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F1, GP Miami 2023: numeri, statistiche, curiosità. Che ginepraio le gare negli USA!

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Carlos Sainz

Non esiste Paese con cui la F1 abbia un rapporto più contorto e complicato di quello che intercorre con gli Stati Uniti d’America. Domenica 7 maggio assisteremo alla seconda edizione del Gran Premio di Miami, che lo scorso anno venne vinto dalla Red Bull di Max Verstappen davanti alle due Ferrari di Charles Leclerc e Carlos Sainz jr. L’appuntamento della Florida è divenuto il dodicesimo tracciato differente a ospitare una gara iridata in terra statunitense! Vale, quindi, la pena di ripercorrere l’epopea del Circus in ambito Stars&Stripes.

Dal 1950 al 1960, la 500 miglia di Indianapolis viene inserita nel calendario del Mondiale di F1. La situazione è ambigua, poiché la leggendaria Indy 500, con le sue regole e le sue monoposto completamente diverse, assegna punti valevoli per la classifica iridata. In altre parole si crea una sorta di wormhole, ovvero un cunicolo spazio-temporale, tra le corse di matrice europea e quelle di stampo americano!

Nel frattempo nasce anche un vero e proprio Gran Premio degli Stati Uniti. La Formula Uno sbarca de facto per la prima volta in America nel 1959. Il tracciato prescelto per l’edizione inaugurale del GP stelle strisce è Sebring (Florida), che però deve incassare un insuccesso organizzativo. Per il 1960 i promotori della gara traslocano quindi a Riverside, in California, ma la situazione non migliora. Solo quando ci si insedia a Watkins Glen si riesce a trovare un contesto all’altezza della F1, sia per infrastrutture che per risposta del pubblico. Dal 1961 al 1975 si sta tranquilli, gli Usa hanno la propria gara, che si svolge regolarmente proprio nell’autodromo situato nello Stato di New York.

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Negli Stati Uniti, però, si segue da sempre la filosofia del “Bigger is better”. Quindi dal 1976 si raddoppiano gli eventi, poiché entra in calendario anche Long Beach (California). Questa gara assume la denominazione di Gran Premio degli Usa West, mentre l’appuntamento di Watkins Glen si trasforma nel Gran Premio degli Usa East. La situazione dura solo sino al 1980, anno in cui gli organizzatori dell’appuntamento orientale devono alzare bandiera bianca a causa dell’ingente indebitamento sostenuto per tentare di ammodernare le strutture dell’autodromo, nel frattempo divenute obsolete.

Può l’ingordigia americana lasciar correre? Ovviamente no. Anzi, la prima metà degli anni ’80 è il periodo di maggior fermento per quanto riguarda l’organizzazione di gare di Formula 1, spesso e volentieri tenute in circuiti improvvisati, semplicemente ricavati per le strade utilizzate dal traffico di tutti i giorni o addirittura nel parcheggio di un casinò! Infatti il famigerato Ceasar Palace Grand Prix viene corso nel 1981 e nel 1982 in una sorta di kartodromo allestito nel parcheggio del Ceasar Palace, uno degli hotel di grido di Las Vegas.

Nel 1984 si gareggia, una volta sola, nell’infernale contesto di Dallas, un’autentica fornace di asfalto e cemento surriscaldati dal Sole texano di luglio. Ha invece vita più lunga il tracciato cittadino di Detroit (1982-1988), nonostante sia contestato da quasi tutti gli addetti ai lavori. Peraltro in questa fase storica viene più volte inserito in calendario un fantomatico GP di New York. La prova resta solo sulla carta, senza mai concretizzarsi, venendo puntualmente cancellata. Nel mentre la F1 abbandona Long Beach, affrontata per l’ultima volta nel 1983.

Nel 1989 Phoenix soppianta Detroit, ma l’appuntamento dell’Arizona dura solo tre anni. Così nel 1992, per la prima volta nella storia, la Formula Uno non corre in America. L’esilio termina nel 2000, quando si torna a Indianapolis, ma stavolta con un vero e proprio GP su una pista ricavata usando per metà l’ovale della 500 miglia e delle sezioni di un nastro d’asfalto steso al suo interno. L’evento subisce un durissimo colpo dopo la farsesca edizione del 2005 e abbandona la scena dopo il 2007. Passa un lustro prima che gli Stati Uniti tornino nel calendario iridato grazie al neonato autodromo di Austin (Texas), dove si corre tuttora.

L’arrivo di Liberty Media a tirare le redini del Circus, la cui popolarità oltreoceano è cresciuta esponenzialmente nell’ultimo decennio, generano una nuova proliferazione degli appuntamenti. Come detto Miami è alle porte e, a novembre, si tornerà a Las Vegas, seppur su un tracciato completamente diverso rispetto a quello usato 40 anni fa… Per fortuna, ma sarà il tredicesimo della storia e aggiungerà un nuovo capitolo!

Per chiarezza, ecco un “bugiardino” per orientarsi nel labirinto dei Gran Premi americani

GP USA
1959 Sebring
1960 Riverside
1961 – 1975 Watkins Glen
1989 – 1991 Phoenix
2000 – 2007 Indianapolis (GP Circuit)
2013 –> Austin

500 MIGLIA INDIANAPOLIS
Inserita in calendario dal 1950 al 1960
(corsa con vetture diverse dalle F1)

GP USA EAST
1976-1980 Watkins Glen

GP USA WEST
1976-1983 Long Beach

GP CEASAR PALACE
1981-1982 Las Vegas (Ceasar Palace)

GP DETROIT
1982-1988 Detroit

GP DALLAS
1984 Dallas

GP MIAMI
2022 –> Miami

GP LAS VEGAS
Incoming, novembre 2023…

Foto: La Presse

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