Per scoprire quote, pronostici, bonus, recensioni bookmaker su scommesse sportive e molto altro su sport betting è possibile consultare la nostra nuova sezione dedicata alle scommesse online
Rugby
Heineken Cup, top e flop quarti: gladiatore O’Connell, Farrell incosistente
I quarti di finale di Heineken Cup sono andati in archivio, tra match magari non sempre spettacolari ma dalla grande intensità e da un furore agonistico caratteristico di incontri di tale importanza. Un weekend che ha decretato le semifinali tra Tolone e Munster (a Marsiglia) e tra Saracens e Clermont (a Twickenham), in programma sabato 26 aprile. I migliori e i peggiori dei quarti
TOP
Paul O’Connell (Munster): ogni qualvolta veste quella maglia rossa, il seconda linea irlandese sembrerebbe pronto anche a morire per la causa. Un Leonida dei giorni nostri, comandante nel vero senso del termine di una squadra di livello assoluto e gladiatore inarrestabile. Ineguagliabile per presenza in campo, abnegazione e leadership. Corre, salta, placca e, infine, tutti gli sforzi profusi confluiscono nella meritatissima meta finale. Ovviamente tutta di potenza.
Owen Williams (Leicester Tigers): ha conquistato il posto da titolare nelle ultime settimane a scapito di un certo Toby Flood, Cockerill lo ha confermato anche nella sfida che è valsa l’Europa e l’apertura gallese non ha deluso. Alla fine a gioire è stato Clermont, ma se le Tigri hanno potuto sognare una clamorosa vittoria devono ringraziare in particolare il 22enne ex-Scarlets, autore di 11 punti e di un 4/5 dalla piazzola, segno inequivocabile della crescita della giovane promessa.
Cuore Ulster: senza la (dubbia) espulsione di Jared Payne dopo 4′, a quest’ora la franchigia di Belfast probabilmente avrebbe la testa rivolta alla semifinale contro Clermont. Eppure, una partita in apparenza già segnata dopo l’inferiorità numerica, stava trasformandosi in un vero e proprio miracolo sportivo grazie all’intensità e all’orgoglio degli Ulstermen, stoici nel resistere e anche nel contrattaccare i Saracens. 76 minuti, però, erano troppi anche per la forza di volontà e la determinazione nord-irlandese.
Steffon Armitage (Tolone): una delle sfide più attese, oltre a Wilkinson-O’Driscoll, era quella dei n°8, dominata dall’inglese contro Jamie Heaslip. Il terza linea è praticamente perfetto e fa la voce grossa in particolare nel breakdown, dove forza spesso e volentieri i turn over. Ma non solo, perché il minore dei fratelli Armitage è ovunque in ogni frangente del gioco e crea costantemente grattacapi ai malcapitati dublinesi. Palma di Man of the Match mai così meritata.
FLOP
Louis Picamoles (Tolosa): nelle poche occasioni in cui viene chiamato il causa, il potente n°8 transalpino non trova mai alcuno sbocco offensivo, vuoi per una rete difensiva di Munster senza sbavature, vuoi per una scarsa incisività riscontrata anche nel recente Sei Nazioni. Perde nettamente il duello contro Coughlan. Non si eleva nella mediocrità generale, come gli accade spesso, ma si adegua al resto della squadra.
Confusione Clermont: non entrano subito in partita, poi carburano ed alzano il ritmo come solo loro sanno fare, tanto da portarsi sul 16-0 dopo mezzora. Come accaduto anche in passato, però, Les Januards si guardano fin troppo allo specchio e poco alle spalle, concedendo metri e punti al Leicester quasi senza curarsene troppo. E quando si accorgono di essere sotto tiro, provano maldestramente a chiudere tutte le porte. Servirebbe più testa.
Owen Farrell (Saracens): probabilmente si siede sugli allori dopo l’espulsione di Payne (come molti altri suoi compagni), ma nemmeno l’impeto di Ulster riesce a toccare i nervi giusti per scuotere la promessa inglese, estremamente lontana dai suoi standard. In particolare, sorprende il pessimo 1/4 dalla piazzola e un fondamentale calcio di punizione gettato alle ortiche da posizione favorevole. Non basta il cross-kick per Ashton per salvare un match insufficiente anche dal punto di vista della leadership.
La terza linea di Leinster: in genere, una delle protagoniste di ogni match di Leinster per aggressività e cattiveria agonistica. Al Félix Mayol, però, la musica cambia radicalmente e Ruddock, Jennings e Heaslip perdono il confronto con i dirimpettai in maglia rossa, non propriamente gli ultimi arrivati (Juan Smith, Fernandez Lobbe e il sopraccitato Armitage) quanto ad intensità e work rate. Non sono bastati gli sforzi profusi dai dublinesi, la battaglia soprattutto sui punti d’incontro è stata appannaggio dei campioni d’Europa.
Clicca qui per mettere “Mi piace” alla nostra pagina Facebook
Clicca qui per iscriverti al nostro gruppo
Clicca qui per seguirci su Twitter
daniele.pansardi@olimpiazzurra.com
Foto: s4c.co.uk