difatti Wierer, coronando una tappa perfetta, ha sorpassato in tromba due rivali in un colpo solo, confermando di avere un rapporto privilegiato con il capoluogo della Contea di Jämtland. L’ormai trentatreenne sudtirolese è arrivata a quota 5 vittorie e 9 podi nel borgo svedese, pareggiando i conti finanche con la nativa Anterselva!
La veterana azzurra si è espressa su un livello mai toccato in precedenza nell’arco della stagione corrente, ripresentandosi in pista tirata a lucido dopo un periodo di (relativo) appannamento. Evidentemente la neve di Scandinavia è decisamente più gradita rispetto a quella dell’Europa centrale!
Con il doppio successo di Östersund, suggellato da un impressionante 40/40 al tiro, Dorothea arriverà alla tappa conclusiva quale principale alternativa a Julia Simon nella rincorsa alla Sfera di cristallo. Il sogno è quello di far saltare letteralmente il banco, coronando quella che sarebbe una delle rimonte più clamorose nella storia del biathlon.
I punti di ritardo sono 144. Bisogna recuperare una media di 48 lunghezze/gara. Tante, probabilmente troppe. Però Oslo è un poligono infido (proprio Wierer ne sa qualcosa) e in passato ha detto malissimo anche a big del calibro di Kaisa Mäkäräinen e Tiril Eckhoff. Tutto passerà attraverso la sprint di venerdì 17 marzo, perchè condizionerà anche il successivo inseguimento di sabato 18. Sarà il crocevia che ci dirà se la Coppa del Mondo prenderà definitivamente la strada della Savoia, oppure se potrà dirigersi per la terza volta verso il Tirolo italiano.
Nel settore femminile merita, infine, un plauso Hannah Auchentaller, capace di ottenere il miglior risultato della carriera e di qualificarsi per la seconda volta consecutiva a una mass start. Una piccola-grande soddisfazione per sta muovendo i primi passi nel massimo circuito.
GIACOMEL CECCHINO
In ambito maschile l’ondata di Covid che ha colpito quattro dei primi sette della classifica generale, fratelli Bø e Lægreid in testa, ha spalancato le porte del podio a tanti pretendenti sinora costretti ad accomodarsi nelle posizioni subito a ridosso. Fra di essi spicca il nome di Tommaso Giacomel, il quale ha avuto il merito di limitare al minimo gli errori, sparando con un eccellente 92,5% tra individuale e mass start.
È così giunto il primo top-three della carriera (non di certo l’ultimo). Se vogliamo dirla tutta, i malanni fanno parte del gioco. In passato c’è chi ha perso Coppe del Mondo per un raffreddore. Quindi, assenti o meno, il risultato è pienamente legittimo e suggella l’inverno in cui il trentino ha saputo effettuare il primo, proverbiale, salto di qualità verso il gotha della disciplina.
In ultimo, bravi Didier Bionaz e Patrick Braunhofer a sfruttare al meglio le singolari dinamiche della tappa per qualificarsi alla mass start. La differenza di cilindrata rispetto a tanti rivali più quotati si è sentita ed è stata insormontabile, ma l’importante è aver colto la palla al balzo, dimostrando si sapersi far trovare pronti al momento giusto.
Foto: La Presse