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Tennis, Matteo Berrettini: “Ho pensato tante volte di dire basta, ma ora mi sento bene”

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Matteo Berrettini

Un’intervista a cuore aperto. È di questo genere quanto raccolto dal Corriere della Sera sul conto di Matteo Berrettini. Il tennista romano ha vissuto un periodo molto complicato in cui, a causa degli infortuni, ha fatto molta fatica a ritrovarsi e anche i commenti negativi da parte degli appassionati hanno pesato non poco in questa fase della sua carriera.

A Wimbledon il giocatore italiano si è ritrovato. Nonostante pochissime partite nelle gambe, Berrettini è stato capace di mettere in campo un tennis di alto livello, spingendosi fino agli ottavi di finale in maniera del tutto inaspettata, dove solo un grande Carlos Alcaraz (in quattro set) l’ha sconfitto. Quest’oggi, Matteo sarà in campo a Toronto, per il primo turno del Masters1000 canadese contro il francese Gregoire Barrere, e sarà interessante capire il suo livello.

Tra i tanti aspetti, il classe ’96 si è soffermato proprio sul periodo buio nell’intervista menzionata: “Non mi sono mai sentito solo. Però in quei giorni mi sono sentito spaesato, a disagio. Mi sembrava ingiusto che, per qualcosa che atteneva al mio fisico, dovessi ingurgitare tanta cattiveria. Mi sono accorto che il mio stato d’animo cambiava in relazione al tono di cento persone che scrivevano i loro legittimi, ma spesso ingiusti, commenti che arrivavano direttamente nelle mie mani. Oggi, però, mi sento bene dentro e ho il sorriso, quando scendo in campo“, ha raccontato al Corriere Berrettini.

Una situazione complicata in cui il pensiero del ritiro è stato ricorrente: “Tante volte ho avuto voglia di dire basta. Nel 2020 ho avuto un’annata complicata e ricordo di aver fatto il pensiero, che mi aiutava a dormire, di prendere il passaporto, non dire nulla ad anima viva e fuggire dove nessuno avrebbe potuto trovarmi. Mi è capitato di pensarci, nei giorni bui. Pensavo ma perché devo subire tutta questa pressione, il senso di colpa per il mio corpo ferito… La vita è una, non ha repliche. Ma poi il tempo, il confronto con gli altri mi hanno fatto capire che io sono felice solo se scendo in campo e respiro quell’atmosfera. E sono infelice se non lo faccio“.

Il peggio, però, sembra alle spalle anche perché Matteo è arrivato a questa conclusione: “Questo percorso è una magnifica condanna, che mi sono scelto. E che ancora oggi, di nuovo oggi, mi regala gioia immensa“.

Foto: LaPresse

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