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F1, Mondiale già anestetizzato dalla tirannia Verstappen-Red Bull? E se si introducessero i play-off come nella Nascar?

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Charles Leclerc

Qualche mese fa, su queste pagine, venne lanciata l’ipotesi che il continuo allargamento del calendario del Mondiale di Formula 1 possa essere propedeutico, in futuro, a una rivoluzione dei meccanismi che portano all’assegnazione del titolo iridato. Nella fattispecie, si ragionava su un sistema mutuato dalla Nascar, il campionato dedicato alle stock car, popolarissimo negli Stati Uniti.

Alla luce dell’andamento delle stagioni dell’ultimo decennio (e dei connotati che sta assumendo il 2023), verrebbe da dire che, per il bene della Formula 1, tale riforma sarebbe finanche auspicabile. Una provocazione? Sì. Però non fine a sé stessa, bensì atta a generare una riflessione su quali potrebbero essere pro e contro di un totale cambiamento di filosofia.

Per chiarezza riepiloghiamo il “Sistema Nascar”. Si disputano 36 gare, divise però fra “regular season” e “play-off”. La prima comprende 26 appuntamenti, al termine dei quali viene effettuato un taglio, tenendo in corsa per il campionato solo i primi 16 piloti della classifica generale. Sia chiaro, non si limita la partecipazione. Tutti prendono comunque il via agli eventi inseriti nei play-off. Però un “eliminato” non viene più preso in considerazione nella contesa per il titolo. Può vincere dieci volte di fila, ma non sarà mai campione, in quanto fuori dalla top-16 nel momento della scrematura iniziale.

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Il taglio viene reiterato ogni tre gare. Dopo il ventinovesimo appuntamento restano in corsa per il titolo 12 uomini. Dopo il trentaduesimo ne rimangono 8. Dopo il trentacinquesimo ne sopravvivono 4. Tale quartetto si gioca il titolo nell’ultima prova, che assume quindi i contorni di un’autentica finale. Il primo dei quattro contender a passare sotto la bandiera a scacchi della “Championship Race” è il nuovo Campione.

Qualche lettore sarà già rabbrividito all’idea, ritenendola un obbrobrio e un’ingiustizia sportiva. Obiezione accolta. Chi scrive la pensa allo stesso modo. Cionondimeno, è doveroso interrogarsi di fronte all’evidenza dei fatti. Quanto accaduto a Melbourne non è forse stata la sublimazione di una politica abominevole portata avanti da anni in maniera silenziosa? Qualsiasi pretesto è buono per fare entrare la safety car, in maniera tale da rimescolare le carte e generare, artificialmente, spettacolo. In caso di bandiera rossa, stendiamo un velo pietoso sulla ratio che porta a far ripartire da fermi un GP quando mancano 3 giri alla fine.

Se proprio si vuole avere interesse e incertezza reali, a questo punto non sarebbe meglio usare il sistema Nascar, facendo però in modo di avere Gran Premi equi sul piano dei risultati? Magari lasciando più libertà ai piloti in pista, abrogando una buona parte degli infiniti cavilli regolamentari che hanno reso i GP più simili a puntate di Law&Order piuttosto che a gare motoristiche. Inoltre, sarebbe auspicabile ridurre gli interventi della vettura di sicurezza alle necessità reali.

Un Mondiale diviso tra regular season e play-off avrebbe anche dei pregi. Per esempio, consentirebbe ai team in difficoltà a marzo di coltivare legittimamente una speranza di poter raddrizzare la situazione prima di novembre, in maniera tale da giocarsi l’Iride. Vi pare poco? Si eviterebbero squadre che alzano bandiera bianca già in piena estate, cominciando a lavorare sulla stagione successiva. Anzi, ci sarebbe un incentivo a evolvere le vetture, senza abbandonarle a sé stesse se dovessero rivelarsi poco competitive.

Al contempo, verrebbero completamente cancellati i cosiddetti dead rubber, ovvero i Gran Premi privi di qualsivoglia interesse nell’ottica del Mondiale. Anche perché, francamente, chi se ne frega di chi arriva quarto nel campionato piloti o sesto in quello costruttori?

In questo 2023 si sono disputate solo tre gare, ma l’antifona appare chiara. Con la Red Bull una spanna sopra tutte le altre monoposto e Max Verstappen prima guida indiscussa, si direbbe tutto già deciso. Chissà, magari accadrà l’impensabile e ci troveremo di fronte a un’annata pazza, ma al momento non ci crede nessuno e tutti danno per scontato un logorroico monologo dell’olandese e del Drink Team.

Un soliloquio magari pronunciato in un idioma differente rispetto a quello a cui ci si era abituati con Lewis Hamilton e la Mercedes, oppure con Sebastian Vettel e la Red Bull stessa. La sostanza, però, non cambia. Davvero tale prospettiva può essere considerata allettante? Oppure c’è già chi ha perso totalmente interesse per l’annata corrente?

La F1 con un Mondiale assegnato seguendo il sistema Nascar non sarebbe certo l’ideale, ma se ne potrebbe quantomeno discuterne. Occorrerebbe revisionare il Patto della Concordia e la proposta avrebbe una prospettiva a medio-lungo termine (peraltro, bisognerebbe rivalutare completamente le dinamiche relative ai diritti TV). La domanda da porsi, ora come ora, è “perché no?”. Ai padroni del vapore l’eventuale risposta.

Foto: La Presse

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