Seguici su

Ciclismo

Giro d’Italia, il brivido di un ricordo: 10 anni fa Vincenzo Nibali dominava sulle Tre Cime di Lavaredo innevate

Pubblicato

il

Poche ore e sarà di nuovo Tre Cime di Lavaredo. Per l’ottava volta nella storia il Giro d’Italia arriverà ai 2333 metri di altitudine del rifugio Auronzo, concludendo una frazione del Giro d’Italia a distanza di dieci anni e un giorno. Quando Vincenzo Nibali mise il punto esclamativo al suo primo successo nella Corsa Rosa. 

Non furono giorni facili in corsa. Anche quell’anno il maltempo condizionò la competizione, tanto che la Ponte Di Legno-Val Martello, prevista il 24 maggio, venne completamente cancellata. Doveva essere probabilmente la tappa regina, con doppia scalata al Passo Gavia e al Passo dello Stelvio, ma alla fine l’organizzazione optò per cancellare il tutto a causa di un freddo gelido sui 2600 metri di altitudine.

Nibali però intanto fremeva. Aveva praticamente già chiuso i conti nella Corsa Rosa nella cronoscalata del 23 maggio, da Mori a Polsa: vittoria schiacciante, con Samuel Sanchez secondo che arrivò a 58 secondi. Cadel Evans, che accarezzava il successo fino a qualche ora prima, si ritrovò ad avere 4’02” di ritardo. C’era però bisogno del timbro decisivo.

E la ventesima tappa prometteva scintille: Passo Costalunga e Passo San Pellegrino, poi il finale che ricalca quello odierno con il Giau che anticipa le Tre Cime di Lavaredo. Anche in quel giorno il freddo si fa sentire, il bordostrada è parecchio innevato. Ci provano in tanti, sanno che una vittoria in quel giorno può essere la svolta della propria carriera. Eros Capecchi, Gianluca Brambilla, Peter Weening, Robert Kiserlovski e Darwin Atapuma, vogliono far ricordare il proprio nome. Ci riuscirà qualcun altro.

Ai 3 chilometri dal traguardo è il momento dello Squalo. E nessuno ne ha come lui in quel Giro. Si mette lui stesso a fare selezione, e piano piano tutti gli avversari si sgretolano alle sue spalle. Diventa una cavalcata trionfale, con il freddo ed il gelo che non esistono. Le sue pedalate irradiano calore, energia positiva. Diventano uno scudo termico a quella neve attorno a lui, a quella pioggerellina fitta che picchetta sulle mani e sul casco, che più sali in alto e più si trasforma in neve densa. Densa e forte che quasi ti va in faccia.

Arriva praticamente sotto una tormenta, Vincenzo. L’ultimo chilometro è interminabile, le condizioni proibitive. Ma Nibali non lo sa, arriva da solo, con il braccio sinistro alzato al cielo. La firma definitiva al suo primo Giro d’Italia. Una firma da campione di altri tempi. E che mette ancora i brividi soltanto a riguardarlo.

Foto: LaPresse

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità