Formula 1
F1, Matteo Bobbi: “La Ferrari è migliorata, ma il gap dalla Red Bull è immutato: mezzo secondo al giro”
Un Gran Premio in cui si è oltrepassato ogni… limite. E’ così che si potrebbe definire la tappa austriaca della F1, che dai meravigliosi paesaggi che abbracciano il Red Bull Ring è già pronta ad affrontare un nuovo appuntamento tinto di british a Silverstone: la culla della massima serie saprà dare conferme sulla fase di crescita vista in Canada e in Austria da parte della Ferrari? Per cercare di rispondere a questa domanda, OA Sport ha intervistato il commentatore televisivo e campione del mondo GT Matteo Bobbi, durante l’approfondimento tematico di Sport2Day.
Le notizie sulle quali ruota l’attenzione sulla tappa di Spielberg sono principalmente due: la prima, riguarda i track limits. Sono stati oltre 1200 i casi esaminati dalla FIA a seguito della protesta avanzata dall’Aston Martin subito dopo la fine della corsa. In che modo si può risolvere questo problema? “Non è bello né per chi racconta la Formula 1 né per chi la vive trascorrendo un intero weekend parlando dei track limits – commenta Matteo – E’ una regola che è presente, i piloti l’hanno anche discussa nel briefing con gli steward del venerdì sera. E’ un qualcosa che c’è e che va rispettato. Il problema per me è a monte: in certe tipologie di piste c’è questo problema e quando devi verificare che la regola venga rispettata, devi revisionare un gran numero di casi; quando poi visioni che qualcuno ha attivato un sensore, quel qualcuno va penalizzato”.
“Non penso debbano essere tolti del tutto – continua – in passato nel 2003 curva 1 era priva di limiti, i piloti arrivavano a girare molto oltre la linea. Il pilota è un animale: cerca di prendere il possibile dove può, per ottenere il tempo e la percorrenza migliori. La soluzione migliore è la ghiaia, ma bisogna tenere conto delle altre categorie che corrono su questa pista, come la MotoGP ad esempio, alla quale darebbe fastidio la ghiaia. Leclerc ha proposto una soluzione interessante: allungare il cordolo zigrinato, perché il pilota può accorgersi del limite della pista. Ci sono piloti, però, ed è giusto dirlo, come Russell, Zhou o Verstappen, che durante il weekend non hanno mai o quasi oltrepassato il limite della curva. E anche lo stesso Leclerc credo lo abbia fatto una o due volte soltanto: quindi la modalità per non farlo esiste”.
La seconda notizia, invece, riguarda la Ferrari. Vera protagonista del fine settimana dominato dalla RB19 di Max Verstappen, la SF-23 di Charles Leclerc conquista un prezioso secondo posto. E, se non fosse stato penalizzato, anche Carlos Sainz avrebbe potuto calpestare almeno il gradino più basso del podio. Un gran passo in avanti in quella che è la faticosa ricerca della seconda piazza nella classifica Costruttori: “La Red Bull ovviamente fa un altro mestiere, per quanto riguarda la Ferrari e la sua costruzione del secondo posto si è visto un passo in avanti, passo che deve essere confermato e timbrato a Silverstone. Ci troviamo in una situazione in cui il risultato è molto condizionato dalla pista in cui si corre e anche dal momento in cui i team portano gli aggiornamenti. Il distacco tra Ferrari, Aston Martin e Mercedes è minimo, quindi basta poco per scombussolare gli equilibri. Detto questo, se andiamo a paragonare il distacco medio per giro di Ferrari da Red Bull, pre aggiornamenti e post aggiornamenti, è rimasto quasi invariato. A Spielberg la Rossa prendeva mezzo secondo al giro, quasi come a Baku: giusto dire che la Scuderia è migliorata, ma non è migliorata nei confronti di Red Bull. Il gap con la squadra leader non si è chiuso, si è chiuso e si è migliorata con quella che è la concorrenza vicina”.
“Silverstone è il banco di prova per Ferrari, Aston Martin e Mercedes. E’ una pista completa e devi performare bene e tutte e tre le squadre portano e proseguono gli aggiornamenti. E’ una chiamata importante“.
Nell’attesa di vedere cosa ci riserverà il Gran Premio di Gran Bretagna, vi invitiamo a visualizzare l’intera video intervista a Matteo Bobbi, che vi riportiamo di seguito.
LA VIDEO INTERVISTA A MATTEO BOBBI
Foto: LaPresse