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Vela, Michele Marchesini: “Ai Mondiali vogliamo qualificare più barche possibili a Parigi 2024”

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Marta Maggetti

Nell’ultima puntata di Sail2U, appuntamento in collaborazione tra Sport2U ed OA Sport in cui si tratta di vela in ogni sua forma, è intervenuto Michele Marchesini, responsabile tecnico della Nazionale Italiana. Il tema centrale è stato ovviamente quello degli ormai prossimo Mondiali unificati di Den Haag, tappa fondamentale anche in chiave qualificazione olimpica. Con la conduzione di Stefano Vegliani, questo è quello che Marchesini ci ha raccontato.

Partiamo dall’attualità. Si è concluso da pochissimo il Campionato Europeo ILCA 6 e 7 in Italia, che bilancio si può trarre?

“Abbiamo avuto prestazioni altalenanti, soprattutto al maschile. I nostri tre migliori interpreti, Spadoni, Peroni e Chiavarini hanno finito nella stessa fascia di classifica, anche se per ciascuno il risultato va interpretato in maniera differente. Se per Peroni sicuramente questo è un ulteriore passo di crescita, c’è un po’ di delusione invece per gli altri due. Spadoni ha sicuramente pagato il non avere uno scarto decente nella fase di qualifica. Al femminile invece ottima prestazione da parte di Chiara Benini Floriani che aveva inizialmente terminato al quinto posto ed è poi stata declassata al settimo per una decisione della giuria.

Si è verificato anche qualche problema a livello organizzativo. Cosa puoi dirci a riguardo?

“Sì, qualche difficoltà organizzativa c’è stata. Diciamo che non tutto ha funzionato perfettamente, da parte dei regatanti non c’è stata la percezione di aver avuto il miglior Campionato possibile. Ci sono state alcune concause che sono diventati fattori scatenanti per far montare il malcontento. Peccato, le condizioni del mare erano perfette ad Andora”.

All’orizzonte ci sono i Mondiali unificati di Den Haag, primo passo di qualificazione olimpica. Ci può fare un quadro classe per classe? Partiamo proprio dall’ILCA.

“Nell’ILCA le prime 16 nazioni in classifica otterranno il posto per le Olimpiadi, che è appunto per la federazione e non individuale. Le maglie sono abbastanza larghe e le prestazioni recenti, soprattutto al femminile, ci fanno ben sperare per la qualifica e forse anche di più. Al maschile, per quanto non siamo soddisfatti, il risultato degli Europei sarebbe più che bastevole per la qualifica. Passare alla prima occasione sarà importante, in modo da fare un lavoro in ottica olimpica sereno e strutturato. A Den Haag non finirà il mondo, ma vogliamo puntare il mirino su questa prima tornata. Nazioni che qualificano 10 classi ce ne sono pochissime, noi ci impegniamo per raggiungerlo.

Per quanto riguarda invece il 470?

“Qui abbiamo sicuramente buone possibilità. Abbiamo tre equipaggi di alto livello che hanno nelle corde la qualifica olimpica alla prima tornata. La qualifica sarà data alle prime 8 nazioni in classifica e con la Francia già qualificata di diritto, possiamo guardare con fiducia al risultato. I nostri tre equipaggi, Ferrari-Caruso, Gradoni-Dubbini e Berta-Festo hanno qualità per centrare l’obiettivo, con i primi due che vengono da una grande stagione e hanno ambizioni maggiori. Non siamo particolarmente preoccupati per la qualifica, a meno di cose strane, che sono comunque sempre possibili”.

A questo proposito, quanto pesa l’impegno di Gradoni con Luna Rossa?

“Se ti rispondo sinceramente, qui non andiamo tanto lontano… Ti risponderò in maniera politica: è importante sicuramente dal punto di vista del coinvolgimento temporale. Sinora abbiamo cercato di garantire una buona convivenza tra le due attività. Lui è un timoniere giovane e talentuoso e gli sta venendo bene ciò che è facile, come andare veloce e dritto. Adesso c’è però bisogno di avere un confronto reale con gli altri equipaggi di livello internazionale. Ha 18 anni, ha ancora bisogno di affinare qualità tattiche e di posizionamento”.

Veniamo invece alle tavole. Anche qui la qualificazione sembra a portata di mano, specialmente per le donne.

“Quando ti presenti ad un Mondiale con la Campionessa in carica non ci si può certo nascondere. Si qualificano le prime 11 nazioni, quindi in teoria non ci dovrebbero essere problemi. Poi certo l’imprevisto è sempre possibile, ma di certo c’è grande fiducia di prendere la qualifica alla prima occasione, senza finta modestia o scaramanzia. Nelle tavole abbiamo grande tradizione, da Alessandra Sensini a Flavia Tartaglini. Abbiamo un buon bacino, con base molto larga e soprattutto un ottimo bacino di tecnici con grande conoscenza ed esperienza”.

Passiamo poi alla novità olimpica, il kiteboarding. Cosa puoi dirci a riguardo?

“Si qualificheranno 8 nazioni e c’è grandissima attesa per il debutto ai prossimi Mondiali ed ovviamente alle prossime Olimpiadi. Il kite è entrato nel programma olimpico di prepotenza; è stato fatto un grande lavoro da parte dell’associazione internazionale per soddisfare la voglia di introdurre questa grande novità. Noi siamo solidi in campo maschile, forse un po’ meno al femminile. Se con gli uomini puntiamo a qualificarci alla prima tornata, al femminile non è impossibile ma non sarà facile. Ovviamente questa sarà la prima occasione importante per il kite ed io ho tanta curiosità. Credo nasceranno regate mozzafiato”.

Chiudiamo con il 49er. Si può dire che siamo chiamati al riscatto?

“In qualche modo sì, quattro anni fa non andammo a Tokyo, sprecando l’ultima occasione a Lanzarote. L’accesso sarà per le prime 10 nazioni sia al maschile che al femminile ai prossimi Mondiali. In campo femminile la situazione è ribaltata rispetto al kite, siamo fiduciosi. Abbiamo equipaggi molto forti come Germani-Bertuzzi che sono stabilmente nelle prime 7 al mondo, ma anche Stalder-Speri ed Omari-Carraro hanno nelle corde la qualifica. Per gli uomini va invece detto che il livello internazionale è altissimo: noi stiamo ripartendo con il nostro movimento da equipaggi giovani, ma per la qualificazione dovremmo affidarci a Crivelli e Ferrarese, due timonieri di buon livello e grande esperienza. Sarà difficile entrare al primo giro ma anche qui non certo impossibile”.

Facendo una stima, quale sarà il numero minimo di qualifiche che dovranno arrivare direttamente dai Mondiali?

“Diciamo che agli ultimi Mondiali uscimmo con sei qualifiche. Quest’anno oggettivamente puntiamo a qualcosa di più”.

Quale sarà poi il percorso dopo un’eventuale qualifica?

“Prima cosa bisogna dire che ottenere una qualifica olimpica e presentare poi un equipaggio che possa ambire ad una medaglia sono due cose molto diverse. Sicuramente ogni allenamento che si fa sul campo di regata olimpico consentirà di raccogliere dati da elaborare in funzione della performance. Per noi sarà grande soddisfazione cercare di qualificare quante più classi possibili, ma ricordiamo che non sarà necessario qualificare tanti equipaggi per poi puntare alle medaglie. Quindi diciamo che per i vari equipaggi ci sarà chiaramente una differenziazione nel percorso di avvicinamento, con un focus su chi la medaglia può davvero cercarla”.

Chiudiamo con un tema importante: il bacino rispetto ad una volta si è molto ristretto, i costi di una barca sono diventati proibitivi. Si risolverà mai questa problematica?

“Io me lo auguro ma sinceramente non vedo una soluzione in tempi brevi. Per rendere lo sport più attrattivo di un punto di vista mediatico ci si è spinti verso una spettacolarizzazione della disciplina che, oltre a non aver portato grandi risultati a livello di popolarità, ha aumentato ad un’evoluzione degli attrezzi e delle barche che ha un po’ “allontanato la base”. La vela è già una disciplina molto difficile da praticare senza un allenatore, un gommone o un appoggio. I costi sono elevatissimi e chi non può permetterseli finisce per andare alle regate, prendere delle brutte batoste che inevitabilmente allontanano dal divertimento della gara. Ripeto, nel breve termine non vedo soluzioni”.

LA VIDEO INTERVISTA A MICHELE MARCHESINI

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