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Atletica, Filippo Tortu: “Ho un obiettivo per i 200. Mennea una suggestione. Il futuro della staffetta…”

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Filippo Tortu

Elevare i giri del motore, senza rimpianti. Filippo Tortu si prepara per una nuova stagione outdoor nell’atletica internazionale con tante ambizioni. Nel 2023 la tappa principale saranno i Mondiali a Budapest (19-27 agosto) e il velocista lombardo si augura di arrivarci al top della forma, spendendosi in maniera chiara nei 200 metri, che l’anno scorso l’hanno visto protagonista.

Certo, quel bronzo agli Europei di Monaco di Baviera ancora un po’ brucia, perché le ambizioni erano altre, ma questo è anche lo sport. Con nuove motivazioni dunque il nostro portacolori tornerà in pista per dare il suo 100%, senza dimenticare la grande importanza che ha per lui la 4×100, citando lo storico oro alle Olimpiadi di Tokyo di poco meno di due anni fa.

Nell’ultima puntata di Sprint2U, in onda su Sport2U (in collaborazione con OA Sport), condotta da Ferdinando Savarese, Tortu ha vestito i panni dell’ospite e si è un po’ raccontato tra passato, presente e futuro, con estrema sincerità.

Secondo molti, il momento chiave del cambio di rotta dell’atletica italiana è arrivato quando tu sei diventato il primo italiano a scendere sotto i 10 secondi nei 100 metri. Che ne pensi di questa idea?
“Sicuramente fa piacere che molti pensino che quello sia un momento importante non solo per me ma per tutto un movimento. Detto questo, io tendo sempre a parlare solo delle mie esperienze, quindi non so effettivamente se abbia contribuito alla crescita di altri atleti o di un movimento. Per me, quello è stato il primo grande traguardo che mi ero prefissato ed anche il mio primo grande risultato. Poi probabilmente come importanza di risultato io metto davanti il 10.07 nella finale dei Mondiali. Nonostante il cronometro dica che sia un tempo peggiore, fare quella prova in quelle condizioni per me è stato incredibile. Quel 9.99 comunque mi ha proiettato in una dimensione completamente diversa, sono entrato in un livello di atletica molto più alto, sia in allenamento che in gara.”.

Tutta la notorietà, l’attenzione mediatica, derivata da quel risultato, credi abbia in qualche modo condizionato la tua carriera?
“Non sono cose alle quali io presto molta attenzione, però ovviamente è innegabile che con quel risultato e con quello che è successo dopo, la mia notorietà sia uscita un po’ dalla nicchia ed arrivata al grande pubblico. Poi Tokyo ha portato me e i miei compagni in una dimensione diversa, sia per quanto fatto nella staffetta in particolare, ma anche per i risultati eccezionali di tutto il movimento dell’atletica. Le cinque medaglie d’oro hanno mostrato quello che l’Italia può fare. Poi questo non vuol dire che i successi arriveranno sempre ma se, per esempio, a Parigi dovessero arrivare anche zero medaglie ma magari molti più finalisti, io credo sarebbe comunque un successo per il nostro sport”.

La velocità sembra sfornare nuovi talenti ogni anno, dall’esplosione di Marcell Jacobs a quella di Samuele Ceccarelli. Secondo te a cosa è dovuto?
“Tra velocità maschile e femminile stiamo facendo benissimo, per parlarne a fondo servirebbero forse cinque ore di tempo. Ogni anno arrivano risultati da parte di atleti diversi, siamo diventati un gruppo estremamente competitivo. Nei 100, nei 200 ed anche nei 400 il livello si è alzato tantissimo. Durante i raduni prima capitava di essere appena in 5, oggi invece magari siamo 10 e tutti molto competitivi. Questo inevitabilmente ti aiuta, la sana competizione tra compagni ti sprona a fare sempre meglio e porta il gruppo sempre più avanti. Il risultato della staffetta femminile agli Europei secondo me è simbolo di tutto questo, quella medaglia potrebbe portare a tante soddisfazioni anche in futuro”.

Indimenticabile ovviamente la tua ultima frazione nella staffetta di Tokyo. Quando hai tagliato il traguardo avevi capito subito di aver vinto?
“Sì, avevo capito che eravamo davanti a tutti. Nonostante questo io non lo reputavo possibile e perciò ho voluto aspettare l’ufficialità del risultato. In quarta frazione non puoi sapere se prima di te i cambi sono stati regolari ed avevo paura anche di una squalifica. Ero convinto di essere arrivato davanti all’inglese anche di 6, 7 centesimi. Solo dopo un’ora e mezza ho realizzato che in realtà era stato solo 1 centesimo a separarci da loro e sono rimasto stupito”.

Invece dei 3 millesimi per cui hai perso la finale dei 200 metri agli scorsi Mondiali cosa ricordi?
“Lì avevo avuto la percezione di essere dietro, ma con la coda dell’occhio avevo visto di essere in rimonta. Sapevo che se ce l’avevo fatta, ce l’avevo fatta veramente di poco. Allora mi sono girato verso la tribuna e ho visto i tecnici italiani esultare e a quel punto ho esultato anche io. Poi ho visto i risultati ufficiali e ho visto Aaron Brown davanti a me. Lì c’è indubbiamente stato un po’ di amaro”.

Rimaniamo dunque sul tema dei 200 metri. Come valuti la scorsa stagione, la prima in cui hai puntato forte su questa distanza?
“Avevo puntato agli Europei e secondo me ero anche più in forma. Poi probabilmente sono arrivato stanco, ma secondo me avrei potuto correre meglio rispetto a quanto fatto ai Mondiali. Poi comunque ad un Europeo conta il piazzamento, quindi avrei preferito fare un tempo più alto e vincere ovviamente. Tutto sommato comunque una buona stagione: nel giro di 20 giorni ho corso tre volte sotto i 20.2, cosa fatta solo una volta in carriera prima. Diciamo che il mese di luglio mi ha fatto capire che il lavoro fatto era quello giusto e che posso puntare su questa distanza. Io immaginavo di poter fare buoni risultati, ma ovviamente i risultati ti danno fiducia e consapevolezza. Tutt’ora mi brucia non aver fatto un risultato migliore all’Europeo, ma anche quella è stata una bella gara. Anche quest’anno i 200 metri saranno la mia gara principale. Obiettivi? Andare sotto i 20 secondi e centrare la finale mondiale”.

Negli ultimi due anni invece ti è sempre mancato qualcosa sui 100 metri. Credi che fare bene nei 200 passi anche dal tornare sui tuoi tempi migliori nei 100?
“Per quello che penso io, l’atletica non è matematica, anche se fatta spesso di numeri, cifre, velocità e angoli. Magari avere un grosso picco di velocità potrebbe toglierti qualcosina sulla resistenza. Poi bisogna sempre correre, magari uno è in forma e per qualche motivo si sbaglia la gara. Sicuramente correre buoni tempi nei 100 metri potrebbe portare ad un ottimo risultato anche nei 200 ma quello che mi sento di dire è che se lo scorso anno ho corso in 20.10, probabilmente sui 100 sarei tornato vicino ai 10.00. Come sappiamo però, la storia non si fa con i ‘se’ ed i ‘ma’. Bisogna fare delle scelte”.

La tua gara sui 60 metri a Stoccolma invece non è andata benissimo.
“Sei molto gentile a dire che non è andata benissimo. Io l’ho definita tranquillamente la gara peggiore della mia vita, anche contando quelle fatte da ragazzino, a 11 anni. Ci sono le giornate no, e quella lo è stata senza dubbio. Ero in forma, ma quel giorno è andato storto tutto quello che poteva andare storto. Dopo avrei dovuto fare qualche giorno di vacanza ed invece sono tornato immediatamente tornato in pista ad allenarmi”.

Ci puoi dire qualcosa sul tuo debutto?
“Non so ancora bene dove debutterò, ma orientativamente vorrei esordire a fine aprile con un 100 metri, massimo ad inizio maggio. Poi magari una settimana dopo fare un 200 metri. L’idea è quella di fare un primo blocco di due gare, poi recuperare per un paio di settimane e fare un altro blocco simile e poi ripetere la cosa anche a giugno. Sicuramente il Golden Gala sarà una tappa importante quest’anno e l’idea è quella di fare tre gare prima di quell’appuntamento”.

Con la staffetta invece il programma qual è?
“Il 7 maggio ci sarà la Coppa Europa a Firenze dove cercheremo di centrare il minimo di qualificazione per i Mondiali. Poi il 9 giugno saremo al Meeting di Parigi”.

Quali sono dunque i tuoi obiettivi stagionali?
“Il mio obiettivo principale è quello di scendere sotto i 20” nei 200 metri. Poi se vado sotto di 1 centesimo o di 1 secondo poco conta. Ovviamente sarebbe importante andare sotto di tanto, ma la barriera dei 20 secondi è importante anche a livello psicologico. Poi non posso non puntare alla finale dei Mondiali. Sarà complicato ma ci voglio provare”.

Ci sono aspetti tecnici su cui stai lavorando?
Lo scorso anno avevamo notato che in curva c’era un momento morto della mia gara, dopo l’accelerazione avevo quasi 20 metri dove un po’ mi spegnevo. Ci abbiamo dunque lavorato tantissimo durante l’inverno e credo di aver fatto passi importanti. Ora arriverà anche la forma e vedremo se avremo anche un riscontro cronometrico dei miglioramenti. La base c’è, ma vedremo se in gara avremo le risposte che vogliamo“.

Ultima domanda: ti capita qualche volta di pensare al 19.72 di Mennea?
“Magari quello ancora no. Poi è giusto che uno non si ponga limiti. Io vedo la mia carriera come una progressione a gradini: ora ho quasi iniziato da capo spostando l’attenzione così tanto sui 200 metri e quindi il primo passo sarà scendere sotto i 20 secondi. Una volta fatto questo proveremo a capire di quanto si può scendere, ma per ora penso solo ad andare sotto i 20. Il focus è su questo per ora, non su record o altro. A me i record tra l’altro non interessano moltissimo, mi interessano quasi solo i miei, solo gli obiettivi personali. Su quel piano i miei obiettivi saranno anche l’oro agli Europei 2024 e la finale olimpica, il resto interessa meno”.

VIDEO: GUARDA L’INTERVISTA COMPLETA A FILIPPO TORTU

Foto: LaPresse

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