Formula 1
F1, Carlos Sainz: “In gara abbiamo poca flessibilità. A Barcellona proveremo a cambiare la macchina”
Qualche errore di troppo dopo un primo stint incoraggiante sulle gomme medie ed un incredibile calo prestazionale nel secondo stint con la mescola Pirelli più dura. Si può riassumere così la gara di Carlos Sainz a Miami, conclusa in quinta posizione partendo dalla terza casella in griglia al volante di una Ferrari troppo deficitaria sul passo.
“Il bloccaggio è colpa mia. Ho commesso un errore all’ingresso della pit-lane perché stavo spingendo per fare l’undercut a Fernando (Alonso, ndr). Non ho giudicato bene quella staccata, ma non ci è costato nulla. La posizione finale non sarebbe cambiata“, dichiara lo spagnolo della Rossa ai microfoni di Sky Sport a proposito della penalità di 5 secondi rimediata per non aver rispettato il limite di velocità in corsia box.
“Abbiamo fatto uno stint molto buono con la media, per la prima volta più veloce dell’Aston Martin sul passo gara e a livello di degrado. Dobbiamo capire perché posso fare un run così forte con la media e poi mettere la dura e fare uno stint difficilissimo, incostante e lento. Dobbiamo capire perché non può essere che lottiamo per la pole il sabato e ci giochiamo il podio con la media, ma poi con la hard si fa così tanta fatica“, prosegue Sainz.
Sui prossimi aggiornamenti della SF-23: “Siamo in una situazione in cui dobbiamo provare tante cose. Non capiamo bene come mai facciamo così tanta fatica in gara. Da qui a Barcellona proveremo ancora cose di set-up. A Imola arriveranno aggiornamenti che dovrebbero aiutare, ma per me al Montmelò proveremo anche un po’ a cambiare la macchina e ad andare in un’altra direzione per vedere se possiamo migliorare sul passo gara“.
Sulla situazione generale della macchina nelle varie fasi del weekend di gara: “Al momento è chiaro che siamo veloci in qualifica, o almeno non siamo messi male. Poi in gara abbiamo poca flessibilità e tanta imprevedibilità della macchina con questo vento. Non puoi spingere con le gomme perché degradi, abbiamo davvero poca flessibilità“.
Foto: Lapresse