Atletica
Atletica, Elena Vallortigara: “Voglio evitare controprestazioni vergognose. Gli Europei non dovevo farli”
L’unica italiana, in pista, a medaglia nell’ultima edizione dei Mondiali di atletica leggera in quel di Eugene con il bronzo nel salto in alto: Elena Vallortigara, dopo la parziale delusione in terra turca agli Europei indoor, è pronta a lanciarsi verso un’estate importante.
Nell’ultima puntata di Sprint2U, in onda su Sport2U (in collaborazione con OA Sport), condotta da Ferdinando Savarese, è stata ospite ed ha parlato del passato, del presente e del futuro.
Sulla prima parte della carriera, ricca anche dei momenti no: “Ho iniziato molto presto a fare solo salto in alto. Quando incontro ragazzi che fanno atletica chiedo di non specializzarsi subito. Perché, ad esempio il salto in alto, ti porta a delle assimetrie a livello fisico. Mantenendo un approccio più multilaterale all’allenamento si compensa un pochino. A 14-15 anni ho fatto il record italiano cadetti con 1.85, una misura tra le migliori al mondo. Questo ha portato tantissime attenzioni su di me. Non avendo un vero e proprio tecnico non è stato così semplice, mi sono ritrovata davanti ad una situazione abbastanza complicata abbastanza presto e in quel momento ho pensato di smettere. Sentivo tante attenzioni, come se esistesse solo il mio essere atleta, non il mio essere una ragazza qualsiasi con interessi. Ci ho messo un po’ ad accettarlo. Sono anni non semplicissimi in adolescenza quando cerchi di trovare la tua identità. Quello che mi ha fatto sviluppare la resilienza è il fatto che io sia una persona molto responsabile. Sono una persona a cui piace lavorare ed impegnarsi nelle cose. Anche nei periodi duri in cui la mattina mi svegliavo e non volevo uscire, andavo ad allenarmi in ogni caso”.
La svolta: “Solamente negli ultimi anni sono riuscita a far combaciare tutto. Il momento è stato quando sono arrivati gli infortuni più gravi: sono stata operata alla caviglia di stacco, dopo aver subito tre distorsioni. Da lì sono stata messa di fronte al fatto che non bastava più il mio talento, ma dovevo trovare delle risorse più profonde. E lì l’atletica mi ha messo in faccia i miei obiettivi e ho dovuto trovare delle soluzioni. Non è stato un percorso lineare. Ho cambiato tanti allenatori, ho cambiato tante città, tanti compagni di allenamento, fisioterapisti, psicologi”.
La delusione degli Europei indoor ad Istanbul: “Ritengo che la prestazione sia composta da tanti elementi. Tante volte si dà un’importanza eccessiva al fisico. Dipende molto dalla situazione. Quest’inverno non ero pronta ad affrontare una stagione indoor. Ci siamo fatti illudere dall’1.95 a Banska. Ma questo inverno per me è stato un dramma. Non avendo un campo è stato drammatico spostarsi, senza avere un minimo di stabilità. Ho avuto due infortuni, una piccola lesione agli adduttori. Abbiamo deciso di fare tecnica gareggiando: non avrei dovuto fare i Campionati Europei. Da ogni esperienza, da ogni controprestazione ho l’esigenza di trovare qualcosa che mi sia utile. Questa esperienza è stata determinante per capire che ho delle tempistiche che vanno rispettate. Ho bisogno di tempi di recupero di tre settimane di gara in gara. Ad Istanbul avevo terminato tutte le energie fisiche e mentali”.
Ora la stagione all’aperto: “L’obiettivo sono i Mondiali a Budapest che sono avanti nella stagione, a fine agosto. Abbiamo ipotizzato delle tempistiche di allenamento per avere una stabilità su misure alte ed alzare la media della prestazione. Non trovandoci dunque ad avere delle controprestazioni vergognose. Non posso presentarmi e fare 1.82, non è possibile. Dovrei iniziare a Siena il 21 maggio se tutto va bene. Poi ci sarà la stagione internazionale”.
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Foto: FIDAL