Seguici su

Ciclismo

Ciclismo, Marco Frigo: “Sono adatto alle corse a tappe. So dove devo migliorare”

Pubblicato

il

Marco Frigo

Marco Frigo è uno dei volti nuovi del gruppo dei professionisti. Il 23enne di Bassano del Grappa, cresciuto nella Seg Racing e alla Israel Cycling Academy e ora in forza alla Israel Premier Tech, si è già messo in mostra al recente Giro d’Italia dove in più occasioni lo abbiamo visto protagonista, al suo esordio in una corsa a tappe di tre settimane. Ha trascorso quattro anni tra gli Under 23, prima di fare il grande salto nel professionismo: qualcosa che era normale un tempo, ma che nel ciclismo di oggi ha i tratti dell’anomalia. Giovanissimo classe 2000, nella sua carriera le cadute non sono mancate, ma anche nei momenti difficili ha saputo rialzarsi con la convinzione che la sua opportunità sarebbe presto arrivata. Un ragazzo che ci insegna un valore fondamentale: la pazienza.

Sei stato la rivelazione italiana al Giro d’Italia… 

“Rivelazione mi sembra troppo. Non sono mai stato un campione o un talento cristallino, ma ho sempre lavorato bene e sono felice di essere andato forte”.

Hai capito di poter correre ai massimi livelli?

“Sicuramente sì. Essere andato così e avere avuto queste sensazioni mi ha dato una consapevolezza in più. So che posso fare belle cose, ma non so ancora dove posso arrivare. È un bel punto di partenza che mi dà una certa tranquillità e serenità”.

Il tuo primo Grande Giro: che esperienza è stata? 

“È stato il mese più bello della mia vita. Sin dall’inizio sono state emozioni forti. Essere al via della Corsa Rosa era il sogno sin da quando ero bambino. Devo ringraziare tanto la squadra che ha creato un ambiente molto sereno e ci ha permesso di essere tranquilli per tutte e tre le settimane. Eravamo una formazione giovane e abbiamo corso senza troppe aspettative e pressioni”.

Su cosa senti di dover migliorare maggiormente? 

“Ci sono ancora tante cose da migliorare, in primis in discesa. Ho fatto buone cose, sono migliorato, ma c’è ancora da fare un piccolo step. E poi migliorare sia la potenza che la resistenza”.

In salita hai capito cosa ti manca dai migliori? Pensi di poter migliorare?

“Faccio fatica a considerarmi uno scalatore puro, bisognerà lavorare in futuro e capire se servirà perdere qualche kg in più. Questo Giro è andato bene così, avevo buone sensazioni. Penso sia un processo che viene con il tempo e con i nuovi obiettivi che mi porrò insieme alla squadra”.

Riccardo Magrini ha detto che gli ricordi Ivan Basso: pensi che le corse a tappe siano nel tuo futuro?

“Sì. In cuor mio c’è questa speranza. Vorrei specializzarmi nelle corse a tappe, poi vedremo se per puntare alla generale o alla vittoria di tappa. Questo lo dirà il tempo, passo dopo passo. Io voglio correre i Grandi Giri, queste gare secondo me si addicono alle mie caratteristiche di atleta e recupero e poi è quello che mi piace fare: lo sforzo delle tre settimane, l’aspetto mentale e il recupero per un mese è quello che mi dà gusto a differenza di una gara di un giorno che mi piace molto meno sia come tipo di sforzo che come come approccio mentale”.

Prima del salto nel professionismo hai corso quattro anni tra i dilettanti. Quanto sono state fondamentali quelle stagioni? 

“Sono state stagioni importantissime. Mi hanno dato una maturità fisica che non avevo e che secondo me al giorno d’oggi viene sottovalutata. Se io fossi passato professionista nel 2020 avrei avuto la metà della maturità fisica che ho adesso. È stata un’esperienza di calendario, di gare fatte, di gestione fondamentale. Il passaggio al professionismo è stato una transizione molto naturale, una continuazione del processo di crescita. Chiaramente nel professionismo gli allenamenti sono più intensi e sto più giorni lontano da casa ma per il resto non ho notato grandi differenze”. 

Come sarà il tuo calendario per la seconda parte di stagione? 

“La mia volontà è quella di portare avanti la condizione del Giro fino ai Campionati Italiani e sono curioso di vedere come sarà. Poi staccherò un po’ per preparare la seconda parte di stagione che preparerò in altura (credo di andare sulle Dolomiti che è il mio posto del cuore) e poi vedremo. La squadra mi proporrà qualche breve corsa a tappe e mi piacerebbe fare delle belle prestazioni nelle gare italiane di fine settembre/inizio ottobre”.

Qual è il tuo sogno nel cassetto? 

“Sogno di vincere la maglia rosa al Giro, però già vincere una tappa è un misto tra sogno e obiettivo. Quest’ultimo è un sogno più concreto”. 

Foto: Lapresse

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità