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Atletica, tempesta su Yelena Isinbayeva. Considerata una “traditrice” in Russia dopo un post sui social network

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Yelena Isinbayeva è finita nell’occhio del ciclone. L’iconica stella del salto con l’asta, due volte campionessa olimpica e tuttora detentrice del record mondiale, nella giornata di lunedì ha annunciato che a settembre riprenderà regolarmente le proprie attività in seno al comitato olimpico internazionale. Il modo in cui l’ha fatto ha però generato una tempesta in Russia.

Nel momento in cui l’Europa dell’Est è stata sconvolta dal conflitto armato attualmente ancora in corso, il comitato olimpico ucraino aveva chiesto al Cio di condurre un’indagine sulla quarantunenne nativa di Volgograd. La ragione era rappresentata dal fatto che Isinbayeva sia a tutti gli effetti un membro dell’esercito russo, peraltro insignita del non banale grado di “maggiore”.

Il 17 luglio, la diretta interessata, dopo aver ricordato come abbia raggiunto determinate qualifiche solo in virtù di meriti sportivi ed esse siano puramente onorarie, ha ribadito di non essere mai stata in servizio attivo nelle forze armate russe e di non essere mai stata legata ad alcun partito politico. Il suo impegno è sempre stato puramente sportivo, a livello di Comitato Olimpico. Ha inoltre aggiunto che da settembre ricomincerà a lavorare come avvenuto sino a febbraio 2022, poiché il Cio ha chiarito la sua posizione.

Un annuncio pubblicato sui social network anche in lingua spagnola (la fenomenale altista vive a Tenerife da anni) che ha anticipato il comunicato ufficiale del Cio, emesso ieri. “La commissione etica è giunta alla conclusione che, dal 24 febbraio 2022 in poi, la signora Isinbayeva non ha avuto alcun legame con le forze armate russe o gli enti a esso associati che abbiano partecipato alle operazioni militari in Ucraina”.

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Niente di che, da questa parte del fronte. L’accaduto ha viceversa generato una bufera in Russia. Le dichiarazioni di Isinbayeva stanno venendo vissute come una sorta di tradimento e, addirittura, di diserzione. Nelle ultime ore, si stanno moltiplicando gli interventi di dirigenti sportivi, politici locali e giornalisti. Tutti, in un modo o nell’altro, rappresentano un attacco verso la due volte campionessa olimpica.

C’è chi lo fa in maniera velata, affermano che “probabilmente Yelena non si rende conto di cosa significhi essere un ufficiale dell’esercito e quali siano i suoi doveri. Bisognerà parlarle con calma e ricordarle la sua posizione”. Altri sono più formali “essere un membro delle forze armate dovrebbe essere un orgoglio, ma soprattutto significa poter ricevere l’ordine di andare al fronte. Se capitasse, dovrebbe farlo senza indugio”.

I più duri sono però i politici del Daghestan, terra d’origine del padre di Isinbayeva. Addirittura Sergei Melikov, presidente della repubblica caucasica inserita nella federazione russa, ha rilasciato dichiarazioni al vetriolo, proponendo immediatamente di cambiare il nome allo stadio di Machachkala (la capitale), intitolato all’atleta. Aggiungendo “che si faccia intitolare qualche palestra in Spagna, nazione che evidentemente ha preferito alla Russia”.

Insomma, una bruttissima storia, figlia dei tempi che stiamo attraversando e dell’esasperazione ideologica da cui molti sono attanagliati. Il risultato è quello di aver messo al centro del mirino chi, di politica, non si è mai veramente occupata ed era in grado di raccogliere consenso trasversale, indipendentemente dal passaporto.

Altri tempi, quando essere russi non era necessariamente una colpa e, soprattutto, dire la pura verità “sono un maggiore dell’esercito solo nominalmente” non era vissuto come un tradimento alla madrepatria.

Foto: La Presse

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