Biathlon
Sport Invernali, come sono distribuite le Coppe del Mondo nell’ultimo decennio? L’ambivalenza del biathlon. Salto e fondo spiccano in modo diverso
Domenica, a Planica (Slovenia), si è definitivamente completata la stagione del salto con gli sci maschile, in questo 2022-23 addirittura protrattasi sino a inizio aprile. L’occasione è propizia per effettuare un approfondimento in merito alla distribuzione delle Sfere di cristallo nell’ultimo decennio. L’analisi parte dalla disciplina di cui sopra, ma sarà allargata a tutte quelle olimpiche della neve che prevedono una classifica cosiddetta “Overall” (sci alpino, biathlon, salto con gli sci, sci di fondo e combinata nordica; a cui si aggiungerà la postilla sci alpinismo).
Ebbene, nel salto con gli sci maschile le ultime 10 Coppe del Mondo sono state vinte dal polacco Kamil Stoch (2014, 2018), dal tedesco Severin Freund (2015), dallo sloveno Peter Prevc (2016), dall’austriaco Stefan Kraft (2017, 2020), dal giapponese Ryoyu Kobayashi (2019, 2022) e dal norvegese Halvor Egner Granerud (2021, 2023). Si evincono, dunque, tre dinamiche eclatanti.
- Hanno vinto atleti provenienti da 6 Paesi diversi;
- Nessuna nazione ha conquistato Sfere di cristallo con più di 1 saltatore;
- Non vi è alcun movimento capace di fregiarsi più di 2 volte della classifica generale.
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Insomma, una distribuzione pressoché equa in seno all’esarchia che da tempo caratterizza la disciplina. In quali altri ambiti vengono rispettate tutte le condizioni di cui sopra? La risposta è nessuno.
Per esempio nella controparte femminile del salto troviamo atlete in grado di primeggiare in 3 occasioni (Sara Takanashi, Maren Lundby) o Paesi con più di una vincitrice (l’Austria). Se restiamo sul trampolino, ma ci trasferiamo nella combinata nordica (giocoforza solo maschile, perché l’altra metà del cielo assegna la propria Sfera di cristallo solo da tre inverni), noteremo come i serial winner siano l’abitudine (Eric Frenzel e Jarl Magnus Riiber).
Altrove? Nello sci di fondo troviamo una Norvegia pigliatutto o quasi. Nello sci alpino abbiamo, o abbiamo avuto, tirannie assortite (Marcel Hirscher, Mikaela Shiffrin e… Marco Odermatt?). La stagione dello sci alpinismo non si è ancora conclusa, ma nell’ultimo decennio Italia e Francia sono state potenze egemoni rispettivamente tra gli uomini e tra le donne. Il biathlon ha un comparto cromosoma Y caratterizzato da un duopolio (Norvegia, Francia). Nel settore femminile c’è invece più varietà. Persino superiore al salto maschile per numero di Paesi e di atlete. Cionondimeno non mancano i bis di una donna (Kaisa Mäkäräinen, Dorothea Wierer) o di una nazione (Norvegia).
Nella seguente tabella viene esplicitato per ogni sport {A} il numero di Paesi capaci di vincere almeno una Coppa del Mondo nell’ultimo decennio, {B} gli atleti in grado di fregiarsi di una Sfera di cristallo, {C} il numero massimo di volte in cui un atleta si è imposto nella classifica generale, {D} il Paese che vanta più vincitori della Coppa del Mondo (e il numero degli stessi).
Quali conclusioni trarre da tutto questo? Come detto il salto maschile è l’unico ambito in cui si verificano contemporaneamente le tre dinamiche di equità assoluta espresse in precedenza. Tuttavia, si evincono altri dati per certi versi impensabili.
- Il biathlon vive di estremi. Quello maschile è l’habitat con meno nazioni e atleti capaci di vincere una Coppa del Mondo; quello femminile è viceversa quello dove i numeri di cui sopra sono maggiori in assoluto!
- Lo sci di fondo femminile è un ambito dove c’è un Paese capace di produrre ben 5 vincitrici di Coppa del Mondo (la Norvegia si è goduta Bjørgen, Johaug, Østberg, le due Weng).
Appuntamento al 2023-24 per capire se, con l’uscita del 2014-15 dal ciclo decennale e l’ingresso dell’annata ventura, cambierà qualcosa.
Foto: La Presse